12/03/2013

La Santa Sede si oppone al diritto all’aborto. E viene trattata da Paese oscurantista

Quello che è passato sui media è che la Santa Sede, “insieme – ha scritto l’Agence France Press – all’Iran e ad altri stati religiosi”, ha resistito ai tentativi di una conferenza ONU per migliorare gli standard per prevenire la violenza sulle donne. La verità– al di là di quel fastidioso aggettivo religioso, che dà subito l’idea di come le religioni vogliano essere dipinte, ossia come antimoderne – è che alla Commissione Onu sullo Status delle donne dei gruppi di pressione hanno tentato di inserire nel documento finale la possibilità di aborto sotto la legge umanitaria, come diritto di riparazione in caso di stupro.

È solo l’ultima delle mosse della “neo lingua” dei diritti umani, che sotto la dicitura “diritti sessuali e riproduttivi” cerca in tutti i modi di far riconoscere a livello internazionale l’aborto come un diritto. Si lavora sulla cosmesi dei testi, inserendo frasi apparentemente innocue nei testi internazionali che però possono aprire a nuovi scenari. Andando persino oltre le politiche degli Stati sovrani.

Ad esempio, alla commissione sullo status delle donne, i delegati degli Stati Uniti hanno chiesto di riempire di nuovi contenuti le politiche ONU riguardanti le donne, sottolineando la necessità di procurare “servizi di salute sessuale e riproduttiva” in situazioni di conflitto, e quindi di porre questo diritto sotto la legge umanitaria. “Il linguaggio proposto – scrive Stefano Gennarini, esponente del Catholic Family and Human Rights Institute (C-Fam) – sembra sfidare le stesse leggi degli Stati Uniti, che proibiscono all’assistenza umanitaria di praticare l’aborto”.

E intanto, appena cominciati gli incontri, si era già arrivati ad una empasse. Dato che già all’ultima conferenza sul tema non si era raggiunto un accordo, la pressione sui delegati per un documento finale condiviso è altissima. Ma i delegati hanno già confidato che alla fine un consenso comune non ci sarà.

Anche perché i negoziati non sono stati facili, e hanno raggiunto vari momenti di tensione, specialmente quando qualche stato membro continua a rinfocolare gli animi proponendo un nuovo linguaggio controverso.

Durante questa sessione di due settimane sullo Status delle donne, i gruppi pro-aborto hanno sottolineato più volte che c’è un diritto all’aborto come riparazione in caso di stupro. E questo approccio ha avuto molto risalto nel periodo preparatorio della conferenza. Non è un caso.

Ma altre tensioni sono venute fuori quando diversi Stati membri dell’Onu hanno chiesto di cancellare il distico “diritti riproduttivi”, un termine ormai associato quasi automaticamente all’aborto che pure è stato parte delle discussioni negli incontri delle Nazioni Unite per almeno due decenni.

La dicitura “diritti riproduttivi” è stata così eliminata dal documento finale di una conferenza Onu sullo sviluppo che si è tenuta lo scorso anno a Rio de Janeiro. Il Brasile si è sentito in qualche modo preso in contropiede e, forse nel tentativo di riparare, i delegati brasiliani stanno chiedendo di creare un nuovo diritto sessuale riproduttivo.

È solo immagine, perché la causa è ormai persa. Tanto che Michelle Bachelet, a capo delle UN Women Agency, sebbene non faccia altro che parlare di “diritti riproduttivi” ogni qual volta ne abbia l’occasione in un dibattito pubblico, ha fatto sapere che “pur di raggiungere un consenso” sullo Status delle donne sarebbe disposta ad “accettare un compromesso, ed anche eventualmente ad escludere il termine” .

L’impianto dei diritti di salute riproduttiva è messo in discussione da una proposta portata avanti dal gruppo degli Stati africani, che risponde in qualche modo al documento promosso dagli Stati Uniti e dalle delegazioni europee che puntava a dare ampie possibilità agli Stati sovrani di “implementare” le politiche in favore delle donne, in modo da fare sì che ogni Stato potesse inserire all’interno delle sue legislazioni la possibilità di accesso ai diritti sessuali e riproduttivi, ed eventualmente cominciare una pressione dal basso per il riconoscimento di questi diritti a livello internazionale.

Con un linguaggio simile, le nazioni africane hanno riconosciuto il diritto sovrano di ogni nazione di “implementare” politiche in accordo con le loro tradizioni, religioni e culture, una apertura che utilizza un linguaggio comune nella storia delle negoziazioni Onu sulle politiche sociali, che ribalta la questione: a nessuno Stato può essere imposto dall’alto il riconoscimento di un diritto, se questo non si accorda con la sua cultura.

Non solo. Nei paragrafi più significativi del documento sottolineano che “tradizione religione e cultura non possono essere usati per difendere gli abusi dei diritti umani”.

Bachelet non è rimasta contenta di questa negoziazione, e – in un incontro dello scorso martedì – ha sottolineato come “cultura, tradizione e religione non possono essere usati come una scusa, perché nessuna cultura o religione davvero supporta la violenza contro le donne”, parole che sono poi finite nel negoziato sul documento sullo status delle donne. E il ministro norvegese sulla Eguaglianza dei Sessi Inga Marte Thorkildsen ha sottolineato che “la violenza contro le donne deve essere considerata come una questione di diritti umani e non ha niente a che fare con la cultura e con la religione”. Thorkildsen ha poi attaccato: “Il Vaticano, le forze conservatrici religiose negli Stati Uniti e in Europa, le Nazioni islamiche e cattoliche stanno unendo le forze per fermare le donne dall’ottenere i diritti sessuali”.

Ma che i gruppi pro-aborto siano in difficoltà si può notare dai loro tweet. Ad esempio,  Francoise Girard, presidente delle International Women’s Health Coalition, ha presentato in maniera errata le posizioni delle delegazioni nei suoi tweet, stando a quanto ha dichiarato una persona che ha partecipato ai negoziati alla C-Fam.

E lo testimonia anche il velenoso articolo di Agence France Press, che attacca la Santa Sede, la Russia e l’Iran per aver sostenuto la posizione del gruppo africano.

di Andrea Gagliarducci

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