09/03/2016

Utero in affitto: dopo Vendola, quante menzogne...

Dopo il caso Nichi Vendola, sull’utero in affitto ne abbiamo sentite di tutti i colori.

Inutile sottolineare che i grandi luminari intervenuti nel dibattito hanno gareggiato nel dire sciocchezze e manipolare la realtà.

Facciamo ora un breve elenco delle perle di saggezza più degne di nota, elargiteci con grande generosità da alcuni esponenti del mondo politico e giornalistico. Nel darle in pasto ai nostri lettori le confuteremo pure, in modo da fare chiarezza una volta per tutte, se mai ce ne fosse ancora bisogno.

Incominciamo da Vittorio Sgarbi. Il grande critico d’arte, la cui intelligenza e sagacia vanno di pari passo con la sua volgarità, si è pentito di aver insultato Vendola. Ed è giunto alla conclusione che non sta a lui giudicare (cosa gli sarà successo?). Peraltro, pur ritenendo ancora l’utero in affitto un atto di egoismo, ha precisato che, in fondo, «non c’è nulla di male nell’essere egoisti: è la natura dell’uomo». Se lo dice lui...

Venendo ad altre dichiarazioni, prendiamo Giulia Innocenzi. La giornalista definisce la pratica dell’utero in affitto “un grande gesto d’amore”, da regolamentare per evitare abusi. Ma un gesto che viene pagato non può definirsi d’amore. Si tratta piuttosto di una compravendita. Oltretutto, sostenere che nella maternità surrogata non c’è sfruttamento è falso. Siamo ormai talmente abituati a pensare che con i soldi si può far tutto, da essere disposti a divenire schiavi per qualche dollaro in più. Del resto, non sembrano vi siano molte donne ricche disposte ad affittare il proprio utero per le loro colf sterili...

Inoltre, concludere, come la Innocenzi, che l’unica soluzione per evitare abusi sia normare la maternità surrogata è la solita scusa per far passare ogni aberrazione. Non sarebbe forse folle legalizzare e regolamentare l’omicidio per evitare che gli assassini operino? La soluzione sarebbe assai semplice: bisogna vietare l’utero in affitto in tutto il mondo e punire i trasgressori. Se non si arrivasse al bando a livello universale, allora bisogna punire come criminale chi va all’estero pensando poi di farla franca tornando in Italia col prodotto acquistato. E questo vale per tutte le coppie, etero od omosessuali che siano, perché la pratica è aberrante in sé, sempre e comunque. utero-in-affitto_scoop_ProVita

Anche Emma Bonino è ovviamente contro ogni proibizionismo e a favore dell’autodeterminazione (ma le donne povere che muoiono di fame scelgono di diventare incubatrici umane liberamente?). Aggiunge però una chicca molto in voga: in fondo, che male c’è nell’affittare l’utero? Non è lo stesso che donare un organo? Eh, no, cara Bonino. No. Si dona un rene o il midollo osseo per salvare la vita a qualcuno. Con la maternità surrogata invece ci si presta solo a soddisfare i capricci di pochi ricchi e i loro deliri di onnipotenza. Anche un bambino vedrebbe la differenza... Soprattutto quello scientemente privato di uno dei due genitori e trattato come un oggetto.

Infine, concludiamo con una perla di Annalisa Chirico. In un suo pezzo esordisce scrivendo che, dopo tutto, con l’utero in affitto nasce un bambino che altrimenti non sarebbe mai nato. Strano che ad avere questa posizione siano le stesse persone che lottano strenuamente per il “diritto” all’aborto, ovvero a non far nascere bambini non voluti. Nel fondo, è tutto perfettamente coerente. I figli sono cose: se sono utili si comprano, altrimenti si ammazzano. Con questa scusa, dal 1978, in Italia sono 6 milioni i bambini che non sono mai nati...

Per una volta ha ragione Beppe Grillo, che ha scritto: «È veramente possibile che si blateri di amore e diritti intimi pensando a Vendola proprio mentre stiamo dimenticando chi ha messo al mondo noi? Mi riferisco a quelli che chiamiamo anziani, quelli che stiamo dichiarando inutili senza neppure più arrossire!».

Prepariamoci, però, perché per loro è in arrivo l’eutanasia...

Federico Catani

 

 

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