18/03/2017

Aborto: così si combatte la povertà in Bolivia?

Lo Stato può ammettere l’aborto motivato unicamente dalla povertà?

In un Paese civile la politica dovrebbe adoperarsi per rimuovere le cause di indigenza della popolazione e promuovere il rispetto del diritto alla vita, specie dei bambini innocenti e indifesi, non ancora nati.

Ma non sembra essere questa la linea seguita dalla Bolivia. Certo, in teoria il presidente Evo Morales ed il suo vice, Álvaro García Linera, tuonano contro lo sfruttamento, rivendicano la sovranità nazionale e si proclamano difensori dei poveri e protettori dei popoli indigeni, però di fatto assecondano l’agenda della lobby abortista internazionale e si sottomettono al Nuovo Ordine Mondiale (lo abbiamo visto anche nel caso dell’ideologia gender, che però non ha trovato il favore del popolo, quello vero).

È in questo senso che si spiega il progetto di legge presentato all’Assemblea legislativa plurinazionale di Bolivia, che chiede la depenalizzazione dell’aborto in nove casi. Attualmente l’omicidio dei bambini è ammesso “soltanto” quando ci si trova di fronte ad uno stupro, ad un incesto o ad un pericolo per la vita della madre.

Se però la nuova norma fosse approvata, verrebbe modificato il Codice penale e l’aborto sarebbe consentito fino ad otto settimane di gravidanza in quattro fattispecie: quando la donna si trova in una situazione di estrema povertà, quando non disponga delle risorse economiche sufficienti a mantenere il bambino, quando abbia già due o più figli o quando sia minorenne.

In altri cinque casi invece l’aborto sarebbe ammesso sempre, senza limiti di tempo:  pericolo per la vita della mamma, malformazione del bambino, stupro, incesto e nei casi in cui a restare incinta è una bambina o un’adolescente.

Da notare che per abortire sarà sufficiente compilare e firmare un modulo in cui si dà il proprio consenso e si spiega la ragione della scelta. Non solo. Non pare essere contemplata l’obiezione di coscienza: i medici infatti non potranno rifiutarsi di praticare l’aborto.

Non è difficile immaginare la strage di innocenti che ne verrà fuori.

E se il vicepresidente García Linera, facendosi scudo – a suo uso e consumo – di papa Francesco, ha dichiarato che la riforma del Codice penale cerca un nuovo equilibrio tra valori religiosi ed etici riguardo ai temi della vita e della procreazione, la Conferenza episcopale boliviana ha già manifestato la sua netta opposizione verso questo barbaro disegno di legge che non solo viola i diritti umani (specie dei poveri), ma è pure in palese contrasto con la Costituzione, secondo la quale il diritto alla vita va riconosciuto e protetto sin dal concepimento.

Ecco come vogliono aiutare le donne in difficoltà i populisti latinoamericani di sinistra...

Federico Catani

Fonte: La Tercera


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