16/03/2016

Pillola del giorno dopo (senza ricetta) = aborto clandestino

L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, ha dato il via libera alla vendita della pillola del giorno dopo (Norlevo) anche senza ricetta medica.

Già, nonostante le polemiche, la cosa era possibile per l’EllaOne, la pillola dei 5 giorni dopo. Ora i cultori della morte esultano che finalmente si è raggiunto un traguardo.

Le case farmaceutiche esultano: che si gonfiano i loro portafogli.

E la salute delle donne? E la soppressione della vita nascente?

Con un notevole imbarazzo leggiamo le dichiarazioni del direttore dell’Aifa, Luca Pani, del professor Annibale Volpi, della SIC (Società Italiana per la Contraccezione) e dell’esimio dott. Silvio Viale, noto abortista e radicale, del Sant’Anna di Torino, sul Corriere della Sera e su Consumatrici.it. Ci imbarazzano, infatti, le... imprecisioni... asserite da cotanti luminari della scienza.

Essi ribadiscono a cuor leggero che “il farmaco non dà grandi problemi” (ma “per tutelare le più giovani” resta necessaria, sotto i 18 anni, la prescrizione medica. Strano. Se non dà problemi, che bisogno di tutela hanno le più giovani?) e che non è abortivo, perché se l’embrione è annidato, non interrompe la gravidanza.

Finché si tratta di qualche ragazzina, o qualche persona semplice e poco istruita che ignora ciò che accade nei primi otto giorni subito dopo la fecondazione e prima dell’annidamento, non ci stupiamo.

Ma questi illustri medici e scienziati non possono ignorare che il DNA del nuovo essere umano concepito si forma appena lo spermatozoo si unisce all’ovulo. Non possono ignorare che subito quel “grumo di cellule” comincia a dialogare con la madre: le dice di non preoccuparsi e di non attivare le difese contro “corpi estranei” (infatti la metà del patrimonio genetico è del padre, perciò estraneo all’organismo materno), le dice di preparagli la strada tra i villi delle tube di Falloppio per arrivare fino all’utero, le dice di preparare la parete uterina all’annidamento...

Alla luce di tutto questo, è vero che la pillola Norlevo può non essere abortiva, se la fecondazione non c’è stata (e quindi se fa in tempo ad inibirla), o se l’embrione è già impiantato in utero.

Ma il suo effetto “antinidarorio” è un aborto.

Del resto se i lettori avranno la pazienza di rivedere la triste vicenda a proposito del bugiardino della Norlevo, dal quale l’effetto potenzialmente abortivo è stato cancellato per questioni giuridiche ed ideologiche e non certo in base a riscontri scientifici, che su questa materia si continui a mentire spudoratamente non dovrebbe sorprenderli più di tanto.

I luminari della scienza e della medicina che hanno parlato al Corsera hanno detto che la Norlevo non dà problemi. Nello stesso articolo si spiega che è come una normale pillola anticoncezionale con una potenza 30 volte maggiore.

E hanno il coraggio di dire che non dà problemi? Forse volevano dire che dei problemi che dà non bisogna parlare, perché è vietato parlare degli effetti collaterali delle pillole contraccettive in genere. Che ci sono e possono essere anche molto gravi. E se si riscontrano nelle pillole leggere (o normali) si riscontreranno anche in quelle 30 volte più potenti, o no? (E degli effetti collaterali perniciosi delle pillole anticoncezionali si sono accorte anche le donne, laiche e femministe).

Insomma: stessero attente le donne che prendono queste sostanze a cuor leggero. Le statistiche dicono che la maggior parte di esse, quando sa dell’effetto antinidatorio abortivo non le prende più. Ebbene: l’effetto abortivo può esserci – eccome. Ma non solo: questi veleni fanno male: da tutta questa propaganda ci guadagnano solo le case farmaceutiche.

Intanto il Movimento per la Vita, l’associazione Papa Giovanni XXIII, i farmacisti cattolici hanno dato vita a Pro-Farma per aiutare i farmacisti a difendersi dalle accuse o dalle intimidazioni: hanno diritto a fare obiezione di coscienza. Tempi  ci informa che il dottor Piero Uroda a Roma è stato denunciato dalle femministe perché si rifiutava di vedere la pillola. La Pro-Farma ha scongiurato almeno la condanna. Ma purtroppo le spinte dall’alto delle lobby abortiste e delle case farmaceutiche restano enormi.

Francesca Romana Poleggi

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