28/12/2016

Uomo che tradisce. La gente chiede a Google come mai

Ogni anno, a dicembre, viene pubblicata la lista delle domande più googlate dal popolo del web. Quest’anno si è aggiudicata una delle prime posizioni la domanda: «Perché un uomo sposato tradisce?».

Sembra incredibile che le persone possano interrogare un motore di ricerca su una questione così soggettiva, che può trovare risposta solamente nella storia di vita, nelle ferite, nei valori, nelle situazioni di ogni singola persona. Alla faccia di quegli scienziati (e ci sono!) che sono alla ricerca del “gene del tradimento”.

Nel contempo, tuttavia, questo quesito rivela un dato interessante: uomo e donna hanno una naturale propensione verso la stabilità, hanno bisogno di certezze in campo sentimentale ed emotivo, quindi il tradimento – al di là dell’euforia dei primi momenti – non lascia tranquilli né i traditori, né ovviamente i traditi.

L’intento di questo articolo non è certamente quello di rispondere al quesito di milioni di persone che hanno interrogato Google, quanto quello di proporre alcune riflessioni.

Per prima cosa, sfatiamo un luogo comune: a tradire di più, in Italia, è tanto l’uomo quanto la donna. A dirlo sono i dati statistici ma – in questo caso come in quello dell’enorme montatura mediatica sul femminicidio – probabilmente l’interesse che si vuole perseguire a livelli “alti” è quello di sminuire l’immagine collettiva dell’uomo, dipinto come un bruto, e di attaccare lateralmente l’istituto familiare.

Chiarito questo, un’altra precisazione: un uomo, se è tale realmente, non tradisce. E questo proprio perché “ha gli attributi” e la maturità per non cedere agli istinti animali. Il problema si pone invece quanto si ha a che fare con “mezze calzette”, o con persone affette dalla sindrome di Peter Pan o, ancora, con chi non ha alcun valore etico e morale di riferimento. E qui i discorsi che si potrebbero fare sono molteplici, in una complessa tessitura composta da eventi storici, correnti ideologiche più o meno recenti (dal femminismo, al gender, passando per il laicismo e molto altro)...

Infine, un’ultima riflessione sulla monogamia. Stare per tutta la vita con una persona è faticoso, inutile negarlo: nel tempo si cambia, si cominciano a perdere gli stimoli, non ci si diverte più, si smette di parlare, gli eventuali figli possono arrivare ad assorbire tutte le energie... e l’elenco potrebbe proseguire. Tutto vero, certamente, ma la cosa che deve prevalere è la fedeltà a quell’intuizione iniziale che ci ha fatto vedere nel partner la persona che ci avrebbe aiutato a diventare migliori, a camminare, a non adagiarci sui nostri difetti e sul comodo edonismo. Non è facile, soprattutto nei momenti in cui pare prevalere il «Ma chi me l’ha fatto fare?» e il coniuge sdraiato accanto a noi incarna l’essere meno desiderabile della terra. Ed è importante che anche questi momenti di fatica vengano condivisi nella coppia, per aiutarsi a ritrovare quella certezza iniziale e, perché no, anche un po’ di entusiasmo.

Nel concludere, un amaro inciso: questa domanda probabilmente nel 2017 sarà considerata superata dato che vi è un ddl a firma PD che vorrebbe annullare dal Codice Civile la fedeltà matrimoniale, chissà mai che il matrimonio si distingua troppo dalle unioni civili. Continuiamo la navigazione a gonfie vele verso una società liquida, senza legami e vincoli... e che fa acqua da tutte le parti. La speranza è quella che il buon senso ci aiuti a prendere coscienza circa la necessità di tappare qualche buco, prima di affondare!

Alba Mustela


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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