12/12/2013

Una cosa è il peccato, un’altra è il peccatore

Anche per quanto riguarda l’omosessualità, la Chiesa proclama e difende la legge naturale, che dice al cuore dell’uomo cosa è Bene e cosa è Male

Viviamo un periodo storico difficilissimo, in cui si vogliono sovvertire i fondamenti stessi dell’ordine naturale. Quello che fino a qualche decennio fa era considerato ovvio, ossia che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, oggi è messo in discussione. La propaganda omosessualista dilaga e chiunque vi si opponga rischia di essere punito dalla legge per il presunto reato di omofobia.
Cosicché, qualora un cattolico, citando la Sacra Scrittura, i santi e il Magistero della Chiesa, facesse notare la peccaminosità degli atti omosessuali, verrebbe sottoposto a processo. Sembra tutto surreale e fantascientifico.
Eppure è la dura realtà. Inutile dire che il principale bersaglio delle potentissime lobby gay (che certo non rappresentano molti omosessuali, contrari alla loro falsa propaganda) è la Chiesa.
Eppure quel che sta scritto nel Catechismo e nei documenti magisteriali non è solo espressione di una dottrina religiosa, ma soprattutto difesa di quella legge morale universale inscritta nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. Quando il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC n. 2357) afferma che gli atti omosessuali “sono contrari alla legge naturale”, che “precludono all’atto sessuale il dono della vita” e che “non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale”, ribadisce un’ovvietà. Ed è proprio per i motivi suddetti, squisitamente legati alla retta ragione e al buon senso, che tali comportamenti “in nessun caso possono essere approvati”. Sostenere il contrario è semplicemente folle. Così com’è insensato pretendere il riconoscimento legale di unioni o matrimoni tra persone dello stesso sesso in nome dell’uguaglianza e della giustizia.
La Chiesa e quegli Stati che si oppongono a tale riconoscimento giuridico altro non fanno, infatti, che applicare i princìpi di uguaglianza e di non discriminazione, secondo cui bisogna trattare in maniera simile casi simili e in modo diverso situazioni diverse. Tutto qui.
Tra l’altro, lo stesso Catechismo (n. 2358) raccomanda di accogliere gli omosessuali “con rispetto, compassione, delicatezza.
A loro riguardo si eviterà ogni marchio d’ingiusta discriminazione”. Certamente, come nota la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Homosexualitatis problema (1986), questo “non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata” (n. 10). Tuttavia, la Chiesa ribadisce che gli omosessuali, chiamati alla castità, possono e devono avvicinarsi alla perfezione cristiana (cfr. CCC 2359). Anzi, essendo
l’omosessualità una prova, “tali persone sono chiamate (…) a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione” (CCC 2358).
Condizione che comunque, rispetto alla non discriminazione, non è paragonabile alla razza, al sesso o all’età. Infatti, come precisato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in genere chi ha tendenze omosessuali e conduce una vita casta non mette in mostra il proprio orientamento sessuale. Conseguentemente non si pone alcun problema. Chi invece si dichiara è perché ritiene lo stile di vita omosessuale buono e degno di approvazione pubblica. E allora è giusto, in tal caso, prendere provvedimenti per la salvaguardia del bene comune, perché un comportamento oggettivamente sbagliato non può essere legittimato per legge.

di Federico Catani

Festini

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