28/11/2014

Prof proietta documentario contro l’aborto: scoppia un putiferio

Un docente di religione ha osato mostrare ai suoi alunni che cos’è un aborto chirurgico.

Secondo La Repubblica, la Curia meneghina avrebbe avviato il procedimento per la sospensione del docente per “mancanza dei requisiti minimi” : la notizia, però non è confermata, anche se il giornale riporta una nota della Diocesi che avrebbe “avviato la procedura di revoca dell’idoneità all’insegnamento della religione cattolica del professore G.N. per il venire meno della necessaria “abilità pedagogica”, ai sensi del canone 804 comma 2 del Codice di diritto canonico.”

Il teatro di tutto è l’Istituto superiore Cardano di Milano e il professore di religione, dopo molte lezioni in cui l’ aborto è stato un tema particolarmente dibattuto, ha deciso di mostrare un documentario, “L’urlo silenzioso”, in cui si mostra un’ecografia praticata durante un aborto, in cui il bambino,  in primo piano, viene aspirato via dal grembo materno. A pezzi. 

 

La classe rimane ammutolita ed alcune ragazze sono così sconvolte da iniziare a piangere.

Parlare di aborto senza averne la minima cognizione è francamente facile e forse proprio per questo il professore ha voluto mostrare il significato profondo di questo atto.

In modo crudo? Forse. Ma mostrando ai suoi alunni la verità.

Le ragazze presenti, sedicenni, hanno un’età tale da avere la possibilità di concepire un bambino e, forse, subire la tentazione di porvi rimedio nel modo più apparentemente semplice. Semplice però sino a quando sei all’oscuro di ciò che accade in un’operazione che ti viene presentata come meno invasiva dell’estrazione di un dente, ma che invece uccide una vita e ne segna imprescindibilmente un’altra.

Inoltre, sempre secondo La Repubblica,  anche il Preside della scuola, Alfredo Petitto, avrebbe deciso di sospendere l’insegnante.

Ai ragazzi, evidentemente, possono propagandare di tutto, anche nei contesti scolastici con l’approvazione della classe docente, ma non la verità. Si può parlare di aborto -meglio se chiamato IVG, così, per non destare problemi di coscienza- come metodo risolutivo di un “problema” ma non azzardarsi a spiegare cosa di fatto significa. Alla faccia della responsabilità, alla faccia della consapevolezza, alla faccia del consenso. Alla faccia dei nostri figli.

Marika Poletti

Fonte: La Repubblica

 

 

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