02/03/2017

Obiezione di coscienza: diritto negato anche in Veneto

Anche l’AUSL di Rovigo ha violato il fondamentale diritto umano all’obiezione di coscienza come il San Camillo di Roma.

In Veneto un bando di concorso è stato riservato a biologi che non hanno sollevato obiezione di coscienza alla fecondazione artificiale, che comporta l’uccisione e il congelamento di bambini assemblati in provetta,  così come al San Camillo  un concorso è stato riservato a ginecologi disposti a uccidere bambini con l’aborto

Il comunicato stampa dell’AIGOC intitolato “Demagogia, ricerca di consensi elettorali o persistente voluta non conoscenza dei fatti?” ci spiega la questione.

«Le dichiarazioni del Governatore del Veneto per giustificare e sostenere la violazione del diritto fondamentale all’obiezione di coscienza nel bando di concorso indetto dall’AUSL di Rovigo per il conferimento a tempo indeterminato di 2 posti di biologi per il servizio di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale di Trecenta ci offrono l’occasione per fare una riflessione sia sull’obiezione di coscienza che sulla fecondazione extracorporea.

Come già affermato in occasione della vicenda del San Camillo di Roma, sia il bando di concorso riservato ai non obiettori che la clausola in cui si specifica che l’eventuale obiezione di coscienza è giusta causa di recesso dell’Azienda, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile, discriminano i cittadini in base ai loro convincimenti personali e violano palesemente la libertà del dipendente di fare obiezione di coscienza, prevista anche dall’art. 16 della legge 40/2004, quando il peso del lavoro svolto diventa psicologicamente insopportabile a causa del constatato altissimo numero di embrioni sacrificati per far nascere alcuni bambini e per il notevole stress psicofisico cui vengono sottoposte le donne che ricorrono alla fecondazione extracorporea. In uno Stato veramente democratico ciò è inconcepibile così come è assurdo che per soddisfare i desideri di alcune persone vengano sacrificati migliaia di vite umane innocenti.

Zaia afferma “Siamo per la vita. Questa Regione ha fatto da tempo la scelta di agevolare la procreazione assistita e su questa strada non si torna indietro, al punto che la garantiamo anche alle cinquantenni …”. Già nel nostro Comunicato stampa del 21 giugno 2011 abbiamo spiegato il perché non condividiamo questa scelta, oggi continuando Zaia ad affermare che “è per la vita” lo invitiamo a riflettere sui dati offerti dal Ministro della Salute nell’ultima relazione al Parlamento (30 giugno 2016) sull’applicazione della legge 40/2004, richiamando l’attenzione sui dati relativi al Veneto. Nella tabella in allegato sono riportati tutti i dati necessari ad una serena riflessione su quello che accade utilizzando la fecondazione extracorporea per avere un figlio ad ogni costo.

Se l’attenzione viene posta solo sui bambini che riescono a sopravvivere, la fivet può essere scambiata per un servizio alla vita, ma se si tiene conto dell’altissimo costo in vite umane innocenti pagato per ottenere un bambino in braccio ci si rende conto che la procreazione artificiale è in assoluto la prima causa di morte in Italia e nel Veneto!

Su 4.973 embrioni trasferiti in utero nel 2014 solo 487 (9,87%, cioè meno di 1 bambino su 10 embrioni trasferiti in utero) sono nati vivi, mentre 4.486 (il 90,21%) sono stati esposti a morte certa per soddisfare il desiderio di avere un figlio in braccio del 13,89% delle coppie trattate; 1.489 embrioni sono stati crioconservati, cioè destinati ad una morte differita nel tempo, e altre migliaia di embrioni sono stati scartati precocemente per un totale di 7.930 embrioni (il 93,86% di tutti gli embrioni prodotti e scongelati) nel solo anno 2014, anno in cui nel Veneto ci sono stati 5.472 aborti volontari.

L’obiezione di coscienza per la legge 40/2004 è molto meno diffusa di quella per la legge 194/1978 per diversi motivi pratici tra cui il fatto che minore è il numero dei medici e del personale che può essere coinvolto nelle procedure della fecondazione extracorporea e che molti – come il governatore Zaia – ignorano l’altissimo suo costo in vite umane. Quando viene presentata da operatori che già lavorano in questi servizi è motivata proprio dal fatto che lo stare al contatto con queste terribili realtà di morte, il constatare come la vita umana al suo sorgere viene trattata come un oggetto – come materiale biologico – che viene manipolato, selezionato e scartato se non perfetto, il constatare che nella fecondazione eterologa viene negato ad alcune di queste nuove vite umane anche la possibilità di conoscere i suoi veri genitori genetici, lo stare al contatto quotidianamente con la sofferenza di tante donne e coppie che si sentono stimolate e trattate come fattrici diventa un peso insopportabile, che spinge i medici ed i biologi più sensibili a dire no a questa disumana e disumanizzante fabbrica di vite umane e ad avvalersi dell’obiezione di coscienza.
A questi professionisti, che hanno sperimentato sulla loro pelle che cosa significa produrre bambini in provetta, il Governatore Zaia vuole togliere la libertà di seguire il dettame della propria coscienza?

Il Governatore Zaia dopo aver preso coscienza dei frutti acerbi delle sue scelte ritiene ancora eticamente corretto sperperare il denaro pubblico per sottoporre ad inutili e costosi trattamenti donne in età avanzata, considerato che nel 2014 in Veneto il 43,36% dei cicli delle donne sottoposte a trattamento sono stati sospesi prima del trasferimento in utero degli embrioni (539 prima del prelievo e 969 dopo il prelievo ovocitario)?

La presenza di tanti piccoli centri pubblici sul territorio non produce eccellenza ma sperpero del denaro pubblico e risultati meno soddisfacenti in efficacia, in cambio però porta più consensi elettorali!»

AIGOC
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LA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA IN ITALIA NEGLI ANNI 2007-2014

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