16/06/2018

Università USA consiglia ai bambini la pornografia

Ormai è risaputo che è in atto, su scala mondiale, un progetto di ipersessualizzazione  (perversione) della società a tutti i livelli, a cominciare dai bambini.

Si può leggere qui, o qui, o qui, per ricordare le oscure e remote origini dell’ideologia alla base di questo disegno. In questa sede ci interessa evidenziare, ancora una volta, la gravità della situazione affinché le persone oneste, specialmente se genitori, ne prendano sempre più coscienza e adottino tutte le misure necessarie a preservare i loro figli da quest’ondata di corruzione senza precedenti.

Presso l’università Santa Barbara della California c’è chi scrive che è «completamente normale» e «generalmente innocuo» per bambini anche di soli quattro anni dedicarsi a giochi sessuali, e i genitori dovrebbero permettere loro di guardare la pornografia. «È importante che i bambini comprendano che guardare la pornografia è una normale abitudine e che non devono vergognarsene», è scritto in un articolo sul sito web dell’università dedicato al tema; si afferma inoltre che i genitori dovrebbero solo fare attenzione a ricordar loro di fruire di questo materiale «con moderazione», che la pornografia genera spesso «aspettative irrealistiche» circa l’esperienza sessuale, e che manca di quella «intimità emotiva» propria delle relazioni sessuali nella vita reale. A parte questo, tutto normale; e l’autoerotismo infantile è ovviamente incoraggiato.

Per confutare certe posizioni basterebbe ricordare alcuni elementari princìpi di buon senso, alla luce dell’esperienza diretta nel rapporto con l’infanzia. L’assistente sociale Brandy Steelhammer, a proposito di bambini che presentano disturbi sessuali, dice: «Alcuni di questi bambini sono stati abusati sessualmente, sono stati testimoni di abusi, hanno guardato pornografia, e/o hanno assistito, in casa, ad atti sessuali compiuti tra adulti. Poiché il cervello dei bambini non è completamente sviluppato, essi non possono dare il giusto significato alla sessualità come può fare un adulto». Di conseguenza – spiega – i pensieri o i ricordi relativi alla sfera sessuale, «li invadono» (flood them) e l’unico modo che hanno per superare questo disagio è il comportamento disordinato.

Non è nemmeno più possibile illudersi che, tutto sommato, si tratta di storie d’oltreoceano: le direttive europee dell’OMS per l’educazione sessuale dei bambini (applicabili anche da noi) ne danno conferma. Del resto anche le nostre scuole, ormai, pullulano d’iniziative che vanno in questa direzione.

Poi tutti a lamentarsi di una cultura che produce uomini-animali e donne-oggetti.

Vincenzo Gubitosi

Fonte: LifeSite News

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