04/04/2016

Utero in affitto sponsorizzato dalla Rai... con i nostri soldi

L’utero in affitto è, da mesi, un tema che scalda gli animi.

Da un lato vi è chi sostiene che questa pratica rende le donne schiave e i bambini merce, svilendo la dignità umana di entrambi e obbedendo a logiche di mercato che di ‘umano’ hanno poco o nulla. Dall’altra vi è chi non vede nulla di male nella possibilità di dare modo a tutte le persone – single, coppie eterosessuali (sterili, ma anche no), coppie omosessuali... – di vedere realizzato il proprio desiderio di maternità o paternità e che, anzi, considera la disponibilità della madri surrogate quasi un gesto altruistico.

Utero in affitto “Sì” contro utero in affitto “No”, dunque. La confusione è tanta, così come molti sono gli aspetti che spesso non vengono (volutamente?) presi in considerazione: si pensi alla salute delle donne, al diritto dei bambini a conoscere i propri genitori biologici e a crescere con una mamma e un papà, alla selezione eugenetica degli embrioni, alle lobby che girano attorno – come avvoltoi – a questo prolifico mercato di vite umane... e l’elenco potrebbe continuare.

A fare un cattivo servizio alla verità, proponendo agli italiani un servizio giornalistico incompleto e poco obiettivo, ora ci si mette anche la televisione di Stato, con un servizio di approfondimento mandato in onda nel corso del Tg2 serale del 31 marzo.

Il servizio si apre con un’intervista della giornalista Giovanna Botteri a una donna – Mandy, dell’Oregon – che si dice felice di essere una ‘mamma surrogata’, scelta compiuta spontaneamente per molte ragioni ma soprattutto perché – afferma la donna –  “amo essere incinta e avere bambini“.

Il discorso è fuorviante ed è facile cadere nella trappola di un falso altruismo: “Guarda che brava, si mette al servizio del prossimo...“. La donna sostiene infatti, con volto sereno: “Far nascere un bambino che non è legato a me in nessun modo (sic!) è la cosa più positiva che io possa fare nella vita- [...] E’ stato come pensare di dare, a uno dei miei migliori amici, il regalo migliore possibile“.

vita_mamma_papà_mano_neonato_bambino_utero-in-affittoPeccato che nessuno sottolinei almeno quattro aspetti che, a un osservatore attento, non possono non sfuggire: in primo luogo il vuoto della donna intervistata, che trova nella gravidanza un evidente palliativo per le sue ferite e che non riconosce minimamente il legame con la creatura che nutre e cresce nel suo grembo per nove mesi e che dà quindi alla luce con dolore; in seconda battuta il fatto che – perfettamente in linea con il pensiero denatalista oggi dominante – la donna e il marito hanno deciso a priori che avrebbero avuto posto solamente per due figli nel loro nucleo familiare (e se la seconda gravidanza fosse stata gemellare? Ne abortivano uno?); in terzo luogo, il totale silenzio rispetto al bambino concepito e portato in grembo dalla donna: nessuno considera i suoi sentimenti, i suoi diritti... la sua dignità!; infine, la questione economica: veramente si può credere che non vi sia un compenso per tutto questo?

Dopo l’intervista-testimonianza il servizio cambia tono, nel momento in cui viene dato spazio ad Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, organo che, con tante altre persone e associazioni, si esprime in maniera netta conto la pratica dell’utero in affitto. La Morresi è chiara: “L’utero in affitto è un contratto con cui una donna si impegna a portare avanti una gravidanza e a cedere a terzi il bambino appena partorito. Quindi il suo corpo, la sua persona e il bambino sono un oggetto di scambio. E questo, a mio avviso, è intollerabile“.

Peccato poi che il servizio non lasci spazio ad argomentazioni ulteriori e approfondimenti, passando di netto a una subdola propaganda pro utero in affitto, con la semplice argomentazione che sono ormai tante le coppie che vanno all’estero.

Subito dopo, ecco il Tg2 sponsorizzare le adozioni gay – che in Italia stanno già passando, grazie ai giudici (si veda qui e qui) -, sfidando ogni evidenza scientifica nell’affermare che ci sono dei bambini che possono avere due mamme o due papà.

Insomma, in Italia quello che è vietato per legge – si legga l’art. 12 della Legge 40/04 – viene sponsorizzato dalla televisione di Stato, pagata dai cittadini. L’incoerenza è grande. Qualcuno, con noi, avrà il coraggio di indignarsi?

Redazione

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