14/06/2019

Pauroso aumento delle malattie veneree tra i giovanissimi

Le conseguenze disastrose della spinta a una sessualità precoce che deriva principalmente dai mass media ma, talvolta, anche da improbabili corsi di “educazione sessuale” che si svolgono nelle scuole, ultimamente, hanno assunto le dimensioni di un vero e proprio allarme: insieme al pauroso abbassamento dell’età media in cui i giovanissimi sperimentano le loro prime relazioni sessuali (si parla addirittura di ragazzini di 13-14 anni), si registra un’impennata di casi di soggetti con malattie veneree: parliamo, per avere solo un’idea, di un aumento pari al 400%  dei casi di sifilide.

Un allarme serio, lanciato durante il 24° Congresso mondiale di dermatologia (Wcd 2019) tenutosi a Milano lo scorso 10 giugno, da Aldo Morrone, dermatologo tropicalista, direttore scientifico dell’Istituto Irccs San Gallicano di Roma. Morrone ha sottolineato che «grande preoccupazione» suscita l’incredibile diffusione delle «infezioni sessualmente trasmissibili tra i giovanissimiGli adolescenti sempre di più fanno sesso precocemente, senza un’adeguata consapevolezza e conoscenza del proprio corpo: il 15% già tra i 13 e i 14 anni. L’incremento che si osserva tra questi ragazzi è dovuto anche alla promiscuità […]. E, purtroppo, molte ragazze sottovalutano il rischio che le infezioni sessualmente trasmesse possano determinare sterilità o diventare un fattore predisponente allo sviluppo di tumori», ha denunciato l’esperto.

Inoltre, sempre al Wcd 2019, Morrone ha fornito dati molto importanti: «Nel 2016 si è osservato un aumento del 70% circa dei casi di sifilide I-II rispetto al 2015, mentre i casi di infezione da Chlamydia trachomatis sono raddoppiati negli ultimi 7-8 anni. Le giovani donne tra i 15 e i 24 anni presentano la più alta prevalenza di infezione da Chlamydia trachomatis, mentre i condilomi ano-genitali rappresentano l’infezione sessualmente trasmessa (Ist) più segnalata, con un aumento del 300% negli ultimi 15 anni. Anche la percentuale di soggetti Hiv-positivi tra le persone con una Ist confermata e in atto è in continuo incremento negli ultimi 10 anni. Nel 2016 la prevalenza di Hiv tra le persone con una Ist è stata circa 75 volte più alta di quella stimata nella popolazione generale italiana»

Tutto ciò è causato da una molteplicità di fattori, ma sicuramente uno di questi è la diffusione di una cultura puramente edonistica, che avviene attraverso i mass media e anche discutibili “programmi educativi” scolastici, e che trasmette un’idea del sesso come un’esperienza banalmente accessibile, in cui c’è una vera e propria eclissi della dimensione amorosa o quantomeno relazionale, grazie anche alla pervasività della pornografia.

Ancora una volta, ci permettiamo di dire che la soluzione non può essere meramente “pratica”, come auspicano alcuni, riducendola al corretto uso dei contraccettivi che, anzi, rischiano di diffondere l’errata e superficiale convinzione che il sesso sia un’esperienza banale, da vivere indipendentemente da una reale presa di coscienza di quello che ci si sta apprestando a fare. Tutto questo non fa che aumentare la promiscuità delle relazioni tra i più giovani, come sottolineato anche da Morrone e dunque l’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili. Solo un accurato lavoro culturale che eviti di ridurre la sessualità a una banale ginnastica da camera o alla sua dimensione puramente genitale, può strappare i giovanissimi dalle conseguenze dolorose (anche a livello psicologico oltre che fisico) a cui la moda tanto diffusa del “bruciare le tappe” può portare.

Manuela Antonacci

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