07/01/2014

“Siamo nati e non moriremo mai più” – Storia di Chiara Corbella Petrillo

Ai primi posti nelle classifiche di vendita dei libri religiosi del 2013 (seconda solo alle pubblicazioni di e su Papa Francesco), la biografia della giovane mamma romana Chiara Corbella Petrillo (1984-2012), Siamo nati e non moriremo mai più, di Simone Troisi e Cristiana Paccini (Edizioni Porziuncola, Assisi 2013, pp. 160, € 12), morta a soli 28 anni per aver rimandato le cure del tumore che aveva scoperto al quinto mese di gravidanza e non abortire così il suo bambino, è giunta in queste settimane alla settima ristampa, in soli sei mesi dalla pubblicazione.
La vicenda di Chiara Corbella, di suo marito Enrico Petrillo, con il quale si sposa il 21 settembre 2008, e del loro figlio Francesco, per la cui salvezza, appunto, la giovane “madre-coraggio” ha donato la sua vita, ha impressionato e sorpreso migliaia di persone in tutta Italia e si è diffusa rapidamente con incontri, conferenze, volantini e mezzi di comunicazione i più vari.
Durante la prima gravidanza di Chiara, le viene diagnosticata un’anencefalia alla figlia Maria. I due giovani sposi decidono di dare alla luce lo stesso la figlia, che nasce, viene battezzata e muore tra le braccia dei genitori: «la piccola è senza scatola cranica. Il medico di turno dice a Chiara che se avesse fatto prima un’ecografia avrebbero potuto fare ancora qualcosa, “per prevenire la malattia?”, “No, per abortire”. Per lei, che aveva appena visto sua figlia muoversi, è un colpo basso» (p. 36).
Anche durante la seconda gravidanza, al bimbo che Chiara porta nel grembo sono diagnosticate gravi malformazioni e non rimangono speranze di sopravvivenza. Ancora una volta, Chiara e Enrico hanno voluto dare alla luce il figlio Davide, farlo battezzare e abbracciare mentre andava in Cielo.
Alla terza gravidanza, tutto procede bene per il figlio Francesco, ma la diagnosi infausta questa volta riguarda lei, la madre. Dopo un primo intervento chirurgico, per non danneggiare il figlio, rimanda chemio e radioterapia  solo in seguito alla nascita del figlio. Ma è ormai troppo tardi. Chiara ha ormai metastasi ovunque, è malata terminale, ma ha un viso bello e folgorante perché, scrive il marito, «una persona muore come ha vissuto. Chiara è morta in maniera incredibile, sorridendo in faccia alla morte. Molto più che serena: felice» (p. 15).
E’ il 4 aprile 2012 quando Chiara ed Enrico conoscono l’esito della biopsia al fegato, e Chiara confessa all’amica Cristiana: «Sai, Cri, ho smesso di voler capire, altrimenti si impazzisce. E sto meglio. Ora sto in pace, ora prendo quello che viene […] per ogni giorno c’è la grazia. Giorno per giorno. Devo solo fare spazio».
Chiara muore il 13 giugno 2012, vestita da sposa, con in mano il rosario e un piccolo mazzo di lavanda. Al funerale, celebrato il 16 giugno nella parrocchia di Santa Francesca Romana all’Ardeatino (Roma), si precipita anche il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, impressionato per la vicenda della giovane. Anche lui ha voluto dare il suo personale saluto a colei che ha definito «una seconda Gianna Beretta Molla», già venerata come santa dalla Chiesa cattolica (canonizzata nel 2004 da papa Giovanni Paolo II) perché, incinta, con un tumore all’utero, anche lei preferì morire anziché accettare cure che arrecassero danno al figlio.
Siamo nati e non moriremo mai più, una frase inscindibilmente legata all’immagine di Chiara, che non ha mai pronunciato ma, scrivono gli Autori, «è perfetta per lei. L’ha fatto Enrico…L’ha ripetuta più volte… perché la sentiva come una buona notizia da dare a tutti» (p. 20), il libro descrive un’esistenza che non si è mai arresa di fronte alla morte fino a diventare un segno di speranza per tutti coloro che, per la famiglia e per la vita umana innocente, non smettono di lottare. Non a caso con la stessa frase del titolo si conclude il racconto che i due amici scrivono su richiesta di Chiara per spiegare al piccolo Francesco la storia della madre e dei fratelli.
Con le parole della Corbella ed i ricordi di chi l’ha conosciuta e ne ha condiviso la profonda esperienza umana e cristiana, da questa biografia viene fuori «una vicenda che stupisce e, allo stesso tempo, terrorizza, affascina», come testimonia nella Presentazione (pp. 7-8) padre Vito d’Amato, il francescano del convento di Assisi che è stato direttore spirituale di Chiara ed, oggi, lo è ancora di Enrico Petrillo.
Le pagine di questa biografia, la prima e unica finora uscita, curata da una coppia di coniugi che hanno conosciuto e frequentato i Petrillo e, in particolare, dalla citata Cristiana Paccini, «l’amica  – come scrive il marito della Corbella nella Prefazione – con cui più di tutte Chiara ha condiviso la fede. Che conosce alcuni segreti del suo cuore… [grazie a] conversazioni tra donne di intelligenza superiore» (p. 11), raccontano la storia di una donna morta giovanissima per testimoniare che la vita è un dono meraviglioso. I Troisi sono stati compagni di Chiara ed Enrico nel cammino religioso nella salute prima e nella malattia poi e, lo stesso Enrico, ha voluto che fossero proprio loro a scrivere il libro.
«A prima vista – concludono il loro libro Simone e Cristiana Troisi – la storia di Chiara è la storia drammatica di una mamma che muore di tumore lasciando soli suo marito e suo figlio. Forse una storia simile a tante. Ma in queste c’è qualcosa che non torna. Tutto è stato vissuto nella gioia, ed è diventato vita per gli altri».

di Giuseppe Brienza

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