05/06/2019

Eutanasia – Sylvie Menard è un monito per le Camere e per la Consulta

La dottoressa Sylvie Menard è la prova vivente che l’eutanasia e il testamento biologico non servono alla tutela dell’autodeterminazione dei malati...

La dottoressa Menard, ricercatrice oncologica ed ex allieva del prof. Veronesi, è oggi una testimone potente contro l’eutanasia (leggi qui l'articolo di approfondimento).

Fino a pochi anni fa era favorevole all’eutanasia e aveva persino redatto un testamento biologico.

Ma quando ha scoperto di avere un cancro inguaribile al midollo osseo, la sua prospettiva sulla vita e la morte è cambiata radicalmente. Ha deciso di vivere la sua vita fino in fondo ed è diventata una ferma oppositrice dell’eutanasia e del testamento biologico. La sua testimonianza è giunta fino a noi, in Italia, quando Pro Vita ha organizzato una conferenza stampa in parlamento, alla Camera dei Deputati, in cui hanno preso la parola insieme alla dottoressa Menard, altre persone che hanno vissuto quelle situazioni (lo stato vegetativo, il coma, la malattia grave) che sono spesso invocate nel dibattito a favore dell’eutanasia.

Insieme a Sylvie Menard, Roberto Panella, anche lui entrato in coma dopo un incidente, ha raccontato la sua lotta per la sopravvivenza e ribadito la dignità di ogni vita, anche quella che si trova in coma. La madre ha rivelato alcuni episodi spiacevoli riferiti al personale medico, di quando discutevano se lasciare morire Roberto in sua presenza. Ma Roberto recuperava progressivamente la coscienza: non dobbiamo sottovalutare la capacità di comprensione di chi apparentemente è “totalmente incosciente”.

C’era anche Pietro Crisafulli, fratello di Salvatore Crisafulli – la cui vita e il cui risveglio dallo stato vegetativo sono raccontati anche in un film, La voce negli occhi – che ha testimoniato di come abbia compreso l’assurdità dell’eutanasia proprio aiutando suo fratello: nonostante le gravissime condizioni psicofisiche, la sua vita era assolutamente “degna”. Nessuno è meno degno per le condizioni di disabilità.

In seguito, Sara Virgilio ha raccontato la sua storia: dopo un terribile incidente causato da un pirata della strada, lo stato di coma si è sommato a molte altre problematiche fisiche. Questo stato ha indotto i medici ha ritenere che al 99,9% Sara non ce l’avrebbe fatta, oppure, anche se fosse uscita dal coma, non ci sarebbero state possibilità di recuperare una vita “normale”. Molte persone, davanti a una prospettiva del genere, disporrebbero nelle proprie Dat di essere lasciati morire per disidratazione. Eppure la speranza dovrebbe essere sempre l’ultima a morire: Sara non solo è uscita dal coma, ma è riuscita a realizzarsi pienamente nella vita, sia nella sua carriera universitaria che professionale.

È intervenuto poi Max Tresoldi: la madre di lui ha raccontato come, dopo un gravissimo incidente, Max sia entrato in coma e poi in stato vegetativo. I genitori di Max l’hanno circondato di cure e hanno sempre cercato di comunicare con lui, anche se molti medici e infermieri continuavano a ripetere che “era inutile”. Max però si sveglia dallo stato vegetativo dopo dieci anni, e gradualmente comincia a comunicare con piccoli gesti. Il padre ha letto una lettera in cui, prima dell’incidente, Max aveva dichiarato di non voler vivere nell’ipotesi che si fosse trovato in uno stato di grave compromissione psicofisica: ma da quando a Max è toccato vivere effettivamente questa esperienza, dimostra sempre una forte voglia di vivere e una grande felicità.

Queste testimonianze smentiscono i presupposti che stanno alla base delle Dat e dell’eutanasia (anche omissiva): che ci siano vite “indegne di essere vissute”; che uno possa da “sano”, sapere in anticipo il suo atteggiamento di fronte a una grave malattia; che in coma e nello stato vegetativo “non ci sia niente da fare” e che il paziente sia come un corpo “;morto”.

Redazione

PS: Ci avevano segnalato (qui) che la dottoressa Menard era morta. Siamo veramente lieti di poter dare smentita: si trattava di un’omonimia. Ci auguriamo che questo sgradevole incidente sia di buon auspicio per la dottorssa Menard, e per la sua battaglia contro la malattia.

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.