10/03/2016

Trapianto di organi dai bambini destinati all’aborto?

La notizia riportata dal Daily Mirror e da Zenit è agghiacciante. Il cinismo dei nostri contemporanei arriva al punto di chiedere che i bambini in grembo, destinati all’aborto, vengano fatti crescere quel tanto che basta, vengano fatti nascere, per poter prelevare da loro organi sani destinati al trapianto.

La proposta è della British Transplantation Society ed è rivolta alle donne incinta di bambini malformati.

Negli ultimi due anni, pare che solo 11 bambini sotto i due mesi, in tutto il Regno Unito, abbiano “donato” organi: pochi. Il “mercato” chiede di più. E tanta carne buona va sprecata con l’aborto terapeutico...

La cosa dovrebbe interessare soprattutto i bambini anencefalici, che hanno pochissime possibilità di sopravvivenza.

Si chiede alle madri di portare a termine la gravidanza per donare, poi, gli organi dei piccoli, tenuti in vita artificialmente...

...tanto non hanno il cervello...

Il prof. Trevor Stammers, direttore dell’Università di Bioetica St. Mary ha commentato: “Francamente sarebbe aberrante se i medici chiedessero alle donne, i cui figli hanno una patologia grave, ma che non sono nemmeno nati, di portare a termine la gravidanza per il solo fatto che il corpo dei piccoli può essere utilizzato per estrarre gli organi”.

E ha rilevato l’agghiacciante contraddizione: finora in questi casi “le donne sono state messe sotto pressione per abortire”, a tal punto da considerarle “sciocche” laddove volessero comunque proseguire la gravidanza. “È preoccupante – riflette il medico – che queste stesse donne verranno ora incoraggiate a portare avanti la gravidanza con l’esplicita intenzione di far prelevare gli organi al bambino. Cosa accadrebbe se cambiassero idea una volta che vedono il loro figlio appena nato?”.

E conclude che non è possibile considerare un bambino “una collezione di pezzi di ricambio”.

Invece, caro dottor Stammers, è possibile. Segua il ragionamento.

Ormai la vita umana non ha più valore in sé, e la vita dei bambini piccoli ha molto meno valore delle altre: si possono fare e disfare, surgelare, ammazzare, vendere e comprare... perché non dovrebbero essere considerati anche “una collezione di pezzi di ricambio”?

Già da tempo, nei Paesi dove si pratica legalmente l’eutanasia, l’equipe medica per l’espianto è pronta ad intervenire non appena viene somministrata l’iniezione letale (un forte anestetico che all’inizio addormenta...)

Da circa trent’anni in Cina si espiantano gli organi dai condannati a morte (a prescindere – ovviamente – dal loro consenso), anche su ordinazione.

Non ci stupiremmo se la proposta si allargasse a tutti i bambini destinati all’aborto: “E’ Down? Lo vuoi far fuori? (per il “suo” bene, certo) Aspetta un attimo. Rimanda di un paio di mesi, che il fegato è buono e me lo prendo io”.

 “Ha il piede torto? Il labbro leporino? Fermi tutti, date qua, che non si butta niente!”

E poi, un bel giorno, arriverà l’intellettuale di grido, il “Veronesi” di turno che dirà: “Come è un gesto di vero amore e altruismo quando, tu, donna, acconsenti a prestare l’utero e a cedere il bambino a chi non può averne di suoi, così, donna, fatti ingravidare (magari con gameti di sconosciuti, o embrioni che languono nell’azoto liquido e non si sa più di chi siano: perché “sprecarli”?). Potrai produrre fegato, reni, cuore, polmoni per salvare tante vite umane, e tu avrai un discreto “rimborso spese” per il tuo gesto meritorio”.

Qualcuno obietterà:”Ma quel fegato, reni, cuore e polmoni, sono tutti “attaccati” a formare una persona!”

E questo qualcuno, certamente un bigotto, clerico-fascista, sarà messo alla gogna e forse incriminato dalla legge probabile penale ad hoc, per omissione di soccorso, in quanto vorrebbe rifiutare quel fegato, reni, cuore ecc, ad altrettanti malati che aspettano con ansia che gli si salvi la vita.

Francesca Romana Poleggi

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