15/04/2016

Valori, “dilemma del carrello” e la fiducia dei consociati

La vita umana è uno dei valori assoluti? Se sì, una vita non varrà  meno di – per esempio – 5 vite: ogni vita è di valore incommensurabile.

La vita di un essere umano può essere un mezzo, o deve sempre essere considerata un fine? Se la vita è un fine, e la persona non è mai un mezzo, uno strumento, allora nessuno si può arrogare il diritto o il potere di sacrificare qualcun altro, neanche “a fin di bene”.

Le persone che abbiano certe convinzioni, su certi valori, oggi come oggi, sono forse  rare: la vita umana è sempre più svalutata e “deprezzata” se non addirittura disprezzata. Eppure quelli che credono nei valori sono le persone che riscuotono maggiormente la fiducia dei consociati.

Sembra – almeno a quanto scrive BioEdge – che alla fine le persone che ubbidiscono a determinate regole morali (e le considerano ferme e inderogabili), sono più apprezzate, sono considerate più affidabili.

Lo ha dimostrato uno nuovo studio empirico, condotto da ricercatori delle università di Oxford e Cornell. Esso ha rilevato che le persone che dimostrano di credere in valori morali assoluti, rispetto a determinati problemi etici,  sono maggiormente prese in considerazione, scelte per incarichi di fiducia, scelte come partner o alleati, dai loro pari, rispetto ai relativisti che si soffermano in analisi situazionali, caso per caso, con logiche utilitariste.

Jim AC Everett, dottorando ad Oxford e Fulbright Scholar presso la Harvard University, ha lavorato con Molly Crockett, sempre di Oxford, e David Pizarro della Cornell University hanno chiesto ai partecipanti alla ricerca di prendere in considerazione diverse varianti di problemi morali in cui si deve decidere se sacrificare un innocente al fine di salvare la vita di molti altri.

Hanno sottoposto loro problemi come quello del carrello ferroviario: un vagone sta per investire 5 persone. Tu puoi salvarle se azioni la leva di uno scambio. Ma se lo fai causerai la morte di un’altra persona, innocente.

Molti hanno optato per salvare i 5. Altri hanno deciso di non fare nulla: non hanno ritenuto moralmente giusto uccidere (il sesto) l’innocente.

Pubblicati i risultati,  i ricercatori hanno poi chiesto agli stessi di scegliere dei partner tra gli altri partecipanti. E’ stato rilevato che come parti sociali sono stati preferiti coloro che hanno risolto il problema sulla base di regole morali definite piuttosto che quelli che hanno fatto l’analisi costi – benefici.

In tutti i 9 esperimenti, con più di 2.400 partecipanti, le persone che hanno rifiutato di uccidere l’innocente (anche quando questo avrebbe portato a un bene più grande) sono state considerati più degne di fiducia degli altri.

Il risultato è stato confermato anche quando si è trattato di ipotizzare  di dover scegliere qualcuno a cui affidare una somma di denaro, da custodire e da restituire in seguito.

Inoltre, è stato fondamentale anche il come della scelta: anche tra quelli che hanno optato per il sacrificio dell’innocente pur di salvare molte vite umane, hanno riscosso più fiducia quelli che hanno dimostrato che la decisione è stata sofferta e difficile.

Chissà se i politici (= persone che dovrebbero guadagnarsi la fiducia della gente) hanno voglia di andare a leggersi questo studio...

Francesca Romana Poleggi

 

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