26/06/2019

E ora spunta il “suicidio razionale” per gli anziani: ne hanno inventata un’altra

Prima si diceva che l’eutanasia sarebbe stata un semplice modo per portare a termine la vita delle persone in stato vegetativo o di minima coscienza, di casi limite, insomma, pur trattandosi sempre di persone vive e spesso anche in grado di capire cosa accade loro.

Poi si è cercato di estenderne le condizioni di legalità malati inguaribili che vivono atroci sofferenze. Man mano, nelle diverse parti del mondo (specialmente nel Nord Europa), i casi in cui è legale richiedere l’eutanasia sono sempre di più. Per non parlare di quando l’eutanasia viene imposta (vedi i casi di Charlie ed Alfie) o di quando è permessa a causa della depressione.

Ed ecco l’ultima: a detta del Washington Post parlare di “suicidio razionale” per gli anziani sarebbe un argomento che merita di essere trattato, spiega un articolo di National Right to Life. Ma stiamo scherzando? No, purtroppo. Ne è convinto il dottor Timothy Quill, medico palliativista, che vanta di aver somministrato sonniferi ad un paziente di 45 anni con leucemia per condurlo alla morte e che ora è tra i pionieri del presunto diritto di ciascuno a morire “nei tempi e nei modi” della propria scelta.

Così, il semplice fatto che, con il passare degli anni e l’avvicinarsi della morte, un anziano possa intristirsi dovrebbe bastare a permettergli legalmente (e magari dandogli anche qualche aiutino) di farsi fuori.

Ma una persona dall’età avanzata e, quindi, comprensibilmente più fragile, non merita forse di essere aiutata a vivere ed a vivere felice? Perché, in realtà, non sono la vecchiaia, la disabilità, la depressione, la sofferenza, le malattie o il pensiero della morte le reali cause della richiesta di eutanasia.

Il motivo vero e proprio per cui in quei casi spesso viene richiesta è prevalentemente uno: la solitudine, il sentirsi un peso per i propri cari. Perché, dunque, invece di scervellarci a trovare altre condizioni di legalità dell’eutanasia non pensiamo a prenderci cura di chi soffre, donando, così, più gioia alla sua vita?

Luca Scalise

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