17/07/2019

Cure palliative contro l’eutanasia: i pazienti non vogliono la morte

«Cosa stanno facendo i nostri politici per circa il 96-99 per cento delle persone morenti che vogliono una maggiore cura mentre muoiono?»

Questa domanda rivolta al governo dell’Australia occidentale dall’infermiera Lou Angus (esperta nelle cure palliative), in una lettera firmata da 39 suoi colleghi, potrebbe essere tranquillamente rivolta ai politici italiani, dal momento che lo scorso anno il Movimento 5 Stelle ha proposto un disegno di legge volto a legalizzare l’eutanasia.

Quale cura viene offerta, così, ai sofferenti? La morte? Ebbene, la coraggiosa infermiera, di cui ci parla un articolo di National Right to Life, nel suo testo rivolto ai politici, sfida i dettami del pensiero unico, che vuole intendere con l’espressione “morte dignitosa” l’uccidere una persona o indurla a richiedere la morte per non farla soffrire.

«Il suicidio assistito non è dignitoso. La dignità inizia con la convinzione che la persona morente meriti la migliore cura che possiamo offrire. Richiede la convinzione che le persone morenti non siano un peso».

È, infatti, proprio questo, come abbiamo spiegato più volte, ciò che maggiormente induce un paziente a chiedere l’eutanasia: il sentirsi obbligati a togliere il disturbo. La pensa allo stesso modo una specialista di medicina palliativa, Amanda Landers, che si dice «costernata per gli attacchi alla nostra branca della medicina dai media». E perché mai i media dovrebbero avercela così tanto con i palliativisti?

Semplice, perché (come abbiamo spiegato in un altro articolo) chi di loro davvero si prende cura dei pazienti sa bene che quando «una buona assistenza infermieristica è a portata di mano e il supporto psicologico è stato fornito, i pazienti non vogliono più che la loro morte sia accelerata». E dire apertamente questo, come fanno tanti palliativisti, scredita fortemente il successo mediatico dell’eutanasia, oggi esaltata come un “diritto”.

Ebbene, ci dovrebbe far riflettere il fatto che i medici «più contrari alla morte assistita», come rileva il professor Roderick MacLeod, «sono quelli che quotidianamente si occupano di persone che muoiono» e che spesso sanno bene quale grande valore hanno gli ultimi istanti di vita di una persona.

Luca Scalise

 

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