11/02/2014

Legge contro l’omofobia

È in corso di approvazione anche nel Parlamento italiano la cosiddetta legge contro l’omofobia: sappiamo di cosa si tratta? Abbiamo percepito l’urgenza e la necessità di approfondire?
E che idea ci siamo fatti a riguardo?
Cercheremo di approfondire e capire chi la promuove e quali concrete ricadute su noi e sui nostri figli avrà una simile azione del legislatore.

Partiamo dal termine: “omofobia”. La proposta di legge, così come ogni legge, vuole identificare un reato, circoscriverlo, definirlo e sanzionarlo per reprimerne la reiterazione. Il primo elemento da sottolineare è che oggetto della repressione del legislatore è niente meno che una “fobia”. Ciò appare davvero singolare: come è possibile sanzionare un sentimento, un’avversione istintiva o, come in psichiatria, un disturbo psichico, qual è la fobia?
Ogni legge, per sua natura, deve avere per oggetto fatti concreti e chiaramente identificabili, non paure o istinti che aprono voragini alla soggettiva interpretazione del giudice ed esercitano una gravissima violazione della parte più sacra di ogni cittadino nei confronti dello Stato che è la libertà e più precisamente la libertà di pensiero. A meno che… a meno che non si voglia, di fatto, esercitare una forzatura tipica dei regimi totalitari ad ogni latitudine per la quale, tramite una legge, si intenda “rieducare” un intero popolo, la sua cultura, orientandolo verso nuove visioni interpretative della realtà introdotte da una certa “intellighenzia illuminata”. Infatti qui non si tratta di sanzionare reati oggettivi contro la persona, qualunque essa sia, per i quali il nostro ordinamento già prevede le necessarie misure, ma addirittura di punire un istinto e di prevedere una fattispecie per una specifica categoria di cittadini identificata con le proprie preferenze sessuali.
Esiste, in verità, ad esempio, il reato di istigazione all’odio razziale o l’apologia del fascismo in cui si va a sanzionare delle posizioni personali tese ad incitare all’odio e alla violenza verso, nello specifico, gli ebrei. Ciò è possibile solo considerando la recente storia passata e ciò che realmente è accaduto al popolo semita. Infatti, giustamente, nessuno uomo dovrebbe essere oggetto di violenza o discriminazione . Ma nel caso dell’omofobia siamo su tutt’altro terreno.

C’È UN VERO ALLARME SOCIALE?
È proprio vero che dalla nostra società emerge odio, avversione o ripulsa, più o meno sottile, nei confronti del mondo omosessuale, tale da giustificare una legge ad hoc? Siamo proprio sicuri che gli omosessuali sono oggetto di gravi violenze e discriminazioni a motivo della loro preferenza sessuale?
Lo scorso 4 giugno, l’indipendente Pew Research Center ha pubblicato un rapporto che indica l’Italia l’ottavo Paese più tollerante al mondo nei confronti dell’omosessualità, a pari merito con l’Argentina. Non solo, secondo la ricerca del think tank americano, l’Italia si piazza al quarto posto mondiale – dietro Corea del Sud, Stati Uniti e Canada – tra i Paesi che hanno fatto i più grandi passi avanti nell’accettazione dell’omosessualità negli ultimi sei anni.
Circa un mese fa il Governo Italiano ha diffuso i dati del rapporto dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (Oscad, incardinato nell’ambito del dipartimento della sicurezza – direzione centrale della Polizia criminale, organismo interforze composto dai rappresentanti della Polizia di Stato e dei Carabinieri) da cui si documenta che in 3 anni di osservazione i reati accertati risultano ben …83! Di questi il 42,17% riguarda offese e insulti.
Per la Francia la musica non cambia.
Ipotizziamo anche che vi sia una parte di violenze non denunciate: ciò giustifica un allarme sociale tale da invocare una legge ad hoc? Secondo i promotori della legge parrebbe di sì. Fino al punto da introdurre l’omofobia – omofobia e non un reato concreto contro la persona – quale fattispecie specifica all’interno della “legge Mancino”, quella nata per inasprire le pene per reati tipo terrorismo, mafia, e violenza razziale. Non solo, ma la legge sta seguendo in Parlamento un iter privilegiato riconoscendo all’omofobia un’urgenza nel legiferare ben superiore a quella richiesta dalla crisi economica e occupazionale, per cui i parlamentari sono stati ripetutamente chiamati a votare la legge in sessione notturna… quando molti onorevoli sono altrove e i riflettori dei media sono particolarmente distratti!!!

INTERVENTO DEI MEDIA
E qui consideriamo un altro aspetto: cosa dicono i media?
Occorre essere minimamente attenti per ravvisare un duplice, palese atteggiamento: mentre da un lato pressoché nulla dicono intorno all’iter della legge e a tutte le conseguenze di essa, dall’altro sono pronte a stracciarsi le vesti per ogni presunto episodio di omofobia, in genere prendendo anche sonore cantonate, opportunamente mai smentite quando successivamente i giudizi espressi si sono rivelati infondati.
Riguardo il peso e la pressione dei media vale la pena evidenziare un caso emblematico che è quello di Guido Barilla. Il patron della nota industria italiana, rispondendo ad una domanda provocatoria alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”, disse semplicemente che per lui la famiglia era quella naturale: madre, padre e figli. E che dunque la pubblicità dei suoi prodotti non avrebbe mai visto il coinvolgimento di forme di “famiglia” di altro tipo. Si scatenò il finimondo. A livello internazionale, sui media e social network, esplose la protesta contro le affermazioni del signor Barilla ritenute omofobe e gravemente discriminatorie. Al punto da invocare anche un boicottaggio dei suoi prodotti. Senza entrare nel merito di una decisione assai discutibile sotto molteplici punti di vista, non ultimo quello meramente economico, ricordiamo che il signor Barilla volle ritrattare pubblicamente le sue affermazioni facendo, anche per mezzo di un video su Youtube, pubblica ammenda. Chiese scusa, accusò se stesso di ignoranza e si dichiarò subito aperto ad essere rieducato ad apprezzare le “nuove forme di famiglia”. Dopo poco assunse nella sua azienda uno dei più autorevoli esponenti del mondo LGBT ( Lesbian Gender Bisexual Transgender) con il compito di occuparsi in prima persona di questo aspetto all’interno delle politiche di comunicazioni della Barilla. Tutto ciò è avvenuto in assenza della legge in discussione, possiamo immaginare cosa avverrà con il supporto di una legge specifica?
Inoltre è interessante osservare come la manifestazione della Manif Pour Tous Italia tenutasi a metà gennaio di quest’anno a Roma, in cui hanno preso parte oltre 4.000 persone, sia passata sotto silenzio su giornali e tv. Incredibilmente non un servizio né qualche colonna sui quotidiani.
Ma una ragione c’è. Per comprenderla basta approfondire questo articolo e scoprire che, in seguito ad un documento tecnicamente incredibile pubblicato il 13 dicembre scorso intitolato «Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT» i giornalisti che non si piegheranno ai diktat dell’UNAR sono a rischio di denuncia e di galera.
Il disegno di legge e la sottocultura che lo sottende, costringono a manipolare la realtà per aggiustarla alle tragicomiche conseguenze di una visione che non ha riscontri nella realtà. Accenniamo solo superficialmente ad alcune delle conseguenze assurde, irrazionali, folli, ridicole, che smascherano la menzogna delle teorie gender e di tutti i conseguenti provvedimenti anti omofobia. Uno fra tutti: scrivere padre e madre sui documenti ufficiali nelle amministrazioni pubbliche o nelle scuole sarebbe discriminatorio verso potenziali famiglie omogenitoriali. Dunque via i due termini e siano sostituiti con i più politicamente corretti “genitore 1- genitore 2”.
Successivamente alcuni hanno ritenuto discriminatorio il genitore 2 rispetto all’1 e così hanno proposto di inserire un più equo “genitore – altro genitore”. È proprio vero che il sonno della ragione genera mostri…e nessuno si domanda quali ripercussioni si potranno avere sui figli, i più piccoli ed indifesi che non hanno tutela né voce per dire il loro disagio rispetto ad una realtà evidente fatta di padre e madre, che qualcuno vuole stravolgere negando la natura e le caratteristiche sessuali che ci sono donate e che non ci siamo costruiti addosso da soli.

OMOFOBIA O OMOFILIA?
Tornando alla legge ci domandiamo: cosa dice e quale sanzioni prevede?
La legge vuole sanzionare fino alla reclusione ogni manifestazione di non approvazione verso l’omosessualità intesa come stile di vita, fino al pensiero se ritenuto omofobo.
Così, ad esempio diventerebbe proibito affermare pubblicamente, magari in chiesa durante un’omelia, che la pratica omosessuale è disordinata e contro natura. Sarebbe proibito dissentire dalla possibilità che degli omosessuali adottino bambini o si sposino. Sembra impossibile?
Eppure all’estero è già così. Francia, Croazia, Inghilterra, Paesi in genere del nord Europa o stati nordamericani, più altri stati sparsi nel mondo, hanno già nel loro ordinamento leggi simili a quella in discussione in Italia.
L’Italia è solo l’ultima frontiera nella battaglia messa in campo per la diffusione delle leggi anti omofobia. In Francia, ad esempio, con Hollande è stata imposta con un vero e proprio colpo di mano la legge Taubira, fotocopia di quella in discussione in Italia, per la quale già molti cittadini d’oltralpe hanno conosciuto le patrie galere.
E per quali efferati delitti? Per aver indossato una felpa riproducente una famiglia stilizzata mamma, papà e due bambini che si tengono per mano, simbolo della Manif Pour Tous, ritenuto offensivo e discriminatorio; o per aver osato, un gruppo sparuto di pochissime decine di uomini donne e bambini, criticare pacificamente il ministro (Francia arrestano chi manifesta contro le nozze gay, Al parco con la felpa pro-famiglia e anti-nozze gay fermato: tenuta contro i buoni costumi, La Francia di Hollande usa il pugno di ferro solo con la Manif).
O in Inghilterra dove due predicatori sono stati sanzionati per aver proposto passi della Sacra Scrittura sull’argomento (Anche San Paolo è omofobo?) .
In Croazia poi, con l’avvento al potere dei post-comunisti, la pseudo cultura che sostiene codeste posizioni è andata anche oltre fino a partorire un programma di rieducazione di massa su omosessualità e teorie gender, a cominciare dai bambini, per il quale nelle scuole di ogni ordine e grado prevedono corsi obbligatori per ipersessualizzare ogni bambino e per promuovere l’omosessualità sconfinando nella pedofilia (Sesso a scuola, dalla Croazia una bella lezione, Educazione sessuale? Dietro c’è la lobby dei pedofili).

Ma nel frattempo, nell’assordante silenzio di politici e media, c’è qualcuno che prova ad opporsi?
La Manif Pour Tous e le Sentinelle in piedi.
Sono le due maggiori iniziative popolari contro la legge, nate entrambe in Francia. Sotto la sigla Manif Pour Tous (manifesto per tutti) sono raccolte le più diverse sigle dell’associazionismo francese che vanno dai cattolici fino ad associazioni di omosessuali che si battono uniti contro una legge che persino questi ultimi reputano liberticida .
Manifestazioni della Manif di milioni di francesi sono state incredibilmente ignorate dal governo che ha proceduto a testa bassa verso i proprio obbiettivi. In seguito, pur avendo avuto atteggiamenti assolutamente pacifici, la Manif è stata trattata peggio di associazioni estremiste, fino all’arresto di alcuni suoi membri colpevoli unicamente di aver pacificamente manifestato il proprio dissenso. Addirittura è poi diventato proibito manifestare contro la legge in oggetto essendo ritenuta un’aperta manifestazione di omofobia.
In seguito sono nate le “Sentinelle in piedi”, un modo, se possibile, ancora più marcatamente non violento. Sono persone che si radunano in una piazza sostando ferme in piedi a pochi metri le une dalle altre in assoluto silenzio, meditando, pregando o leggendo un libro.
Anche da noi sono sorti analoghi movimenti che si richiamano apertamente alle iniziative francesi sposandone in toto i modi e i termini e adottando il medesimo nome. E già ci sono state iniziative, soprattutto al nord e a Roma della Manif Pour Tous Italia e delle Sentinelle in Piedi. E a Bergamo sono state già ora oggetto di aggressione da parte di gruppi di facinorosi e questo senza che vi sia ancora una legge specifica.
Così come è stato registrato un intervento di disturbo violento e di stampo squadrista contro una semplice conferenza di approfondimento sul disegno di legge, tenuto in un teatro parrocchiale.
In proposito, vale la pena segnalare un episodio drammatico accaduto in Argentina poco più di un mese fa. Nel corso di un dibattito di alcuni giorni, con il patrocinio del comune, sui temi legati al mondo dell’omosessualità, o per meglio dire legati all’ideologia gay che è tutt’altra cosa, i promotori del movimento LGBT (Lesbian Gender Bisexual Transgender), hanno ritenuto di dover manifestare le propria critica contro la Chiesa specie su aborto e omosessualità attaccando la cattedrale della città allo scopo dichiarato di profanarla.
Un video drammatico e commovente su Youtube che non può non essere visionato, mostra un cordone di giovani cattolici inermi serrato intorno alle mura della cattedrale mentre all’interno il Vescovo e circa 600 persone pregavano intensamente. Cosa accadeva all’esterno?
Qualche centinaio di LGBT, per lo più donne attaccavano provocando e sbeffeggiavano con violenza i ragazzi serrati a difesa della cattedrale. Le immagini sono più eloquenti di qualsiasi considerazione.

A CHI GIOVA?
Siamo dunque di fronte ad un movimento di internazionalizzazione forzata della visione omosessualista e pansessualista di tipo gender, che si è scatenata quasi improvvisamente negli ultimissimi anni, se non mesi.
Ma a che scopo e a chi giova e chi tira le fila di questa iniziativa?
È evidente che non si tratta tanto di un movimento di popolo quanto di una sollevazione provocata ad arte a livello internazionale per l’affermazione delle teorie gender volte a scardinare alla radice la nostra società attaccando la cellula naturale e fondamentale che è la famiglia. Potenti e facoltose lobby internazionali finanziano tali iniziative che piovono dall’alto partorite dalle “elite” più radicali per essere acriticamente e non di rado incoscientemente accolte da buona parte delle persone a causa delle ormai ridotte capacità critiche, sull’onda del “che male c’è?”.
È estremamente interessante considerare la lucida lettura che la tedesca Gabriele Kuby offre alla nostra attenzione. Kuby, ex sessantottina poi convertita al Cattolicesimo, conosce dal di dentro certi ambienti e nell’articolo pubblicato su Tempi introduce a riconoscere le radici di un vero e proprio attacco alla democrazia e alla libertà attraverso l’esaltazione della libertà assoluta, che poi vera libertà non è.
Si tratta di un film già visto e il regista è sempre lo stesso: il Potere; non identificato immediatamente con il potere politico ma inteso come quella cultura dominante, sempre radicalmente nemica dell’uomo, per non dire distruttiva, di cui talvolta lo stesso potere politico diventa il volto più evidente e il braccio operativo.
Anche solo nei secoli recenti, dalla Rivoluzione Francese, passando per i totalitarismi di destra e sinistra, possiamo rintracciare lo stesso schema operativo: il connubio delle elite culturali, economiche e politiche, nettamente minoritarie nella società, che propugnano presso il popolo le loro distruttive teorie, sempre ben confezionate rivestendole di astratti valori e spirito umanitario. Nel nostro caso con la difesa dei presunti violati diritti degli omosessuali e della difesa della libertà assoluta. In seguito impongono leggi che man mano riducono la libertà; ma sempre per una “buona causa”. Naturalmente la forza del Potere è tutta nella debolezza del popolo. E la debolezza del popolo è direttamente proporzionale alla rinuncia all’esercizio della ragione e della libertà.
Nella nostra società il maggior nemico del Potere è il cristiano e la Chiesa, l’unica che da sempre difende l’uomo nella sua integrità e educa al corretto uso della ragione e alla vera libertà, proprio perché desidera che l’uomo sia felice e lo sia completamente.
Per questo l’attuale disegno di legge contro l’omofobia mira, nel suo primo ed immediato effetto, a silenziare la Chiesa Cattolica e distruggere la famiglia naturale, quale nucleo fondante la società in virtù di una moda di pensiero, quella del “fare ciò che voglio, ciò che mi sento” dentro la sottile visione di essere padrone della propria vita.
Se dietro il dibattito sulla repressione dell’omofobia non si innestano atteggiamenti ideologici e soprattutto anticlericali, lo si dimostri. Difatti gli strumenti di tutela per ogni individuo sono già presenti nel nostro ordinamento, non vi è la necessità di introdurre questa tutela rafforzata per omosessuali e transessuali; mentre così facendo si vuole fare passare l’idea che le persone omosessuali siano una categoria di soggetti “svantaggiati”, a cui la legge deve riservare un trattamento di favore.
Se sull’orientamento sessuale sarebbe possibile, in teoria, arrivare a una definizione giuridicamente valida, la definizione di identità di genere quale «percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico» introduce un elemento di assoluta soggettività, difficilmente compatibile con il fondamentale principio della certezza del diritto. Proprio per questa soggettività, non è condivisibile l’introduzione di una tutela rafforzata – appunto “soggettiva” – per le persone omosessuali o transessuali; si ricorda soltanto che l’articolo 3 della Costituzione ci definisce tutti uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
C’è bisogno di altro? Dobbiamo chiedere altro alla legge? Ma allora perché questa battaglia non viene intrapresa anche per le migliaia di martiri cristiani uccisi nel mondo a causa della loro fede? Non è una discriminazione anche quella? Eppure se ne parla veramente poco!

QUESTA È LIBERTÀ?
Occorre domandarci: quanto sta accadendo cosa dice a noi e a cosa ci richiama e spinge?
Innanzitutto è un richiamo ad essere desti. E chi fino ad ora non si è accorto di nulla dovrebbe porre a se stesso qualche domanda. Prendere sul serio la questione è un’urgenza reclamata dalla ragione, ben più urgente della crisi economica, anzi, in fondo ne è in qualche misura uno dei presupposti, dato che è innegabile che una crisi economica prende le mosse da una crisi di valori e diritti umani.
La difesa della verità dell’uomo, della natura dell’uomo, della nostra cultura, della democrazia e della libertà è un compito, un imperativo della coscienza ed una carità a cui noi per primi non possiamo sottrarci, proprio perché si vuole minare la radice dell’uomo, la sua natura più profonda che si manifesta con tutta la sua evidenza sin dalla nascita quando i genitori scoprono con i loro occhi il sesso del loro piccolo.
E poi un primo riverbero di questa legge sarebbe un’iniziativa contro i nostri figli nelle scuole; difatti programmi di educazione sessuale, ma sarebbe meglio dire di “rieducazione”, sono già previsti nel disegno di legge e già indicati e finanziati dalla comunità europea, oltre che saranno gestiti dalle organizzazioni del panorama Lgbt.
Nessuno di noi intende sparlare o sminuire il disagio interiore che un uomo può vivere nel momento in cui è confuso e si perde nella realtà, anche sessuale, che vive.
Quello che invece desideriamo far emergere è proprio l’esatto contrario, è proprio la difesa della vita nella sua interezza, specie di chi si sente emarginato a motivo del suo orientamento sessuale; vogliamo dire che non è l’ideologia del “fare ciò che voglio di me stesso” a poter sfamare quell’inquietudine che alberga nel cuore di ciascuno, che ci può spingere a cercare sempre “cose nuove”, per soddisfare quella mancanza. Quell’inquietudine non va fuggita, non va dimenticata o “attappata” con nuove emozioni, ma va assecondata, va seguita lealmente fino a condurci a chi genera la nostra vita, a chi ce la dona per primo, così com’è, uomo o donna che sia.
L’evidente stortura di voler fare passare come un fatto concreto, quindi tutelabile dalla legge, la mera percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico, può condurre solo alla follia, cioè alla negazione della realtà, alla fuga dalla vita per costruire un castello di sabbia dentro cui rifugiarsi finché si può…e questa è libertà? Ed inoltre chiedere una legge che tuteli questa percezione può condurre solo al relativismo più totale, all’incertezza del diritto! Come si fa a qualificare valida una percezione tanto da poter essere legiferata?
Esiste già una legge, a partire dalla nostra Costituzione, che difende l’uomo in tutti i suoi ambiti e lo tutela in caso di lesione dei suoi diritti fondamentali, basta rispettarla… perché si vuole far credere che il contrario? Perché si vuole negare la natura dell’uomo?
Concludiamo con le parole di papa Francesco che commentando il Vangelo Mt 5,13.14, ha continuato a sostenere la coscienza di quello che come cristiani, tutti, siamo chiamati ad essere e proprio in questo modo possiamo ostacolare questa mentalità corrotta, questo clima di paura e di tristezza che ci assedia dappertutto:
“«Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo» . Questo ci stupisce un po’, se pensiamo a chi aveva davanti Gesù quando diceva queste parole. Chi erano quei discepoli? Erano pescatori, gente semplice… Ma Gesù li guarda con gli occhi di Dio, e la sua affermazione si capisce proprio come conseguenza delle Beatitudini. Egli vuole dire: se sarete poveri in spirito, se sarete miti, se sarete puri di cuore, se sarete misericordiosi… voi sarete il sale della terra e la luce del mondo! Per comprendere meglio queste immagini, teniamo presente che la Legge ebraica prescriveva di mettere un po’ di sale sopra ogni offerta presentata a Dio, come segno di alleanza. La luce, poi, per Israele era il simbolo della rivelazione messianica che trionfa sulle tenebre del paganesimo. I cristiani, nuovo Israele, ricevono dunque una missione nei confronti di tutti gli uomini: con la fede e con la carità possono orientare, consacrare, rendere feconda l’umanità. Tutti noi battezzati siamo discepoli missionari e siamo chiamati a diventare nel mondo un vangelo vivente: con una vita santa daremo “sapore” ai diversi ambienti e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce di Cristo con la testimonianza di una carità genuina”.

Fonte: Fides Vita

Festini

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