18/04/2019

Parla l’autore del libro Pornolescenza: «Dopo la mia esperienza ho scritto un manuale per genitori»

La dipendenza da pornografia sta diventando sempre più una piaga sociale, quasi quanto la dipendenza da droga, alcool e gioco d’azzardo. Sono molti gli adolescenti che tramite internet entrano in contatto con chat e siti pornografici assumendo nei confronti del sesso una vera e propria condizione di schiavitù, isolandosi dal mondo e vivendo la sessualità in maniera distorta e negativa. Come uscirne? Lo spiega lo scrittore Antonio Morra, autore del libro Pornolescenza, presentato oggi a Roma alla presenza di illustri personalità fra cui: il senatore Simone Pillon vicepresidente della Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza del Senato, Antonio Affinita direttore generale del Moige, lo psicoterapeuta Emiliano Lambiase, il procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli Nord, Domenico Airoma, Jacopo Coghe vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, Filippo Savarese direttore di CitizenGo Italia e il giornalista Alessandro Iovino che ha moderato i lavori. Morra parte dalla sua esperienza di ex adolescente dipendente da pornografia per spiegare quanto è pericoloso diventare schiavi del porno, e soprattutto come si può guarire.

Perché ha deciso di scrivere questo libro?

«Pornolescenza è il mio secondo libro dedicato a questa materia. Nel primo ho raccontato la mia esperienza di porno dipendente per dieci anni. Ogni volta che organizzavo conferenze con la partecipazione di giovani adolescenti vedevo tanti genitori interessati ad accompagnare i loro figli per ascoltare e approfondire la tematica. Molti di loro poi mi chiedevano cosa avrebbero dovuto fare nel caso in cui avessero scoperto una dipendenza dei propri figli dalla pornografia. Tutte queste domande, che mi venivano poste spontaneamente nel corso di questi incontri, le ho raccolte tutte e sono andate così a costituire il secondo libro. Pornolescenza vuole essere un manuale per genitori ed educatori per spiegare loro come proteggere gli adolescenti dai pericoli di internet, in particolare dalla pornografia, dal cyberbullismo e dal sexting».

Quali sono i rischi più diffusi in caso di porno dipendenza?

«In genere si inizia curiosando in rete, magari seguendo qualche amico o dopo aver visto una pubblicità. Da qui, anche in pochissimo tempo, può svilupparsi una pericolosa abitudine che viene abbinata alla masturbazione. Questa viene chiamata abitudine, mentre la dipendenza vera e propria arriva quando in età più matura non si può fare a meno di stare senza pornografia per meno di ventiquattro ore. Ci si isola completamente dal mondo circostante, si socializza unicamente con il computer e con internet, si vanno a visitare siti pornografici, chat sessuali, sostituendo le relazioni virtuali a quelle reali. In molti casi si diventa anche ipersessualizzati, in pratica si viene assuefatti dal porno al punto tale da cercare anche le cose più estreme. Ci sono ragazzi che mi scrivono dicendo di essere arrivati anche a visionare cose molto violente, come incesti, stupri ecc. Non perché a loro piaccia vedere o fare certe cose, ma semplicemente perché la normalità non appaga più e quindi il cervello richiede la ricerca di immagini sempre più estreme. Proprio come la droga, più se ne fa uso e più si sente il bisogno di andare oltre, provare sostanze diverse e più potenti, nel momento in cui quelle cosiddette ‘tradizionali’ non danno più le emozioni desiderate».

Come se ne può uscire? Quali i metodi più efficaci?

«I giovani non devono essere lasciati soli, e questo è quello che ripeto sempre a genitori ed educatori. È necessario innanzitutto una forte opera di informazione e sensibilizzazione rivolta a evidenziare i pericoli della pornografia, perché il silenzio su questo grave problema per molti anni ha portato i ragazzi a combattere da soli. Bisogna cercare aiuto nei genitori, negli amici, nelle persone di cui si ha piena fiducia: un medico, un consulente, un insegnante, e per chi come me ha fede, anche nella Chiesa affidandosi ai sacerdoti, oltre che a Dio e alla preghiera. Serve soprattutto intervenire con una terapia del rimpiazzo».

Che significa?

«Per molti purtroppo la pornografia ha la stessa valenza di un farmaco che va a riempire un vuoto determinato da noia, solitudine, stress ecc. È quindi necessario rimpiazzare questo pseudo farmaco con altri farmaci positivi, come ad esempio lo sport, l’arte, la musica, un percorso di fede, lo studio, le buone amicizie, tutto ciò che può stimolare il cervello senza creare dipendenza. Molti adolescenti che riescono a vincere la dipendenza ce la fanno perché aprono orizzonti nuovi, rimpiazzando i loro vuoti esistenziali. Non è un percorso semplice, dipende anche dalla durata della dipendenza. Ci sono dei solchi mentali, dei percorsi neurali che devono essere chiusi per poterne aprire di nuovi. A volte il percorso è lungo, ci vogliono mesi per riprogrammare completamente il proprio cervello».

Quanto la dipendenza da pornografia può essere collegata alla pedopornografia?

«Il legame è strettissimo. La pornografia è ovviamente un pericolo anche per i bambini. Pochi sanno che fra la pornografia e la pedopornografia esiste un ponte che si chiama pseudo child pornography. Nel 2012 la Corte suprema americana ha abolito una legge che puniva con il carcere la diffusione di video pornografici che avevano per protagonisti gli adolescenti, anche se gli attori che li interpretavano in realtà erano maggiorenni. Quando la legge è stata cancellata ed è stato sancito che il reato si configura soltanto se si utilizzano minorenni, c’è stato un preoccupante proliferare di film e video porno con protagonisti pseudo adolescenti vogliosi di sesso. Purtroppo questi filmati sono fra le categorie più visitate nel campo della pornografia. La domanda da porsi è la seguente: in una persona adulta che guarda in maniera compulsiva questo tipo di video, ignorando che l’alunna quindicenne che fa sesso con il professore è in realtà un’attrice maggiorenne, come è possibile scongiurare l’insorgenza del desiderio di fare sesso con un’adolescente? Sono sempre di più gli esperti che stanno lanciando l’allarme, evidenziando come la pornografia in rete sia un pericoloso carburante per la pedopornografia e il turismo sessuale incentivando le persone a cercare la prostituzione, spesso anche minorile».

Marta Moriconi

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