06/04/2017

Uomini e donne, cavalieri e principesse. Ed è bello così

Uomini e donne sono diversi.

A sottolinearlo era già stato – riscuotendo un enorme successo – John Gray nel suo Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Da oggi, tuttavia, tutti coloro che amano correre il rischio di essere definiti sessisti ed omofobi possono trovare in libreria un altro validissimo sussidio in tal senso, a firma del giovane sociologo Giuliano Guzzo: Cavalieri e principesse – Uomini e donne sono veramente diversi, ed è bello così (Cantagalli, 2017).

Un libro che è tutto un programma, a partire dal tema: si parla dell’identità sessuale maschile e femminile, smontando quindi la teoria gender... ma senza parlare direttamente del gender! Si parla quindi di differenza sessuale, ma senza parlare di discriminazioni, di pari opportunità, di quote rosa (pardon!, “quote di genere”) o della bufala mediatica dei femminicidi: «Questo – scrive il sociologo – perché la differenza non è diseguaglianza, né potrebbe esserlo dal momento che la prima è un dato naturale, la seconda una ingiustizia culturale». Si parla, inoltre, della bellezza e della fecondità insita in questa varietà che sta alla base della famiglia naturale e dunque della nostra società, ma senza avere paura di rimarcare l’unicità e il valore e i diritti leciti di ogni persona che sono, inevitabilmente, anche sessualmente connotati.

Rileva Guzzo nelle prime pagine del libro, a proposito della delicatezza dei temi trattati: «A preoccupare, soprattutto, è la polarizzazione di cui sempre più sta divenendo oggetto l’argomento: da una parte coloro che ritengono detta differenza scontata senza pertanto avvertire il bisogno di alcun approfondimento, dall’altra quanti la considerano infondata. [...] Nel primo caso, la trascurata asimmetria sessuale genera nei quotidiani rapporti fra uomo e donna conflitti che, proprio perché incompresi, sembrano destinati ad intensificarsi. [...] La critica radicale delle differenze, come si vedrà meglio a breve, non è però meno grave dal momento che conduce persino a negare l’esistenza stessa, al di là di aspetti meramente biologici, del maschile e del femminile, che altro non sarebbero che truffaldine etichette diffuse al solo scopo di mantenere nella società la supremazia di alcuni – gli uomini – e la sottomissione di altre, le donne».

Questa dunque la base da cui prende avvio la trattazione. A seguire, pagina dopo pagina, il giovane Guzzo sorprende e cattura il Lettore: con una logica incalzante e con il sostegno di studi e ricerche di varia provenienza (le note a piè pagina sono 570 in 200 pagine di testo, il che fa ben comprendere la serietà della trattazione), il sociologo procede nel dimostrare la validità o nello smentire i più comuni stereotipi, sempre sulla bocca di tutti.

Vediamone solo alcuni, dei diversi trattati da Guzzo.

L’argomento più gettonato: il rosa e l’azzurro sono colori dettati da “stereotipi di genere”, come sostengono alcuni, e fino a non molti anni fa i colori erano invertiti rispetto a oggi (blu per le femmine e rosa per i maschi)?

Assolutamente no, anche se «quale sia l’effettiva origine storica dell’attribuzione dei colori al sesso, l’interrogativo sul come mai donne e uomini manifestino preferenze e sensibilità differenti rispetto ai colori, col quale abbiamo esordito, manca di una spiegazione univoca e condivisa». C’è chi guarda addirittura alla MesopotamiaIl cielo è maschio, la terra è femmina, la loro unione è l’acqua piovana, il risultato è la fertilità dei campi, il verde, fiori e frutti»), ma forse la spiegazione più plausibile rimane ancora quella legata alla differenza fisiologica tra maschi e femmine: i primi hanno una retina più sottile e maggiormente ricca di cellule P, il che li fa essere più sensibili ai toni “freddi”; mentre cellule M, prevalenti nelle femmine, le orienterebbero a tonalità di colore più “calde”.

A seguire, Guzzo guarda al cervello, che si differenzia in base al sesso già durante la via intrauterina.

Seppure sia vero che quello degli uomini è più grande e “settoriale”, quello delle donne presenta una maggiore rilevanza del corpo calloso e dunque più fitti collegamenti tra i due emisferi. Quindi? Quale parametro utilizzare per affermare che un sesso vale più dell’altro? Semplice: nessuno. Uomini e donne presentano intelligenze diverse (quella emotiva ed empatica assume tinte femminili, quella motorio-spaziale e matematica tende verso la parte “azzurra” del mondo), ma non per questo sono uno più o meno intelligente dell’altro: la varietà, nella complementarità, è una ricchezza per tutti.

Ma non finisce qui. Guzzo prosegue parlando del sonno e dei sogni, delle diverse modalità di comunicazione (le donne cercano la relazione, gli uomini l’informazione), della propensione a ridere e a sorridere, del modo di guidare la macchina, del lavoro e degli impegni casalinghi e, infine, anche dell’attrazione verso l’altro sesso e delle modalità di vivere l’amore.

Siamo immersi in un mondo falsato da stereotipi artatamente creati, dunque? Il sociologo Guzzo non ne è affatto convinto e, con lui, non ne rimane convinto neanche il Lettore che, arricchito e divertito dalle ricerche e dagli esempi citati, non può che concludere la lettura esclamando: «Uomini e donne sono veramente diversi, ed è bello così!».

Teresa Moro


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