23/07/2013

Brasile: accoglie il Papa ampliando le possibilità di abortire

Il totalitarismo abortista del Partito dei Lavoratori (PT): pochi giorni dopo l’arrivo di Papa Francesco in Brasile, si generalizza la “profilassi della gravidanza” e il rinvio ai centri di aborto, con il pretesto di violenza sessuale. Non si ammette l’obiezione di coscienza.

Falliti i tentativi di depenalizzare l’aborto con il Piano Nazionale dei Diritti Umani e la riforma del Codice Penale proposta dal Senato, entrambe le Camere del Congresso brasiliano hanno approvato, con urgenza, il disegno di legge PLC 3/2013.

Il testo, approvato lo scorso 4 luglio, in attesa della promulgazione da parte della presidentessa Dilma Rousseff, non menziona esplicitamente l’aborto ma utilizza pretestuosamente la “preoccupazione verso le vittime di violenze sessuali” per obbligare tutti i centri sanitari a offrire, in questi casi, “attenzione urgente e integrale” e a “rinviare le vittime ai servizi di assistenza sociale” (art. 1).

La “attenzione immediata” include (art. 3) la “profilassi della gravidanza” e l’obbligo di “informare le vittime sui loro diritti”, eufemismi che si riferiscono alla contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo) e all’aborto.

Bisogna tenere in conto che il Ministro della Salute, durante il governo di Dilma Rousseff, mediante diverse “norme tecniche” eliminò la necessità di un’indagine della polizia o del giudice per accertare la violenza sessuale. Il disegno di legge approvato estende il concetto di “violenza” a “ogni relazione sessuale non consentita”, ed è sufficiente per affermarla anche la sola testimonianza della presunta vittima.

Il dettato legislativo estende a tutti i centri sanitari in Brasile i “servizi di aborto legale”, per i quali ci sono già un centinaio di ospedali autorizzati dal Ministero della Salute. Inoltre la legge obbliga anche gli enti religiosi e quelli che comunque sono contrari all’aborto per principio, escludendo l’obiezione di coscienza; essa obbliga anche i centri sanitari privi di servizi medici d’urgenza e quelli che non forniscono cure ginecologiche.

Soltanto il potere di veto esercitato dalla presidentessa eviterebbe questo ulteriore passo verso la legalizzazione dell’aborto. I vescovi avranno il coraggio di esigere il veto da Dilma Rousseff?

Fonte: “Noticias Globales”, Año XVI. Número 1079, 13/13. Gacetilla n° 1194

Festini

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