30/12/2016

Pedofilia: un problema della Chiesa?

Alcuni uomini di Chiesa non sono purtroppo estranei al problema della pedofilia; lo lo hanno ammesso anche Papi come Papa Francesco e Benedetto XVI, e lo dimostrano tutta una serie di episodi verificatisi nel corso del tempo e talvolta non gestiti in modo esemplare.

L’entità del fenomeno è stata comunque ingigantita, soprattutto grazie ad una insistita campagna mediatica anticattolica.

Urge quindi, non già per sminuire la gravità della pedofilia all’interno della Chiesa, ma solo per evitare incaute generalizzazioni, tentare di inquadrare il fenomeno, che rimarrebbe orribile anche se vi fosse stato un solo caso.

Anche perché dei dati li abbiamo, ed anche molto attendibili. Stando per esempio agli Stati Uniti, dove lo scandalo della pedofilia nella Chiesa è esploso con particolare forza, le quasi 300 pagine di The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States 1950-2002 (Washington, D.C. 2004), imponente studio a cura del prestigioso John Jay College of Criminal Justice, ci dicono come, su un totale di 109.694, siano stati 4,392 – ossia il 4% del totale – i preti accusati di violenza e, di questi, quelli condannati siano stati meno di duecento (cioè meno dello 0,2% del totale).

A livello europeo i dati sulla pedofilia, sconfessando certo allarmismo, sono meno alti di quanto si potrebbe credere; la percentuale di preti accusati di abusi per esempio in Germania – ha ricordato Christian Pfeiffer, Direttore del Kriminologisches Forschungsinstitut Niedersachsensi aggira sullo 0,1% del totale, ed oggi, secondo il sociologo Massimo Introvigne, le parrocchie e scuole cattoliche risultano, per chi le frequenta, mediamente sedici volte più sicure rispetto al rischio di abusi delle altre istituzioni che ospitano minori.

Rammentando dette risultanze – lo ribadiamo a scanso d’equivoci – non si vuole negare l’esistenza della questione pedofilia all’interno della Chiesa, ma solo fare in modo che si consideri il fenomeno nelle sue reali dimensioni e che s’inizi magari a parlare di pedofili preti anziché di preti pedofili, espressione che quasi suggerisce un nesso causale fra l’appartenenza alla fede cattolica e il fatto di rendersi au- tori di abusi sessuali. Abusi che purtroppo alcuni preti hanno commesso, ma che – qui sta il paradosso – hanno commesso anche soggetti appartenenti a realtà che, in questi anni, non hanno perso occasione per processare la Chiesa cattolica.

Pensiamo all’Onu, la cui Commissione per i Diritti dell’infanzia nei mesi scorsi si è detta «profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi» dimenticando di quando, in Africa, più di 300 dipendenti Onu furono accusati di abusi sessuali con quei minori che dovevano proteggere e il tutto finì con poco più di venti licenziamenti, o di quando, nel 2006, uscì un rapporto secondo cui ad Haiti i casi di stupro su donne e bambine nei due anni precedenti sarebbero stati 32.000, e in almeno il 25% dei casi i responsabili erano membri della polizia locale e soldati Onu (The Lancet, 2006).

Oppure pensiamo alla Bbc, emittente in prima linea nel denunciare (spesso ingigantendoli) i crimini dei pedofili preti, ma al tempo stesso luogo di lavoro per molti anni di tale Jimmy Savile (1926-2011), uno oggi accusato di oltre 200 violenze sessuali – numero sufficiente a smontare l’ipotesi di un grosso equivoco – e che non si esclude possa aver goduto di coperture eccellenti, forse persino da parte di Scotland Yard.

Insomma, se si vuole affrontare il problema della pedofilia non occorre certo prendersela con la Chiesa che, anzi, rappresenta una delle poche realtà che, sia sotto il profilo giuridico che quello umano, più ha fatto e sta facendo per contrastarlo e per prestare reale aiuto alle vittime di abusi. Di tutti gli abusi.

Giuliano Guzzo

Fonte: Notizie ProVita, novembre 2014, p. 19.

 

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