31/07/2018

Gender: per la Bulgaria è anticostituzionale

Niente ideologia gender in Bulgaria.

A deciderlo è stata la Coste costituzionale del Paese, che venerdì 27 luglio ha decretato – leggiamo su La Verità di domenica 29 luglio – che «il concetto di gender è anticostituzionale, dal momento che contraddice quella distinzione naturale tra i due sessi che la carta fondamentale bulgara riconosce e tutela».

La discussione sul tema era iniziata durante l’inverno, quando la Bulgaria era stata chiamata a ratificare la Convenzione di Istanbul, ossia il passepartout dell’ideologia gender: il Parlamento non sapeva con quale termine rendere il concetto di “gender“, che – secondo quanto affermato dai deputati – «non trova<va> corrispondenza nella realtà». Infine, a marzo, il primo ministro Boyko Borisov aveva dichiarato che la Bulgaria non avrebbe ratificato la Convenzione.

Da quel momento sono passati diversi mesi, segnati da una accesa discussione e dalle pressioni internazionali, ma ora la Corte costituzionale bulgara ha ribadito nero su bianco che non si può prescindere dal dato biologico, che vuole tutte le persone appartenenti all’uno o all’altro sesso: l’ideologia gender, calata dall’alto come «costrutto sociale», non ha ancoraggi con il dato di realtà, quindi non merita di essere tenuta in considerazione.

Insomma, se la parte occidentale del mondo – quella che si vanta di essere più “libera” e progredita – pare ormai succube dell’ideologia (gender, ma non solo...), dove sorge il sole pare che la capacità di approfondire le questioni secondo un’ottica antropocentrica sia ancora generalizzata, così come quella di distinguere il bene dal male.

«Nell’Est Europa – scrive Alfonso Piscitelli – più che a modificare le desinenze delle parole [il riferimento è a Laura Boldrini e alle sue polemiche sul lessico declinato al maschile, ndR] sono impegnati a difendere quella “grammatica strutturale” della società che da sempre si basa sulla distinzione tra il genere maschile e quello femminile».

Teresa Moro

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