28/08/2018

Aborto domestico anche in Inghilterra. Per le donne?

L’Inghilterra intende modificare la normativa vigente in materia di aborto farmacologico, con RU486, già di per sé 10 volte più mortalmente rischioso per la donna dell’aborto chirurgico.

L’intento è quello di fare in modo che la donna possa assumere a casa la seconda pillola (il Misoprostol) prevista dal protocollo abortivo: dopo circa 24/48 ore dall’assunzione della prima pillola, il Mifespristone che blocca il progesterone e fa morire di fame il bambino nel grembo materno (il termine “embrione”, per quanto scientificamente corretto – a differenza di definizioni stravaganti quali “grumo di cellule -, non rende conto in maniera piena dell’umanità del concepito), la donna deve infatti assumere questo secondo “farmaco” (che non si sa bene cosa curi...), che induce le contrazioni e porta all’espulsione del corpo del piccolino.

Nel fare questa proposta, l’Inghilterra segue l’esempio di Scozia e Galles.

La seconda fase dell’aborto con RU486che volendo può essere bloccata con l’Abortion Pill Reversalè delicatissima dal punto di vista fisico, perché può comportare dolori talvolta anche molto forti, capogiri, nausee, rischio di emorragie importanti, che possono andare a sommarsi alle conseguenze fisiche già innestate dall’assunzione del Mifespristone, già certificato responsabile di 22 morti accertate in America. Ma è una fase delicata anche dal punto di vista psicologico perché non sono remote le possibilità che la donna possa vedere con i propri occhi il figlio che ha ucciso: un figlio che, a circa otto settimane di gestazione, è ben riconoscibile nelle sue qualità anche fisiche di essere umano (sul fatto che sia un essere umano sin dal concepimento, non torniamo).

Insomma, sintetizzando, con questa nuova proposta l’Inghilterra vuole lasciare sola la donna durante l’aborto più di quanto non lo sia già ora, data la totale assenza del padre e l’ancora scarso sostegno alla maternità a livello sociale ed economico. E lo fa con quel falso senso di solidarietà per cui – come riporta la BBC – è meglio «evitare alle pazienti un secondo viaggio in clinica, e soprattutto, scongiurare il rischio che l’espulsione cominci durante il trasferimento fra ospedale e domicilio». Meglio abortire nel segreto, laddove Pilato può lavarsene le mani della morte e pensare di stare dalla parte del giusto.

Femministe, aspettiamo una vostra parola sul tema. Voi, che avete lottato per far uscire l’aborto dalla clandestinità, cosa dite e fate ora che lo si vuole riportare tra le mura domestiche? È questa la “dignità della donna” e la sua “autodeterminazione” per cui avete tanto lottato? E ci limitiamo, in questo caso, a interpellarvi sulla madre, tralasciando volutamente il capitolo per cui tanti di quei piccoli esseri umani abortiti (il 50%, stando alla media) sono donne proprio quanto voi e me...

Giulia Tanel 

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