07/06/2013

Renzo Puccetti: “La bioetica implica il concetto di responsabilità e di limite”

Sulla pillola del giorno dopo la posizione della Conferenza Episcopale tedesca ha provocato “un vero e proprio pasticcio”: occorre “registrare qualcosa nei meccanismi decisionali delle conferenze episcopali, che non possono comportarsi in materie tanto delicate come Chiese autocefale”. E la pillola del giorno dopo non può essere messa a carico del Servizio Sanitario Nazionale

Benedetto XVI lo ribadì in modo chiaro, ricevendo nel 2007 i partecipanti al congresso internazionale sulla legge morale naturale, promosso dalla Pontificia Università Lateranense: “Non tutto ciò che è scientificamente fattibile, è anche eticamente lecito”. Eppure, oggi il relativismo laicista vuol far credere proprio il contrario, attribuendo al termine “bioetica” una mera valenza “tecnica”, riducendolo ad una sorta di morale sganciata da qualsiasi valore. Una visione oltranzista, priva però di fondamenti concreti, anche da un punto di vista morale, filosofico e scientifico. A confermarlo, è il prof. Renzo Puccetti, 47 anni, specialista in Medicina Interna, con un Master proprio in Bioetica e Formazione, oltre ad un curriculum di tutto rispetto: referente per l’area bioetica della società medico-scientifica interdisciplinare “Promed Galileo”, è membro della “Research Unit” dell’”European Medical Association”.

“È storicamente documentato -ci spiega- come la bioetica nasca e si sviluppi in quanto scienza del limite su quello che l’uomo possa e non possa compiere nel suo relazionarsi con i viventi. L’inventore dell’espressione “bioetica” nel 1927, il teologo protestante Fritz Jahr, proponeva l’estensione dell’imperativo categorico kantiano a tutti gli esseri viventi e lo chiamò “imperativo bioetico”. Quando nel 1970 l’oncologo Van Raessler Potter recuperò il termine, espresse la necessità che l’uomo si ponga dei limiti rispetto alla straordinaria capacità manipolativa resa possibile dalla tecnica, parlando della bioetica come di una “scienza per la sopravvivenza” capace di gettare “un ponte sul futuro”. Purtroppo si nota come sui vari temi i rappresentanti delle correnti laiciste prendano sempre posizione a favore della liceità di qualsiasi intervento, dicano sì all’aborto, all’eutanasia, alla fecondazione artificiale, alla diagnostica eugenetica, alla clonazione; viene il sospetto che si facciano chiamare bioeticisti, pur considerandosi dei bioeticisti pentiti, la cui unica funzione sembra essere quella di ripetere “ottimo e abbondante” a qualsiasi brodaglia venga sottoposta loro dallo scienziato di turno. Ragionare in una cornice che concepisca l’essere umano dotato di dignità inalienabile ed incondizionata sulla base della sua stessa ontologia e non delle sue qualità è un buon antidoto contro i veleni portati ad una società decente. Se poi avvertiamo la natura creaturale dell’essere umano, la trascendenza da cui dipendiamo, allora la convinzione verso la responsabilità ed il limite risulterà enormemente facilitata”.

SU QUESTIONI BIOETICHE DEVE VALERE IL “ROMA LOCUTA”...

Pillola del giorno dopo: dopo il pronunciamento della Conferenza Episcopale Tedesca, favorevole in casi di stupro, la confusione è decisamente aumentata. Sia perché decisamente contraria si è dichiarata la Pontificia Accademia per la Vita, sia perché non pare possibile garantirne l’effetto contraccettivo, anziché abortivo. E’ così?
“Si è trattato di un vero e proprio pasticcio -dichiara, senza mezzi termini- La conferenza Episcopale Tedesca non si è limitata a riproporre in termini teoretici la dottrina della liceità dell’uso di un contraccettivo in caso di stupro, dottrina, è bene precisare, che a quanto conosco non deriva dal Magistero, ma dalla riflessione di alcuni teologici sulla base delle argomentazioni offerte dal Magistero sul significato dell’amore umano e l’illiceità morale della contraccezione negli atti coniugali. No, nella loro dichiarazione i presuli tedeschi hanno voluto fornire un vero e proprio codice di comportamento per le strutture sanitarie cattoliche, dicendo loro che possono prescrivere la pillola del giorno dopo in caso di stupro, purché questa non agisca da abortivo, cioè dopo la fecondazione. Il problema è che non c’è alcun modo per avere la garanzia che i preparati in commercio agiscano solo come contraccettivi e non anche ostacolando lo sviluppo vitale dell’embrione, cioè, nella prospettiva del concepito, come abortivi. Probabilmente sono stati mal consigliati dai consulenti scientifici di cui si sono dotati, ma questo episodio pone a mio avviso in evidenza la necessità di registrare qualcosa nei meccanismi decisionali delle conferenze episcopali, che non possono comportarsi in materie tanto delicate come Chiese autocefale. Esiste un organismo specificamente deputato come la Pontificia Accademia per la Vita che il beato Giovanni Paolo II ha istituito proprio per esaminare queste questioni e che già si era espresso in modo negativo nel 2000 e ancora poi per bocca del suo presidente, il cardinale Sgreccia: perché lo si è voluto ignorare?”.

LA CONTRACCEZIONE E’ UNA FALSA RISPOSTA

Lei è un convinto assertore di come, in generale, la contraccezione non riduca il numero degli aborti, anzi sia tale da deresponsabilizzare, inducendo un maggior rischio di gravidanze indesiderate. Perché?
“Rendere l’attività sessuale un gioco, un mero piacere, privarlo del suo peso esistenziale -spiega- è ciò che costituisce la promessa contraccettiva, come aveva ben intuito l’intellettuale marxista Max Horkheimer. Tale promessa di un sesso deresponsabilizzato per molti ha costituito un invito allettante, ma non di rado la promessa della tecnica fallisce ed ecco che quindi l’aborto diventa la soluzione di seconda linea. Questa dinamica è ben conosciuta come “compensazione del rischio”, è dimostrata in numerosi ambiti della salute pubblica, ma quando si va a toccare la sessualità si assiste a reazioni quasi isteriche, spaventate dal fatto che possa essere messo in discussione il dogma dell’autodeterminazione sessuale. Eppure i numeri sono lì e dimostrano in modo aconfessionale che la diffusione della contraccezione non porta, nel contesto della popolazione occidentale, ad alcuna riduzione degli aborti, né delle malattie sessualmente trasmesse”.
L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, ed il Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, Nicola Surico, si sono espressi a favore dell’inclusione della cosiddetta “pillola del giorno dopo” tra i farmaci a carico del Servizio Sanitario pubblico. Lei ha contestato tale scelta: perché?
“Tutta, dico tutta, la letteratura scientifica internazionale, comprese revisioni e metanalisi, ha dimostrato che la diffusione e la facilitazione dell’uso di questi preparati non ha alcun impatto sugli indicatori rilevanti, cioè le gravidanze indesiderate e gli aborti. Quindi o le società scientifiche veicolano messaggi scientificamente corretti oppure è opportuno che offrano una disclosure dei possibili ed eventuali conflitti d’interesse, in modo che i contenuti possano essere letti con la garanzia di assoluta trasparenza”.

IL VERO MEDICO E’ LEGATO ALLA DIFESA DELLA VITA

Reiterati sono stati nel mondo i tentativi condotti dalla galassia abortista, per affossare, anche con azioni intimidatorie, il diritto dei medici ad essere obiettori di coscienza. Ciò nonostante, l’80% dei medici è rimasto obiettore, l’86% negli Stati Uniti. Come spiega il fenomeno?
“Posso sbagliare, ma l’obiettore di coscienza, talora inconsapevolmente, assumendo quella posizione fa un’affermazione pubblica implicita e dice che lui non la pensa come l’altro, non agisce come l’altro, non è come l’altro -spiega il prof. Puccetti- Dice che quello che l’altro medico compie lui lo ritiene moralmente malvagio e lo fa perché il medico è inscindibilmente legato alla difesa della vita. Ora è paradossale che nella società pluralista, dove il relativismo etico è segno di maturità, l’unico a cui non sia permessa la coerenza col proprio sistema valoriale sia il medico o il sanitario obiettore. Qui si tocca con mano quella intolleranza del «tollerante ideologico» così ben delineata da monsignor Jean Lafitte. Si tratta di un gioco pericoloso, perché se si attua la persecuzione eliminando l’obiezione di coscienza, non rimangono che le strade della disobbedienza e della resistenza”. Sperando di non esser mai costretti ad arrivarci: sarebbero un segno chiaro del ritorno dei tempi delle catacombe.

di Mauro Faverzani

banner loscriptorium

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.