30/07/2019

Eutanasia, dalle belle frasi all’amara verità

«La concessione della morte su richiesta di pazienti con malattia mentale è un trattamento medico ultimo e straordinario per eliminare la sofferenza, un rifugio finale», indica la direttiva “Termination of life on request in patients with a mental disorder” della Federazione Olandese dei Medici Specialisti, come riporta un articolo di Life News.

“Concessione della morte su richiesta”? Ma ci rendiamo conto dell’assurdità di queste parole? Come si fa a concedere la morte? Vita o morte sono forse in nostro potere, al punto da poterle concedere o togliere, come se fossimo noi a disporne? Assolutamente no.

Non possiamo, dunque, concedere la morte, ma possiamo indurla, o con un atto concreto che la provochi direttamente o ponendo tutte le condizioni affinché una persona non possa più vivere. Quindi, semplicemente, possiamo uccidere.

In questa frase, troviamo anche un’altra grave incoerenza: «su richiesta di pazienti con malattia mentale». Non ci vuole una laurea in psicologia per capire che un malato mentale, quand’anche avesse capacità di intendere e di volere, avrebbe proprio questa capacità fortemente condizionata dalla sua vulnerabile situazione e, quindi, essa non sarebbe, certo, piena, né, tantomeno, libera.

Come, dunque, poter giudicare consapevole la richiesta di morte di un malato mentale? E, ci si osa chiedere, come poter giudicare consapevole una qualsiasi richiesta di morte, data l’innaturalità della sua portata e dal momento che, per arrivare a postulare una tale richiesta, si debba necessariamente attraversare un disagio tanto grande da condizionare la libertà della propria scelta?

Pensiamo, infatti, a quanti malati non chiederebbero la morte se ricevessero le giuste cure fisiche e psicologiche, una adeguata assistenza, e, soprattutto, se non fossero soli, se non si sentissero come dei pesi inutili. E poi ancora, nella stessa frase, «La concessione della morte su richiesta […] è un trattamento medico». Ah sì? E da cosa ti guarisce la morte? In che modo ti curerebbe? E, se non guarisce e non cura, che trattamento sanitario è?

Infine, «è un trattamento […] per eliminare la sofferenza». Eh no. Un omicidio non elimina la sofferenza, ma direttamente il malato. Da che mondo è mondo, solo l’amore può, se non eliminare, almeno lenire la sofferenza. Attenti, italiani, che di frasi ingannevoli sull’eutanasia, come questa, piena di baggianate, ne sentiamo in continuazione da chi la propaganda. E, se malauguratamente approvassero in Italia il disegno di legge sull’eutanasia del Movimento 5 Stelle, saremmo tutti potenzialmente a rischio. Dalla morte non si torna indietro!

Luca Scalise

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