05/05/2016

Aborto e matrimonio gay, per il momento, lontani dal Perù

No all’aborto e no alle unioni gay. In vista del ballottaggio che il prossimo 5 giugno deciderà chi sarà il nuovo presidente del Perù, la candidata conservatrice di Fuerza Popular, Keiko Fujimori, si è impegnata a difendere la vita sin dal concepimento e la famiglia naturale.

Durante un incontro con i leader evangelici peruviani, Fujimori ha firmato un patto in cui promette solennemente di non promuovere alcuna legge che introduca l’aborto e le unioni per coppie dello stesso sesso nel Paese. Questo, ovviamente, nel caso in cui vincesse le elezioni.

Non sappiamo se la candidata di Fuerza Popular è sincera o meno. E non sappiamo se manterrà gli accordi. Solo pochi mesi fa, ad esempio, in una conferenza all’università di Harvard, pur avendo esposto la sua assoluta contrarietà alle adozioni omosessuali, aveva sostenuto di essere favorevole alle unioni gay per quel che riguardava la regolamentazione dei diritti patrimoniali. Ora invece la sua posizione sembra molto più netta. E ovviamente c’è da rallegrarsi. Del resto, questo è anche il segno della grande influenza esercitata dai vari gruppi e associazioni che lottano quotidianamente per difendere la vita e la famiglia (ne abbiamo già parlato), e da iniziative come l’imponente Marcha por la Vida di Lima.

Anche per quanto riguarda l’aborto, la Fujimori ha ribadito la sua totale opposizione all’aborto. L’unico caso in cui può essere ammesso sarebbe per salvare la vita della madre. Su questo punto, però, bisogna fare attenzione perché qualora si iniziasse a legiferare si aprirebbe una spaventosa falla nella diga con una conseguente cascata di abusi: infatti non è lecito uccidere il bambino per salvare la madre. Quel che è possibile è salvare la mamma ed avere, come effetto collaterale, non voluto, la morte del bimbo. Ma qui si entra in dettagli medici e di buon senso, da sempre riconosciuti negli ordinamenti che tutelano il diritto alla vita e sui quali non è il caso di intervenire con nuove normative. Ad ogni modo, la Fujimori ha confermato di essere contraria all’aborto in caso di stupro, perché un simile tragico atto di violenza, da condannare duramente e senza eccezioni, non si risolve uccidendo un bimbo innocente, il che anzi aggrava il problema.

Peraltro, sulla difesa del diritto alla vita, nei giorni scorsi la Comisión de Constitución del Congreso ha bocciato definitivamente il progetto di legge per depenalizzare l’aborto in caso di stupro e fecondazione artificiale. Il ddl era già stato cassato lo scorso novembre, ma le forze progressiste hanno chiesto di riesaminare tale decisione. I commenti dei parlamentari di Fuerza Popular sono interessanti. C’è chi rileva la contraddizione di quanti vogliono abolire la pena di morte per i criminali e poi cercano di introdurre l’aborto, ovvero l’omicidio di bimbi innocenti. E anche chi fa notare come rifiutare l’aborto non sia affatto minare la libertà delle donne: queste infatti possono decidere del loro corpo, ma il figlio non è parte del loro corpo, bensì un’altra persona, con i suoi diritti e la sua libertà.

Discorsi così, in Italia, se ne sentono pochi. E anche da molti di coloro che dovrebbero ricordare sempre a tutti l’iniquità della legge 194, sentiamo a volte invece ripetere che l’unica battaglia da fare è per applicarla bene... Che amarezza...!

Federico Catani


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