04/03/2016

Utero in affitto “lesivo della dignità delle donne”. Lo stop del Trentino

Il Trentino non vuole l’utero in affitto. Nè ora, né mai.

A puntare nuovamente i riflettori su questa aberrante pratica contribuisce una lodevole iniziativa presentata oggi in Conferenza Stampa dal gruppo consiliare Civica Trentina. Si tratta di una mozione che verrà presentata al Consiglio Provinciale di Trento e che – fin dal titolo – non lascia spazio a dubbi: “Utero in affitto – Diciamo stop ad una pratica fortemente lesiva della dignità delle donne“.

Pubblichiamo qui la nota introduttiva alla mozione contro l’utero in affitto depositata dalla Civica Trentina.

“Ora più mai che l’8 marzo è l’occasione più opportuna per denunciare pubblicamente una moderna forma di sfruttamento su cui tacciono la gran parte dei sedicenti paladini della dignità delle donne. Mi riferisco alla turpe pratica dell’utero in affitto, altrimenti definita come ‘maternità surrogata’ o ‘gestazione per altri’ da coloro i quali vorrebbero così ammantare di solidarietà quello che in realtà altro non è che una combinazione tra un contratto d’affitto ed uno di compravendita, che presentano però la particolarità di non avere ad oggetto beni o servizi, ma esseri umani: una donna, il cui utero viene affittato, e un bambino, che appena venuto alla luce viene strappato a chi lo ha portato in grembo per nove mesi verso il pagamento di un corrispettivo in denaro. Non di rado il tutto viene anticipato dalla scelta dell’ovulo o del seme maschile ‘giusti’, con tanto di accurata selezione relativa alla razza, al contesto sociale, financo all’intelligenza del ‘donatore’ o della ‘donatrice’, pur essi ovviamente pagati per la ‘donazione’.

In sintesi, un indecoroso mercimonio, che racchiude in se una triplice forma di sfruttamento: del ricco sul povero, dell’uomo sulla donna e, quel che è ancora peggio, dell’adulto sul bambino.

utero-in-affittoQuale occasione migliore della Giornata internazionale della donna per denunciare questa pratica, presentando una proposta di mozione con cui impegnare il Consiglio in una netta condanna? Condanna che proprio recentemente ha trovato condivisione trasversale, con il pubblico appello di un gruppo di donne, sottoscritto da una gran numero di personalità della Sinistra (si veda qui, ndr), quali Giuseppe Vacca, Dacia Maraini, Livia Turco, Peppino Calderola e tanti altri.

Così come, peraltro, è avvenuto in altri Paesi. Basti pensare al convegno tenutosi il 2 febbraio scorso presso il Parlamento francese, patrocinato dalle massime istituzioni politiche francesi, con la partecipazione di associazioni ed esponenti autorevoli del mondo femminista, conclusasi con la sottoscrizione della “Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata”.

In Trentino, invece, la Sinistra tace (e quindi, riteniamo, acconsente). Tace anche la Commissione pari opportunità, cui a più riprese ho chiesto di pronunciarsi sul tema, che preferisce occuparsi di preferenze di genere ed altre amenità. Tace la Giunta provinciale, che preferisce dare il suo patrocinio, ritenendo evidentemente l’iniziativa di particolare valore sociale, culturale ed educativo, all’incontro organizzato dal Centro Studi di Genere dell’Università di Trento, che vede protagonista un giornalista chiamato a raccontare (in positivo, ovviamente) la sua esperienza, del tutto analoga, per intenderci, a quelle di Vendola. E siccome in Trentino i sedicenti difensori della dignità delle donne tacciono, a chiedere la condanna di questa inaccettabile forma di sfruttamento, che di fatto considera il bambino non diversamente da un animale d’affezione e la donna una garage da affittare, è Civica Trentina, con la proposta di mozione che depositiamo, e non a caso, in occasione della Giornata internazionale della donna.

Rodolfo Borga

Claudio Cia

Claudio Civettini

Qui il testo della mozione della Civica Trentina.

Per dovere di cronaca, informiamo i nostri lettori di un’altra vittoria conseguita in terra trentina, per dimostrare come sia importante continuare a mobilitarsi senza perdere la speranza.

Qualche settimana fa avevamo dato notizia di un convegno sull’utero in affitto – dal titolo “Lo zoo delle famiglie” – organizzato per il 17 febbraio a Trento dal Centro Studi interdisciplinari di Genere (CSG) dell’Università degli Studi di Trento e patrocinata dal Comitato Arcigay del Trentino “8 Luglio”, dalla CGIL, dalla UIL e dalla Provincia Autonoma di Trento a guida PD-Patt. Un incontro dall’impostazione molto chiara, dato che il relatore principale era Claudio Rossi Marcelli.

Ebbene, l’incontro “Lo zoo delle famiglie” non ha avuto luogo. Le motivazioni della disdetta non sono state note, ma di certo il lavoro sul piano di sensibilizzazione culturale portato avanti sul territorio e l’attivazione in Consiglio Provinciale della minoranza hanno avuto il loro peso.

Il buon senso può ancora vincere. Continuiamo a sostenere e difendere la famiglia naturale, il diritto alla Vita e la dignità di ogni persona!

Redazione

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