25/04/2016

LGBT nel cinema, continua la propaganda: in uscita “Stonewall”

Come abbiamo avuto modo di sperimentare in questi anni, la lobby LGBT è una macchina economicamente potente, in grado di far propaganda in ogni ambito della vita pubblica.

Lo abbiamo imparato subendo le nuove pubblicità di grossi marchi (Tempo, Findus, Coca Cola, etc…), assistendo alla nascita di fiere ed eventi esclusivamente dedicati alla fetta di consumatori dai colori arcobaleno, vedendo proposti in Parlamento disegni di legge volti al riconoscimento di nuovi tipi di ‘famiglia’ (il ddl Cirinnà sta avanzando, nel silenzio dei più) e patendo i “richiami” di alcuni organi europei su questi temi.

Anche il cinema, come abbiamo più volte sottolineato, è rimasto imbrigliato nella rete propagandistica LGBT di cui si parla, proponendo film che non sembrano avere altro obiettivo se non quello di convincere lo spettatore che essere uomo o donna è una scelta (come “The danish girl”, di cui abbiamo parlato qui), oppure che il primo e il più urgente tra tutti i problemi socio culturali è la lotta all’omofobia.

A conferma di quanto detto, è stata programmata per il 5 maggio l’uscita in Italia del nuovo film “Stonewall (un remake del vecchio “Stonewall” del 1995), una pellicola per raccontare della rivolta omosessuale di New York del 1969. Si dice che in quegli anni la comunità gay vivesse in uno stato di emarginazione sociale, subendo attacchi e soprusi da parte della polizia che, accusandoli di ‘indecenza’, era solita irrompere in bar e locali gay arrestando i presenti.

La riproposizione, ai giorni nostri, degli episodi di Stonewall – che hanno visto la comunità LGBT contrapporsi in modo violento alla polizia, appellandosi all’orgoglio legato al proprio orientamento sessuale – lascia trasparire un invito a risollevarsi, a prendere esempio dai coraggiosi gay e transessuali americani del secolo scorso per annientare in modo definitivo quei residui di omofobia inaccettabili nel terzo millennio.

Una pellicola, per niente obiettiva nell’esposizione dei fatti dell’epoca.

LGBT_America-Latina_omosessualismoIl contesto storico e sociale attuale, poi, che è tutto fuorché omofobo.

Soprattutto nel nostro Paese, nei primi posti tra quelli più tolleranti al mondo su questi temi, con un disegno di legge già approvato al Senato che equiparerebbe la famiglia naturale alla coppia di persone dello stesso sesso (con l’eventuale figlio acquistato), che ha tra politici, presidenti di Regione, artisti , cantanti e intellettuali di successo attivisti LGBT o persone dichiaratamente omosessuali, la propaganda gay sembra proprio superflua.

Sulla pagina Facebook ufficiale del film  c’è un video che dovrebbe dimostrare “quanta strada ancora dobbiamo fare (questo ciò che viene detto nel cortometraggio). Sono stati filmati un uomo ed una donna (travestita da uomo) che si baciano pubblicamente, suscitando la reazione dei passanti, che talvolta si concedono commenti sull’opportunità di un simile gesto. Sorvolando sul fatto che, dal momento in cui l’obiettivo è uno spot contro l’omofobia, non sono stati presi in considerazione tutti i passanti ma solo quelli che hanno detto ciò che i promotori del film volevano sentirsi dire, non si può dimenticare che, in un Paese libero (proprio come lo vogliono gli attivisti di “Stonewall”), una persona ha tutto il diritto di esprimere il proprio dissenso circa l’opportunità di baciarsi appassionatamente in pubblico, sia per persone dello stesso sesso che di sesso opposto.

Di fronte alla continua campagna propagandistica di cui siamo vittime, possiamo almeno vederci riconosciuto il diritto di esprimere, in modo cortese e civile, tutto il nostro dissenso di fronte a questa imposizione di nuovi modelli ‘familiari’ e tutto il nostro apprezzamento verso l’unica, vera, naturale famiglia? Nel Paese dei diritti, mi sembrerebbe il minimo.

Elia Buizza


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