19/11/2018

Sentinelle in piedi perché “due uomini non fanno una madre”

In piazza a Como per dire No ai reiterati tentativi del sindaco di Roma Virginia Raggi di vietare la libertà di espressione a Pro Vita e Generazione Famiglia. È stata la risposta che il movimento de Le Sentinelle in Piedi ha messo in atto dopo che a Roma sono stati rimossi per volontà del sindaco i manifesti contro l’utero in affitto affissi proprio dalle due associazioni, con il bimbo nel carrello del supermercato trascinato da due uomini e la scritta: “Due uomini non fanno una madre”. Le Sentinelle in Piedi, com’è nel loro stile, hanno occupato la piazza in silenzio, restando in piedi, leggendo libri e mostrando i manifesti di Pro Vita fatti rimuovere dalla Raggi. Abbiamo raggiunto il coordinatore del movimento Michele Farina.

Come nasce l’iniziativa?

«Nasce perché per la seconda volta, a Roma, il sindaco Raggi fa togliere i manifesti di Pro Vita, sia quelli precedenti contro l’aborto che gli ultimi contro l’utero in affitto. È vero che quelle immagini erano molto forti e in grado di colpire certe sensibilità, tanto è vero che le mie figlie quando hanno visto i manifesti sono rimaste un po’ sorprese e mi hanno chiesto perché mostrassi quel bimbo nel carrello. Ma io non ho avuto problemi a rispondere loro che ritraevano la realtà dei fatti in modo efficace, per far capire quello che succede. Ciò premesso, abbiamo reagito all’iniziativa della Raggi perché le Sentinelle sono nate come reazione a una libertà di espressione che viene negata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso c’è stata quattro anni fa con il Decreto Scalfarotto, quando era sembrato chiaro a tutti il rischio di non poter più dire come la si pensa o di non poter più manifestare liberamente la propria fede. La nostra non nasce come una forma di protesta ma come una testimonianza di verità».

Come è andata?

«È andata molto bene. La cosa importante per noi non è essere tanti ma farci vedere, poter parlare e scambiarci idee. Lo spazio mediatico per persone che la pensano come noi non c’è, per questo mettiamo il nostro corpo in piazza e ci confrontiamo con le persone. La nostra è una testimonianza che colpisce, perché pacifica e inedita, e molti si fermano a osservarci. Quello è il momento propizio per distribuire volantini e spiegare le ragioni del nostro vegliare. Non eravamo in una piazza molto affollata, ma le forze dell’ordine scelgono i luoghi in cui manifestare sulla base di esigenze di ordine pubblico».

Avete avuto dei problemi? Delle provocazioni? Vi hanno insultati?

«No, non abbiamo avuto problemi. C’è stata però una provocazione. Due uomini si sono messi davanti a noi e si sono baciati dopo aver rifiutato i nostri volantini. Però si sono limitati a questo. Non abbiamo ricevuto insulti, né aggressioni».

Cosa vi sentite di dire al sindaco Raggi e agli altri che come lei si ostinano a censurare iniziative in difesa della vita?

«La veglia aveva una doppia finalità: non soltanto quella di denunciare quanto accaduto a Roma contro i manifesti di Pro Vita che abbiamo esposto in piazza e riproposto nel volantino. Ma come tutti sanno, da tempo diversi sindaci trascrivono gli atti di nascita di alcuni bambini, specificando che sono figli di “due padri” e di “due madri”. In Italia è vietato il ricorso all’utero in affitto ma trascrivendo questi atti, magari dopo che la coppia è ricorsa a detta pratica all’estero, si tenta di forzare la mano del legislatore su una cosa del tutto illecita. È necessario far sapere che non tutti sono disposti a normalizzarsi, laddove per normalizzazione si intende il dare per acquisito ciò che appare inumano e che oggi è figlio del pensiero unico e del politicamente corretto. Noi non ci normalizziamo facendoci vedere».

Americo Mascarucci

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