20/02/2014

Un libro di Mario Adinolfi (deputato Pd): “Voglio la mamma – da sinistra, contro i falsi miti di progresso”

Il 19 marzo 2014, uscirà in libreria il mio nuovo libro: “Voglio la mamma – da sinistra, contro i falsi miti di progresso”. Sul mio profilo Facebook ho anticipato stralci di tutti i capitoli. Quello che segue è il quattordicesimo capitolo, il penultimo. Racchiude il senso del libro, sinteticamente.

Giunti verso la fine di questa strada compiuta insieme, credo sia necessario racchiudere quel che si è provato a dire in venti punti che rappresentano principi irrinunciabili che ritengo non solo non debbano essere negoziabili, ma necessitino un’attività di proselitismo per ricondurre il dibattito intellettuale e politico sui temi tabù che abbiamo affrontato dentro i confini di una razionalità condivisa, lontano dall’impazzimento modaiolo che sembra avere la meglio in questa fase.

1. Non esiste l’individuo, esiste la persona, dunque l’individuo in relazione con altri individui. La relazione primigenia, archetipica e intangibile, è quella tra madre e figlio. Negarla è negare la radice dell’essere umano.

2. La libertà individuale è un totem che non necessita di tutele e non genera diritti. Al contrario, la libertà personale, dunque la libertà degli individui in relazione con gli altri, è preziosa e va ampliata senza che nuovi diritti ledano però l’essere umano in radice.

3. La libertà personale da tutelare in via prioritaria è quella dei soggetti più deboli: bambini, malati, anziani.

4. Il primo diritto è il diritto a vivere.

5. Non esiste un diritto all’aborto, esiste un diritto alla nascita. L’aborto è sempre una tragedia e un fallimento, come tale va trattato e con ogni sforzo possibile evitato.

6. I diritti prioritari da tutelare sono quelli della libertà personale, dunque relazionale, per eccellenza: i diritti della famiglia.

7. Non esistono le famiglie, esiste la famiglia: cellula base del tessuto sociale, composta da un nucleo affettivo stabile aperto in potenza alla procreazione. In natura la procreazione avviene con l’unione di un uomo e di una donna. E’ questa la base di un nucleo familiare propriamente detto.

8. L’omosessualità è una tendenza sessuale ovviamente legittima, i cui legami affettivi stabili possono essere tutelati da istituti giuridici, ma nettamente distinti dal matrimonio.

9. La rottura della sacralità e dell’unicità dell’istituto matrimoniale come unione di un uomo e di una donna, porta inevitabilmente e logicamente alla estensione dell’istituto stesso ad ogni forma di legame affettivo stabile. La legittimazione di poligamia, poliandria, unioni a sette, otto, dieci o venti persone, sarebbe dietro l’angolo con conseguenze letali per il tessuto sociale e la stabilità finanziaria degli Stati.

10. Non esiste l’omogenitorialità. Non esiste la genitorialità. Esistono la maternità e la paternità.

11. Negare a un bambino il diritto ad avere una madre e un padre, sostituendoli con il “genitore 1? e “genitore 2?, è una forma estrema di violenza su un soggetto debole.

12. La sfera sessuale di un minore è intangibile e sono intollerabili le norme che prevedono la non procedibilità d’ufficio contro le persone che hanno rapporti sessuali con bambini di dieci anni e assumono per libero il consenso all’atto sessuale di ragazzini di quattordici anni.

13. Il turismo sessuale degli occidentali avente per oggetto in particolare le minorenni e i minorenni asiatici, è una violenza orrenda che merita il peggiore stigma sociale.

14. La variazione dell’identità sessuale di una persona dovrebbe essere prevista in casi del tutto eccezionali. Il mercimonio del corpo di una persona spesso in una finta fase di transizione da un’identità sessuale all’altra, grazie alla quale si ottiene maggiore attenzione e successo nel mercato della prostituzione, è un’attitudine che va combattuta.

15. La compravendita del corpo femminile, nella forma estrema della compravendita della maternità e dell’orrendo “affitto” dell’utero, che fa leva sullo stato di bisogno della donna per toglierle anche l’elemento più intimo della propria identità sessuale, va vietato da ogni normativa.

16. Tra due gay ricchi che fanno strappare dal seno della madre il neonato appena partorito per far finta di essere madre e padre, e il neonato così platealmente violato fin dai suoi primi istanti di vita, chiunque non abbia un bidet al posto del cuore sta con il neonato. E con sua madre.

17. L’eutanasia infantile è una procedura nazista e il protocollo di Groningen è un documento fondativo di una nuova pericolosa eugenetica discriminatoria e razzista.

18. Le diagnosi prenatali hanno fatto crollare nei paesi Occidentali le nascite di albini, affetti da sindrome di Down e da altre alterazioni cromosomiche. E’ intollerabile questa strage di persone affette da minime disabilità.

19. La morte non è mai “dolce”. L’instaurazione di norme che prevedano l’eliminazione delle persone in condizione di difficoltà grave fisica o psichica, secondo il labile e mutevole principio che la loro sarebbe una “vita non degna di essere vissuta”, apre la strada all’inferno.

20. Al centro della difesa della vita e della persona c’è la donna. Il futuro della razza umana ha le forme di una madre. Così è, così è sempre stato, così sempre sarà.

Ebbene, alla sinistra è rivolto questo libro. A tutti, certo, ma in particolar modo alla sinistra che attraversa la più profonda crisi della sua storia. E’ una crisi di identità, innanzi tutto: non si sa più cosa significhi essere di sinistra. Anzi ci sono alcuni, molti, che ritengono superata la dicotomia analizzata da Bobbio: ci dicono, destra e sinistra sono categorie superate dalla storia, non ci si può più definire con queste categorie obsolete. Io non lo credo. Credo sia anzi sempre più evidente la diversità tra chi mette al centro della propria azione la tutela del totem della libertà individuale e dei falsi diritti che ne deriverebbero e chi invece agisce politicamente spinto dalla necessità di tutelare le persone dalla violenza della disuguaglianza, dell’ingiustizia, della prepotenza del più forte sul più debole.

Credo però che la sinistra, nello sforzo di definire una propria leggibile identità nel percorso complesso della contemporaneità, stia commettendo il più tragico degli errori: ha deciso di camuffarsi, di aderire acriticamente allo “spirito del tempo”, di dimenticare i propri valori fondanti. Complice una sempre più vasta ignoranza, una spaventosa desertificazione culturale e intellettuale, la sinistra prova a ridefinirsi inseguendo le mode. La più sciocca è quella dei cosiddetti “diritti civili”, che già solo nella definizione fa sorridere, come se esistessero diritti che sono incivili.

In Spagna con le modifiche scellerate al diritto di famiglia e alla legge sull’aborto di José Luis Zapatero, in Francia con il “mariage pour tous” di François Hollande, persino negli Stati Uniti con lo zigzagare di Barack Obama sul tema del matrimonio omosessuale, la sinistra ha deciso di definirsi dimenticando la radice della propria ragion d’essere: la difesa del soggetto più debole. I leader che hanno seguito questa strada ne sono stati travolti: Zapatero, dopo aver governato una legislatura, non ha potuto neanche ricandidarsi alle successive elezioni e il suo stesso partito ha fatto di tutto per far dimenticare la sua figura; Hollande in Francia è al minimo storico di consensi di un presidente nella storia della République; quanto a Obama, consiglio una passeggiata negli Stati Uniti per capire quanto poco sia considerato. Aggiungo un purtroppo.

In questo delirio dissolutivo, in molti a sinistra hanno pensato che definirsi partendo dall’attacco alla famiglia tradizionale sostituendola con l’ambiguo plurale “le famiglie”, sostenendo posizioni a mio avviso chiaramente di destra estrema e nazista, non a caso figlie di un’ideologizzazione del totem della libertà individuale, come quelle a favore dell’eutanasia infantile, delle diagnosi preimpianto, della “dolce morte” e dell’aborto liberalizzato per tutti e in tutte le condizioni, potesse essere un modo di rimediare al vuoto.

La conseguenza è stata una ridefinizione, sì, ma completamente errata rispetto alle premesse. Si è di sinistra solo se si sostiene il soggetto più debole. Tra un neonato che è poggiato sul petto di sua madre dopo il parto e una coppia di ricchi omosessuale che si sono comprati quell’utero facendo leva sulla condizione di bisogno della donna e ora vogliono strappare il bimbo al seno della mamma, una persona di sinistra istintivamente con chi sta? Non ho neanche bisogno di rispondere, credo. Invece a sinistra si è fatta strada l’idea che in nome dei cosiddetti “diritti civili” sia un grande mito di progresso consentire il matrimonio omosessuale, rompere la sacralità della maternità, renderla oggetto di compravendita perché il diritto a sposarsi comporta il diritto a “mettere su famiglia” e nelle legislazioni dove si consente il matrimonio omosessuale si consente di fatto alle procedure di gestazione per altri, cioè di utero in affitto e altre bestialità.

Tutto si tiene. Se a sinistra mettiamo in crisi il concetto centrale del sostegno al più debole, diventando di fatto di destra per difendere il totem della libertà individuale e dei falsi diritti che ne derivano, allora si capisce come si smetta di difendere il bambino senza voce che ha diritto a nascere molto di più di quanto la donna abbia il diritto di abortirlo, l’anziano e il malato grave che ha bisogno di assistenza e non di sentirsi un peso per la società e la famiglia da eliminare con una “dolce” morte di Stato, la famiglia che fa fatica a portare avanti la carretta dell’educazione e della crescita dei figli, sostenendo magari in casa altre persone non autosufficienti.

La sinistra che attacca e vuole cancellare la figura chiave della madre, sostituendo i concetti decisivi e radicali di maternità e paternità, con una confusa “genitorialità” che si sostanzia nelle figure generiche e politicamente corrette del “genitore 1? e “genitore 2?, fa venire davvero in mente la notte di Hegel, quella in cui tutte le vacche sono nere. In assenza di identità, si vuole far finire tutto nell’indistinto. Errore culturalmente, politicamente, umanamente mortale.

No. Io voglio la mamma…

di Mario Adinolfi

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