28/06/2019

Aborto forzato su disabile: associazioni pro life britanniche scendono in piazza

Per la giovane di origine nigeriana, minacciata di aborto forzato dai tribunali britannici, iniziano a scendere in piazza i gruppi pro life. È di mercoledì scorso il sit-in Stand With Her, a sostegno della disabile mentale, in favore della quale si è pronunciata la Corte d’Appello londinese, ribaltando la sentenza di primo grado, che riteneva la ragazza non in grado di gestire una maternità.

«Abbiamo toccato con mano la gioia per la donna e il bambino che sono stati risparmiati ma anche l’orrore per quello che sarebbe potuto accadere», ha dichiarato a LifeSiteNews, Caroline Farrow, direttrice delle campagne di CitizenGo per il Regno Unito e l’Irlanda, riferendo anche della determinazione dei circa 200 manifestanti, affinché un fatto del genere non debba più ripetersi.

Hanno preso parte al sit-in, rappresentanti della Good Counsel Network, della March For Life britannica, della Society for the Protection of Unborn Children, della Vigna di Rachele, della G.K.Chesterton Society, di 40 Days for Life e di Right to Life UK.

A colloquio con la stampa, Farrow ha messo in luce una serie di contraddizioni: in primo luogo molte persone sedicenti pro choice si sono pronunciate a favore dell’aborto sulla giovane disabile. «L’età del bambino li ha messi sulla difensiva», ha detto l’attivista pro life. «Erano così desiderosi di difendere l’aborto tardivo, che sono stati in grado di trascurare una grottesca violazione dei diritti umani».

Il caso che sta dividendo l’Inghilterra in questi giorni avrebbe così rivelato la profonda ignoranza riguardo alle persone con difficoltà d’apprendimento – quale è appunto la protagonista di questa vicenda – ritenendole come dei «bambini» in termini di età mentale, ha detto Farrow. «Questo è un tipo di pensiero pericoloso che infantilizza gli adulti e li depriva dei loro diritti umani fondamentali», ha aggiunto. La giudice Nathalie Lieven, che aveva sentenziato l’aborto forzato in primo grado aveva infatti paragonato l’intelligenza della gestante a quella di in bambino tra i sei e i nove anni.

Da parte sua, l’associazione Right To Life UK ritiene «improbabile» che questo caso di aborto forzato sia senza precedenti nel Regno Unito. A tal riguardo Right To Life inviterà il dipartimento di Sanità britannico a riferire con urgenza quante donne siano stato costrette a interrompere la gravidanza contro la propria volontà e a «spiegare come potranno fare in modo che nessun’altra donna o famiglia debba vivere questo».

Una dei manifestanti, Emmi Egbonou, ha definito la giudice Lieven una «traditrice» dei più deboli e del sistema giudiziario. «La cosa scioccante è che sia stato permesso che questo accadesse» ha dichiarato la donna. «Uno Stato che possa avallare un aborto forzato su una donna che non voleva abortire non è il tipo di Stato in cui vorremmo vivere».

Luca Marcolivio

[stampaBanneProvita]

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