30/12/2016

Persone con sindrome di Down: luci della città

Deve essere stata bellissima Chloe sul maxi schermo di Times Square!

In occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down è stato proiettato un filmato che aveva Chloe come protagonista: una ragazzina di undici anni che gioca a pallavolo e si impegna in quello che fa è sempre un inno alla vita, anche per la caotica New York, immobile per un istante, ammirata da tanto splendore.

Chloe è una bimba Down ed è apparsa in una delle piazze più famose del mondo anche grazie alla sua mamma. È stata lei, infatti, che, insieme alla Down Syndrome Society, nel mese di Ottobre dedicato a questa patologia, ha deciso di mettere in mostra il suo tesoro più bello e, soprattutto, ha avuto il coraggio di farla nascere.

Sembra assurdo, infatti, in una società civile ricordare che oltre il 90% dei bambini con trisomia 21 non nasca. Le indagini prenatali, un tempo considerate uno strumento per intervenire repentinamente su varie patologie, sono ormai sempre più usate per realizzare l’eugenetica.
Abbracciando la cultura dello scarto, non si lascia scampo a bambini con un’alterazione cromosomica come questa. I pregiudizi, la disinformazione ed anche lo scarso sostegno alle famiglie, sono fra le cause di questa eliminazione di massa, che vede ogni giorno un genocidio silenzioso portato avanti dalla cultura della morte. Viene a crearsi così una società senza speranza, che vuol decidere se una vita val la pena o meno di essere vissuta, assecondando il desiderio malsano del figlio perfetto ad ogni costo.

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Ci stiamo dirigendo a grandi passi verso la politica del Down free, che vede sterminare ogni anno almeno 38 mila bambini.
Già introdotta in Europa in vari paesi, la politica del Down free, sta superando i confini territoriali e temporali, realizzandosi con l’introduzione addirittura dell’eutanasia in paesi come il Belgio e l’Olanda, procurando così la “morte del diritto alla vita”.

Sempre seguendo questa propaganda mortifera siamo arrivati, addirittura, a censurare i video che incoraggiano le mamme a non abortire questi individui così straordinari. In contrapposizione a quello che è successo a New York, ricordiamo cosa è successo in Francia con il famoso spot pro vita «Cara futura mamma, non aver paura...». Il video ricorda il diritto alla felicità, soprattutto per le persone Down e per le loro mamme: diritto alla felicità che presuppone il diritto alla vita, ovviamente. La motivazione della censura è stata non ledere la sensibilità delle madri che hanno deciso di abortire. Allo stesso tempo, è stata però completamente ignorata la sensibilità dei ragazzi coinvolti nel video (e nella vita) e impedito di dare voce a delle esperienze bellissime.

Queste persone, esempi di bontà e di purezza, ci arricchiscono con la loro presenza: se questo modo di pensare non cesserà, saremo, quindi, destinati ad impoverirci umanamente sempre di più. Racconta la mamma di Chloe: «La mia bambina è stata una luce per me, un amore incondizionato che ci ha legate da subito, ancor prima della nascita. Chloe è stata una vera benedizione per me. È per questo che mi auguro che tutti gli esseri umani come lei possano avere l’opportunità di nascere ed illuminare il mondo con la loro vita. Perché, ag- giunge ancora, abbiamo davvero bisogno di uscire dal buio!».

A Times Square si è accesa un’altra luce: grazie Chloe!

Eleonora Rossi

Fonte: Notizie ProVitadicembre 2014, p. 21

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