08/02/2014

Onu: la propaganda di oggi assomiglia a quella nazista e comunista

Il recente documento dell’Onu contro la Chiesa non nasce  dalla volontà di lottare contro la pedofilia. Se fosse così non prevederebbe un solo obiettivo (la Chiesa cattolica) e non contemplerebbe l’invito alla Chiesa stessa a recedere dalla difesa dei bambini (vedi riferimenti ai cambiamenti che la Chiesa dovrebbe imporre a se stessa, dichiarando la propria ammirazione per aborto e adozioni gay). La Chiesa non è dunque bersaglio a causa dei peccati orribili di alcuni suoi componenti – peccati sovrastimati, da una parte (Onu e propaganda anticlericale varia), e certamente non sufficientemente combattuti, negli anni passati, dall’altra (vedi alcuni compenenti delle gerarchie poco attenti e troppo poco duri nel punire i colpevoli)- ma a causa della sua difesa della vita innocente sin dal concepimento e della famiglia.

Per questi motivi è assai facile rintracciare nel documento onusiano una avversione ideologica che assomiglia assai a quella dei regimi comunisti e nazisti del passato.Un  attacco che forse riparte ora che è abbastanza chiaro che papa Francesco non è affatto deciso a seguire i suggerimenti di Scalfari e compagnia.

L’attuale dibattito sulla pedofilia nella Chiesa è impostato sulla menzogna sistematica, mediante una campagna mediatica che sovradimensiona ed amplifica il fenomeno, oltremisura (del resto piace alla stampa poter offrire ai lettori materiale pruriginoso, tanto più se alle molestie su bambini, che già “tirano” di per sé, si aggiunge il sospetto che siano state compiute da genitori o religiosi); inoltre è a senso unico, ed occulta volutamente il contesto generale, che vede un aumento della pedofilia in tutti i settori della società (laico, religioso, sportivo, familiare ecc); dimentica che molti episodi criminali vanno inseriti in una cultura del sesso precoce e “libero” che ha investito tutto l’Occidente secolarizzato e sempre meno cristiano, a partire dagli anni Sessanta in cui non pochi “intellettuali” rivendicarono come nuovo diritto, contro i tabù del passato, anche la “libertà sessuale” dei bambini!

Ricordiamo Daniel Cohn Bendit, leader del ‘68 francese, oggi capogruppo dei Verdi all’Europarlamento, che firmò un manifesto in difesa della pedofilia, su Liberation, insieme ad altri intellettuali francesi; ricordiamo Gerd Koenen, il quale scriveva: “Negli asili infantili più radicali le attività sessuali divennero parte integrante dei giochi”. In quegli stessi anni Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang, futuro ministro francese, tutti nomi altisonanti di quel progressismo che oggi vuole crocifiggere il papa, firmarono una petizione in cui si reclamava la legalizzazione dei rapporti sessuali coi minori. Qualcuno di loro vantò pubblicamente di averli praticati! In quello stesso anno 1968, così mitico per i nemici della morale naturale difesa dalla Chiesa, Shulamith Firestone, una delle ideologhe del movimento femminista, ancor oggi in voga, teorica dell’aborto e della distruzione della famiglia naturale, nel suo “La dialettica dei sessi”, teorizzava una “perversità polimorfa”, la liceità dell’incesto, cioè dei rapporti sessuali tra genitori e figli, e la “liberazione sessuale dei bambini”, cioè la pedofilia come diritto!

Di tutto questo in troppi oggi fanno finta di dimenticarsi, eppure è questa la cultura che ha sdoganato l’orrendo vizio della pedofilia, in nome del relativismo morale, del “vietato vietare” e di tutte le altre porcherie che vanno sotto il nome di “amore libero”!

Così come tutti fanno finta di ignorare che questa “cultura” libertina è ancora viva, e spesso difesa e coccolata. Pensiamo a quanto scriveva recentemente una femminista famosa come Dacia Maraini, sul primo quotidiano italiano, il Corriere, per attaccare il papa e la sua difesa della “famiglia naturale”, composta da un uomo, una donna ed eventuali figli. La famiglia naturale non esiste, scriveva Maraini, essa è, in realtà, una costruzione “artificiale”: “Cosa c’è di naturale nell’educazione? Nei libri? Nelle scuole? Nella scienza? E perfino nella monogamia? L’uomo per natura è poligamo, come lo sono la maggioranza degli animali. Anche le donne per natura sono probabilmente molto più poliandriche di quanto si pensi…”. Anche l’incesto, e cioè la pedofilia, argomentava ancora la Maraini, non è contro la natura umana, innaturale, bensì qualcosa che è stato vietato in un determinato tempo e per precisi fini (Corriere della sera, 27/3/2007). Non è questa l’anticamera della negazione della validità universale di ogni valore?

Eppure nessuno ha detto nulla, alla Maraini, e alle sue invettive contro Benedetto XVI!

Pensiamo a quanto scriveva il quotidiano comunista italiano Liberazione, in un inserto uscito in occasione del gay pride del 2007: occorre che gli eterosessuali, “repressi ed infelici”, smettano di rovinare la naturale disposizione del bambino all’omosessualità e alla perversione polimorfa, spingendolo e obbligandolo a “identificarsi con un modello mono-sessuale mutilato”. Qualcuno si è levato a protestare? Eppure simili dichiarazioni nascondono una evidente cultura nichilista e filo-pedofila! Infatti lo stesso giorno il medesimo quotidiano riportava un lungo articolo di Mario Mieli, teorico appunto, tra le altre cose, della pedofilia.

Pensiamo all’educazione sessuale nelle scuole, in cui spesso si fa passare di tutto, senza che nessuno dica nulla, come nel caso di quella scuola romana in cui è stato spiegato ai ragazzi “cosa avviene quando la coppia è atipica ed entrano in gioco gli animali” (Corriere della sera, 22/1/2010). Pensiamo all’esaltazione dei rapporti precoci fatta da un personaggio come Aldo Busi, invitato di continuo in televisione, dove si esercita ad insultare il papa e la morale cristiana. Scrive Busi: “Vorrei di nuovo sintetizzare il mio pensiero in tema di pedofilia… è ora di finirla di mischiare bambini veri e propri con gente di quindici, sedici, e spesso anche quattordici anni…quanto al mio concetto di adulto è del tutto rispondente alla mia generazione post bellica: io ero adulto a 13 anni”, a quell’età “il mio vero problema sessuale non era che ero molestato dagli adulti, cui appartenevo per necessità di sopravvivenza…ma perché toccava sempre a me molestarli per primo per scoparci insieme” (Manuale per un perfetto papà, Mondadori, 2001, p.126-130); o alla difesa della pedofilia da parte dei radicali come gusto sessuale alternativo, qualora non sfoci in atti criminosi.

A tal riguardo si può citare anche una dichiarazione ambigua ed emblematica di Nichi Vendola: “Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere rapporti tra loro o con gli adulti, tema ancora più scabroso, e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione” (Il Giornale, 10/6/2000).

Altri depistaggi: l’ex presidente dell’Arcigay, Franco Grillini, per esempio, analogamente a quanto fanno i radicali, strumentalizza singoli episodi di pedofilia, per trarne conclusioni logicamente inaccettabili. Da anni, per sostenere l’ideologia gay, va ripetendo, da un lato che la gran parte dei casi di pedofilia avviene nella “famiglia tradizionale”, e che esisterebbe quindi un nesso inestricabile tra di essi e la perversa “ideologia romano cattolica” della famiglia!

Dall’altro lato, quando gli serve per attaccare da un’altra prospettiva la Chiesa, sostiene l’esistenza di una profonda connessione tra pedofilia e sacerdozio cattolico, a causa del celibato ecclesiastico, fingendo non vi sia contraddizione tra le due affermazioni. “La pedofilia in questo paese… è quella familiare e del clero cattolico”, ha dichiarato tranchant Grillini, dimenticando che se gli atti di pedofilia accadono soprattutto in famiglia – non per questo, come forse vorrebbe lui, da “rottamare” e da sostituire con il matrimonio gay – significa che non sono per nulla conseguenti al celibato! Anche perché la pedofilia interessa i pastori protestanti, sposati, assai più dei preti cattolici, celibi, mentre la quasi totalità dei casi di pedofilia ecclesiastica riguarda rapporti omosessuali.

A Grillini, e a quelli come lui che strumentalizzano fatti di cronaca per trarne accuse generiche e ridicole, rammento il pensiero dell’ideologo gay e radicale Mario Mieli: “Altra grande rottura di senso è il riconoscimento della sessualità indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irreggimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros. Discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe…” (Liberazione, 11/3/2008).

Detto tutto questo, vista la falsità e la strumentalità a senso unico del dibattito in corso, può essere significativo confrontarlo con la campagna anti-Chiesa durante il regime nazista.

Tra il 1934 e il 1937 – scrive George Mosse, in Sessualità e nazionalismo (Laterza, 1996) – la Germania celebrò processi pubblici contro sacerdoti e monaci accusati di reati contro il pudore, benché alla fine solo 64 dei 25.000 ecclesiastici tedeschi inquisiti poterono essere dichiarati colpevoli, sia pure da tribunali prevenuti”. I gerarchi nazisti, noti per la loro dissolutezza, cercarono dunque di infangare la Chiesa per chiuderne le scuole, gli orfanatrofi e i giornali, e per stroncarne l’opposizione al regime. “L’enfasi data a un piccolo numero di crimini sessuali – scrive lo storico di Oxford M. Burleigh in In Nome di Dio (Rizzoli, 2007) – commessi nei pensionati cattolici o nelle case religiose, consentì ai nazisti di sostenere che la Chiesa cattolica era in balia dei demoni del sesso… La deliberata inflazione delle statistiche era uno dei sistemi preferiti dai nazisti per soffiare sul fuoco dell’isteria…”. Si arrivò al punto che il ministro Goebbels, il 28 maggio 1937, riferendosi proprio ai processi a religiosi, ebbe a dire: “Oggi parlo come il padre di una famiglia con quattro figli: la ricchezza più preziosa che possiedo. Parlo come un padre che può comprendere perfettamente come dei genitori possano sentirsi colpiti nel loro amore per il corpo e l’anima dei propri figli, e che cosa possano provare quei genitori che vedono il più prezioso dei loro tesori dato in pasto alla bestialità dei profanatori della gioventù. Parlo a nome di milioni (sic) di padri tedeschi”. Otto anni più tardi Goebbels avrebbe avvelenato tutti i suoi figli.

La storia dei falsi scandali sessuali contro la Chiesa in Germania è stata raccontata anche “in un libro molto dettagliato e illuminante, uscito nel 1971. Il libro si intitola I processi dal 1936 al 1937 per reati contro la morale pubblica a membri di confraternite e preti, e lo ha scritto lo storico Hans Günter Hockerts, docente a Monaco. L’autore racconta come il nazismo usò gli scandali avvenuti nella congregazione di Waldbreitbach per fare la guerra ai preti cattolici, i quali avevano assunto un atteggiamento apertamente critico verso il regime. Goebbels aveva ordinato che tutti i giornali del Reich (circa quattordici milioni di copie al giorno) riferissero minuziosamente di ogni singolo processo. Titolazione, sommario, attacco e taglio dell’articolo venivano discussi quotidianamente nella conferenza stampa e poi trasmessi alle redazioni. Braccio destro del ministro in questa operazione era il capo del suo ufficio, Alfred-Ingemar Berndt, incaricato di formulare tutti i giorni nuove frasi di scherno e di diffamazione. Slogan del tipo: “Le sacrestie si sono trasformate in bordelli”, “I conventi sono diventati covi di omosessuali” diventavano titoli a effetto. Il grande raduno ordinato da Goebbels, e tenutosi il 28 maggio del 1937 alla Deutschlandhalle di Berlino, doveva servire a rafforzare la campagna di denigrazione contro il clero cattolico. Vi parteciparono ventimila persone, e non mancavano le SA, le squadre d’assalto hitleriane. Goebbels esordì dicendo che “il governo del Reich avrebbe volentieri evitato di spendere parole su questi fatti, ma l’impertinenza dei cattolici non ci permette di tacere” (Andrea Affaticati, Il Foglio, 16/3/2010).

Ma non c’è solo la Germania nazista: anche nella Cecoslovacchia comunista e polacca le scuole cattoliche furono chiuse con l’accusa generalizzata di pedofilia e di altre nefandezze nei confronti dei preti. Nella Cina del dittatore Mao, sterminatore di decine e decine di milioni di suoi compatrioti, come raccontano Harry Wu, nel suoIl controrivoluzionario, Jung Chang e Tiziano Terzani, su Repubblica del 20/6/1984, preti e suore furono accusati di abusare dei bambini, e persino di ucciderli, sistematicamente. Scrive la Chang nel suo Cigni Selvatici(Longanesi, 1993): “La prima volta che sentii parlare di uno stupro fu quando lessi un romanzo in cui a compierlo era un sacerdote straniero, e i preti passavano sempre per spie imperialiste e malvagi che rapivano i bambini dagli orfanatrofi per sottoporli ad esperimenti medici”.

Del resto era stato Karl Marx a lanciare ai suoi seguaci futuri la palla. Nel 1874 a Londra, ad un congresso di lavoratori di lingua tedesca aveva infatti tentato di rivalutare le antiche calunnie rivolte dai romani ai primi martiri cristiani, accusati di praticare il cannibalismo, di uccidere bambini e di partecipare ad orge immonde. “Daumer dimostra – esordì Marx riferendosi ad un autore che avrebbe ritrattato le sue affermazioni per divenire cristiano – che i cristiani massacrarono veramente esseri umani, mangiarono e bevvero carne e sangue umano durante la Comunione. Questo spiega perché i romani, che tolleravano tutte le sette religiose, perseguitarono i cristiani”. “Una simile scoperta – continuò Marx, sicuro del trionfo a breve termine del comunismo – “ci dà la certezza che la vecchia società sta finendo e che la struttura dell’inganno e del pregiudizio sta crollando” (Citato in Norman Cohn, “I demoni dentro”, Unicopli, Milano, 1994, p.31). (questi tre articoli, qui in parte modificati ed ampliati, sono usciti sul quotidiano Il Foglio, http://www.ilfoglio.it/, nel mese di marzo 2010).

Francesco Agnoli

Fonte: Libertà e Persona

 

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