23/01/2013

Aborto, per il Vaticano resta un crimine gravissimo al pari dell’omicidio

L’aborto per i cattolici, compresi i politici, dovrebbe essere percepito come un crimine morale gravissimo, al pari dell’omicidio. I canonisti del Vaticano che si apprestano a celebrare i 30 anni dalla promulgazione del Codice di Diritto Canonico, riflettono su un tema che, in diversi Paesi, in passato, è stato al centro di feroci polemiche politiche.

In Messico, per esempio, l’episcopato locale ha esteso le pene previste dal Codice canonico – la scomunica latae sententiae per chi procura l’aborto – anche per i parlamentari (cattolici) che in Parlamento hanno dato il proprio voto a leggi contrarie alla vita.

«Il Codice attualmente in vigore in materia è molto chiaro ma non prende affatto in esame la categoria dei politici. Prevede la scomunica a chi procura l’aborto, senza scendere nel dettaglio. Tuttavia nulla vieta alle conferenze episcopali di legiferare nello specifico e introdurre la scomunica anche per loro» ha spiegato monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio dei testi legislativi, aggiungendo che la tendenza della giurisprudenza vaticana si sta orientando ad assegnare a questo delitto un peso maggiore di quanto non abbia ora, almeno a livello percettivo. «Il crimine dell’aborto e la sua gravità, andrebbero esplicitati meglio anche per fare in modo che possano avere una funzione educativa».

Perché mentre «la gravità dell’omicidio è palese a tutti, non sempre è così per l’interruzione volontaria di gravidanza, ritenuta dalle legislazioni civili un diritto, una possibilità. Insomma, per le nostre società l’aborto viene percepito come qualcosa di moralmente meno grave di un omicidio, mentre invece presenta diverse aggravanti, come il fatto che riguarda l’essere più indifeso che esista, la vita nascente». La Chiesa resterà, dunque, «ferma nella sua dottrina su questo delitto senza ipotizzare cambiamenti di nessun tipo».

Monsignor Arrieta interpellato su possibili crociate da parte della Chiesa per l’abolizione delle leggi abortiste si mostra assai cauto: «Noi sappiamo bene di vivere all’interno di società pluraliste dove convivono diverse visioni. A noi spetta solo di educare i cattolici e di fare capire loro la gravità di questo male».

di Franca Giansoldati

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