12/07/2013

Francia: i vescovi chiedono l’apertura di un dibattito pubblico sugli embrioni umani

Mentre continua in Francia l’iter legislativo della legge che vuole liberalizzare la ricerca sull’embrione umano, i vescovi chiedono l’apertura di un dibattito pubblico sulla questione che “conduca serenamente alla soluzione migliore”. La richiesta è stata formulata da mons. Pierre d’Ornellas, responsabile per le questioni di bioetica nella Conferenza episcopale, in una nota diffusa ieri alla vigilia della ripresa dell’esame della proposta all’Assemblea Nazionale.  L’obiettivo del provvedimento, già approvato in prima lettura dal Senato, è di modificare la Legge sulla bioetica del 2011 affinché la ricerca sull’embrione, vietata anche se con alcune deroghe, venga autorizzata come principio e a condizioni meno restrittive.  Nella nota mons. d’Ornellas osserva che quanto accaduto in questi ultimi mesi in Francia conferma quanto sia importante il dibattito pubblico su questioni che riguardano la vita della società. Il presule ricorda la positiva esperienza in questo senso degli Stati Generali della Bioetica convocati nel 2009 dall’allora Governo Fillon. “Ci sono solide ragioni – rileva – per cui tale dibattito si è risolto nel 2011 con la decisione di mantenere il divieto della ricerca sull’embrione umano e sulle cellule staminali embrionali”.  A lcuni vogliono che questa ricerca sia autorizzata, anche se regolamentata, “ma – sottolinea la nota – la posta in gioco è maggiore: con tale autorizzazione per la prima volta nel nostro ordinamento sarebbe legale usare l’essere umano!” . Questa è la ragione per la quale nel 2011 il Legislatore ha ritenuto necessario precisare che qualsiasi modifica legislativa sulla bioetica debba essere preceduta da un dibattito nella forma di Stati Generali. “Perché questa disposizione non dovrebbe applicarsi alla ricerca sugli embrioni umani?”, si chiede l’arcivescovo di Rennes, ricordando che la Chiesa, consapevole delle implicazioni sociali della bioetica, è sempre stata aperta al dialogo. “Il progresso – continua quindi la nota – non è mai tale se l’etica e la scienza non camminano insieme” e l’etica riconosce che l’embrione umano condivide la nostra umanità, “perché nessuna persona è tale senza essere prima stata un embrione”. Non rispettare questo “ecosistema umano”, ammonisce in conclusione il presule, “finisce prima o poi con il ritorcersi contro di noi”.

di Lisa Zengarini

Festini

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