04/08/2017

Uomo, dove sei? Esce “L’eco della solidità”

L’uomo è sempre più un nomade in quella vasta gabbia che è il mondo: non ha più punti fermi, nemmeno dentro se stesso, e si affatica inutilmente come un criceto sulla ruota. Sembra – questa – una visione disfattista, ma in realtà non è altro che un prendere consapevolezza della realtà per potersi rimboccare le maniche e cambiare direzione, perché la speranza – e la certezza, in ottica confessionale – che ci sia un senso a tutto e un Padre cui tornare non deve mai abbandonarci.

Di questi temi tratta l’ultima fatica della giovane Giulia Bovassi, che spesso scrive per ProVita, dal titolo L’eco della solidità – La nostalgia del richiamo tra antropologia liquida e postumanesimo (edizioni IF Press – disponibile qui).

L’uomo nel mondo moderno

Viviamo in un’epoca segnata dal paradosso, in continua rincorsa di un progresso che mai sazia e che sacrifica i valori sui quali si fonda la nostra società: si anela all’essere (all’integrità, alla pienezza), ma si insegue l’avere (... e il sapere).

Gli uomini di oggi puntano a superare l’umano, per approvare alla fase post-umana, nella quale – scrive Claudio Bonito nella prefazione – «l’umano, cessando di essere predicato dell’uomo, rischia di divenire il mero risultato di una manipola- zione biologica rendendo reali le profetiche parole di Ihab Hassan, che fu tra i primi a usare il termine posthuman. [...]  L’uomo quindi, di fronte alla sconcertante possibilità di annullarsi in un divenire nel quale ha perso ogni possibilità di orientarsi, rischia di abbandonarsi o meglio di rifugiarsi, più o meno inconsapevolmente, tra le vaghe attrazioni di un progresso che attraverso le più invitanti lusinghe tecnologiche seduce con rassicuranti offerte di “miglioramento” biologico e cognitivo. [...] Bisogna allora ricomporre l’idea dell’uomo e della società. dopo quasi cinquant’anni di “decostruzione”, la filosofia in quanto “applicata” deve rendersi interprete di una ricostruzione anche attraverso il ritorno ad un sano realismo che in fondo ha sempre rappresentato la casa dei più grandi filosofi da sempre. Il ritorno alla realtà si rende, in fondo, obbligatorio».

Ed è proprio questo quanto prova a fare, di capitolo in capitolo, la Bovassi, mostrando la situazione attuale (modernità liquida segnata dall’angoscia dell’incertezza), indagando le origini di tale deriva, analizzandone le conseguenze (relativismo, enhancement...)  e proponendo, per citare il titolo di un noto libro di Gustave Thibon, un “ritorno al reale” che riesca a includere la globalità dell’uomo e che abbia il coraggio di tornare a definire cosa siano il Bene e il Male, senza negarne le differenze.

Recuperare il Bene e il Male per salvare l’uomo

Scriveva in proposito il grandissimo Chesterton in Eretici, citato dalla Bovassi: «[...] amiamo tanto parlare di “libertà”, di “progresso”, di “educazione”, ma sono tutti espedienti per evitare di discutere di cosa sia giusto. L’uomo moderno dice: “Dimentichiamo tutti questi criteri arbitrari e abbracciamo la libertà”. Che tradotto significa, naturalmente: “Non decidiamo che cosa sia giusto, ma consideriamo giusto non deciderlo”. Egli dice: “Basta con i vecchi cliché morali; io sono per il progresso”. Che in altre parole significa: “Non stabiliamo che cosa sia giusto, ma stabiliamo se stiamo ottenendo sempre più cose giuste”».

Ecco, L’eco della solidità stimola il Lettore a riflettere su quali siano le cose su cui vale la pena puntare: dal mondo si verrà forse appellati quali «retrogradi» o «reazionari», ma l’alternativa è la perdita della (nostra) umanità.

Giulia Tanel


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