16/07/2019

Pensando a Vincent Lambert

Pubblichiamo di seguito una delle tante lettere arrivate alla Redazione e inviate da Lettrici e Lettori sconcertati, addolorati (e anche arrabbiati) per l’uccisione di Vincent Lambert.

Cara Redazione,

nonostante i mass media non si siano dati molto da fare per far conoscere e sensibilizzare la collettività sul caso Lambert, l’uomo francese di 42 anni da circa dieci tetraplegico e allettato in seguito ad un incidente d’auto, la notizia grazie soprattutto alla mobilità dei suoi genitori, è giunta anche noi.
Al povero Vincent per la seconda volta nel giro di pochi mesi è stata negata la possibilità di vivere. “Non ha il diritto di vivere” né per lo Stato francese né per le lobby politiche eutanasiste.

Una decisione scellerata e priva di ogni qualsiasi moralità – umanità. Ci sarà un solo medico o politico il quale avrà il coraggio di affermare che Vincent non aveva il diritto di morire?
No, assolutamente no…ciò non accadrà mai, tale affermazione potrebbe svegliare le coscienze tiepide, intorpidite, liquide e disinteressate al bene comune degli onesti cittadini. Di Vincent si dicono altre cose, colorandole e zuccherandole come solo le grandi bugie del potere e della logica dei soldi sanno fare: si dirà allora che a Vincent non è stato negato il diritto di vivere, ma bensì gli è stato riconosciuto il diritto di liberarsi da un corpo malato che lo “imprigionava”; non si dirà mai che Vincent è stato eliminato perché non è più “utile”, né produttivo per la società; non si dirà mai che la “;dolce morte” di dolce non ha proprio nulla, visto che la morte per disidratazione è tra le più terribili che si possa patire…

Dicono che ha smesso di soffrire e che la sua non era più Vita.

Nel caldo di questo pomeriggio di solitudine la mia mente scorre veloce, anzi velocissima a Vincent, un uomo che non conosco e mai conoscerò. In una società alimentata dalla cultura dello scarto, una società della mercificazione dei corpi, delle identità liquide, dell’utilitarismo, della cultura della morte, non c’è spazio per Vincent, né per quelli che come lui soffrono nel corpo; non c’è posto per gli anziani perché ciò che conta oggi sono la forma e l’aspetto fisico; non c’è spazio per i bambini che hanno la “colpa” di avere la sindrome Down (per loro non c’è nemmeno bisogno di crearlo lo spazio, vedi l’esempio di qualche Paese nord europeo dove non ne nascono più grazie all’ “aborto preventivo”), e forse più avanti non ci sarà più spazio nemmeno per le mamme che hanno troppi figli,  per i pensionati, o per chi ha una voce fuori dal coro… chissà se i “corsi e ricorsi storici” di Giambattista Vico non porteranno a creare nuovamente dei lager dove rinchiudere e far morire gli indesiderati.

Non mi si accusi di catastrofismo, né complottismo, questa è l’amara e sconcertante delusione di chi come me oggi si accorge che la vita sta morendo giorno dopo giorno: Vincent, Eluana, Alfie ci ricordano quanto piccoli siamo agli occhi del mondo ma sempre fiduciosi di essere grandi per il Regno dei Cieli.

Santina Giuffrida

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