31/10/2013

Francia: la propaganda transessualista del governo Hollande

In Francia, come riporta l’ “Observatoire de la théorie du Genre” in un articolo del 25 ottobre 2013, la teoria di genere viene supportata e promossa dal “Centre national du cinéma et de l’image animée” (CNC ) istituto pubblico dipendente direttamente dal Ministero della Cultura con il compito di sostenere e favorire il cinema e le arti visive nel paese. Tutto ciò è in linea con il programma di governo del primo ministro Hollande che proprio un anno fa, il 31 ottobre 2012, in vista dell’imminente entrata in vigore della “legge Taubira” sulle nozze e adozioni gay, pubblicò un documento di 13 pagine intitolato Programme d’actions gouvernemental contre les violences et les discriminations commises à raison de l’orientation sexuelle ou de l’identité de genre (Programma di azione governativa contro la violenza e la discriminazione commessi a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere) contenente le linee guida per la lotta contro l’omofobia, la promozione dei diversi orientamenti sessuali e dell’identità di genere all’interno della società francese.
In tale documento il governo socialista sottolinea il ruolo decisivo delle nuove generazioni nel processo di cambiamento della mentalità corrente e, parallelamente, l’importanza dell’azione congiunta da parte delle istituzioni, dichiarando che «la storia del movimento LGBT sarà rafforzata attraverso il Ministero della Cultura, che favorirà anche la raccolta e l’utilizzo di archivi sulle tematiche LGBT all’interno della propria rete nazionale e regionale con il monitoraggio e l’animazione».

In tale prospettiva, lo scorso 23 ottobre, con il sostegno del “CNC” è stato prodotto e trasmesso su “Arte“, emittente televisiva culturale franco-tedesca, un documentario sul tema della transessualità di Valérie Mitteaux, Fille ou garçon, mon sexe n’est pa mon genre, nel quale il regista racconta le storie, ambientate tra la Francia, gli Stati Uniti e la Spagna, di Lynnee, Rocco, Kaleb e Miguel, quattro transessuali nati femmine che oggi vivono come uomini.
L’intenzione implicita del regista è quella di abbattere i pregiudizi sociali circa la transessualità, attraverso le toccanti testimonianze personali dei quattro, cercando di suscitare nello spettatore un sentimento di comprensione e di accettazione del processo di cambiamento di genere intrapreso dai protagonisti.

Il messaggio principale del documentario, tuttavia, è chiaramente quello di rimuovere l’ormai superata distinzione uomo/donna e a tale proposito una dei quattro protagonisti del documentario, Kaleb transessuale parigina, dichiara: «Io sono un ragazzo trans, ma come tutti i ragazzi trans , ciò non mi impedisce di essere una femminista. Per me, il femminismo è cercare la parità di genere, ma anche avere la libertà di sfuggire alla classificazione uomo/donna. Finché i due generi rimarranno cosi chiusi, impenetrabili, vi sarà sempre uno dei due sessi che guarderà ai propri privilegi. E privilegi o no, siamo tutti sottoposti al genere». Sulla stessa linea il pensiero di Lynnee per la quale: «Le persone sono rassicurate dal fatto che ci sono le donne da una parte e gli uomini dall’altra, distruggiamo questa certezza. Nulla è costante tranne il cambiamento. E noi rappresentiamo questo cambiamento».
In queste ultime parole è evidente la carica relativista e distruttrice che si nasconde dietro alle rivendicazioni del movimento LGTBQ. Seconda tale visione, il genere non è altro che una pura costruzione sociale, qualcosa di forzatamente imposto dai nostri corpi maschili e femminili. In tale ottica i promotori della cosiddetta “teoria del gender”, negando la realtà del dato biologico, si pongono l’obiettivo di de-costruire il genere sulla base della personale percezione di sé che ciascuno è libero di darsi.
Dopo la “Carta della laicità“, affissa sulla facciata dei 55 mila edifici educativi di Francia, la propaganda ideologica del governo Hollande, guidata dal ministro dell’Istruzione Vincent Peillon, supportando e finanziando attraverso il “CNC” il documentario sulla transessualità di Valérie Mitteaux, Fille ou garçon, mon sexe n’est pa mon genre, dimostra di servirsi di tutti i mezzi a sua disposizione per promuovere nel paese la sua rivoluzione culturale.

di Rodolfo De Mattei

Festini

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