01/11/2016

Obiezione di coscienza all’eutanasia: in Svizzera non si può

La libertà religiosa e l’obiezione di coscienza non hanno certo spazio laddove impera il “diritto” di morire.

In Svizzera, dove il numero di morti per eutanasia è in costante aumento, una casa di cura cristiana nel cantone di Neuchatel appartenente all’Esercito della Salvezza rischia di perdere il suo status di ente di beneficenza, se continua a rifiutarsi di far ammazzare gli anziani e i malati tra le sue mura.

La casa di cura è stata condannata da un tribunale (la notizia è su LifeNews): la stessa cosa è accaduta ad altri enti di beneficenza in Europa (abbiamo parlato del caso belga, a Diest). Ma le leggi che consentono l’eutanasia tendono ovunque a limitare o a abolire il diritto all’obiezione di coscienza dei medici. Quindi è ovvio che non riconoscano neanche il diritto degli enti e delle cliniche a non uccidere (sarà bene rileggere quanto scrivevamo qui).

Speriamo che la casa di cura rimanga fedele alla sua vocazione cristiana. Solo perché qualcosa è legale, non vuol dire che sia giusto: le leggi schiaviste o le leggi razziali ce lo insegnano. Ma chi difende il diritto all’obiezione di coscienza deve essere disposto alla testimonianza estrema, fino alle ultime conseguenze: questo è il significato tecnico del “martirio” (in greco mártys-yros vuol dire “testimone”).

Per i medici e gli operatori sanitari c’è chi dice che se non vogliono prestarsi ad uccidere (aborto, fecondazione artificiale, contraccezione d’emergenza o eutanasia), chi solleva obiezione di coscienza, cambi mestiere (o non si iscriva a medicina). È come chiedere a un conducente d’autobus di essere disposto a investire i pedoni: se non se la sente, ritiri la domanda d’assunzione.

Sia che si tratti di eutanasia, sia che si tratti di aborto, sia che si tratti di riconoscere come normali unioni e pratiche contro natura (gli orfanotrofi cristiani non danno più i bambini in adozione, perché non possono rifiutarsi di darli anche a coppie gay), quando la legge viola la libertà di fare il bene e non fare il male siamo di fronte a un regime sostanzialmente totalitario, una democrazia solo a parole, solo in senso formale. Piuttosto è l’oligarchia regnante al Parlamento che fa e disfa i diritti dei cittadini a suo piacere: se passa la riforma Renzi-Boschi, sarà un’oligarchia ancora più ristretta.

E purtroppo si tratta di un’oligarchia portatrice della cultura della morte che  calpesta e annichilisce tutti i diritti fondamentali dell’uomo, compreso il diritto all’obiezione di coscienza, dal momento che calpesta il diritto alla vita, il primo e fondamentale di tutti i diritti.

Francesca Romana Poleggi


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