14/01/2016

Transgenderismo: al via la nuova “moda”!

La moda come veicolo di diffusione del transgenderismo.

Rieccoci. Solo pochi giorni fa avevamo dato notizia dell’apparizione del figlio sedicenne di Will Smith vestito da donna nella nuova campagna pubblicitaria della maison francese Luis Vuitton, scelto dal direttore creativo Nicholas Ghesquière come nuova icona genderless del marchio parigino.

Ma l’avanzata del genere neutro e dell’annullamento della frontiera tra i sessi nelle passerelle prosegue a pieno ritmo. Ci risiamo, insomma. E questa volta l’obiettivo è la diffusione del transgenderismo.

Il protagonista è Marc Jacobs. Lo stilista statunitense ha infatti annunciato via Instagram che la nuova “star” della campagna primavera/estate 2016 del noto marchio newyorkese sarà Lana Wachowski.

Lana, un tempo conosciuta come Larry, è ancora per l’anagrafe il fratello di Andy Wachowski. I due sono famosi per avere ideato la saga di Matrix. Insomma il transgenderismo è di nuovo protagonista, ed è subito tripudio di like: oltre 14.000 sulla foto che annuncia l’ingaggio della trans, che posa con i dread colorati di rosa, sul profilo Instagram dello stilista.

La scelta del trans Wachowski non è “un occhiolino alla trasgressione facile” ma significa “celebrare il coraggio degli eroi di tutti i giorni”, ha fatto sapere Marc Jacobs. Una frase che lascia intendere la dimensione alla quale punta la scelta di un testimonial di questo tipo. Wachowski, infatti, alla sua prima esperienza come modella/o, è stato negli ultimi anni un convinto attivista per i diritti LGBT.

Proprio “la battaglia” fatta da Wachowski nella ricerca della sua identità sessuale è quindi quello che Marc Jacobs ha voluto “fissare concettualmentenegli scatti di David Sims per la campagna pubblicitaria della prossima primavera/estate.

Un messaggio chiaro, anzi chiarissimo, al pubblico di giovani al quale si rivolge il brand newyorkese. Lo stilista lo definisce una “celebrazione dello spirito di uguaglianza”. Sembra però ormai palese che invece è proprio l’omologazione dell’individuo con l’annullamento dei riferimenti alla sessualità biologica ad essere entrata pesantemente anche nel fashion business.

Anche e soprattutto la moda diventa il palcoscenico dell’ideologia gender e della diffusione del transgenderismo, ovviamente al servizio del capitalismo. Una diffusione che vedremo solo aumentare, campagna dopo campagna.

Anastasia Filippi

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