12/06/2016

Aborto: donne pro-life statunitensi contro Hillary Clinton

L’aborto libero e senza limiti è al centro del programma politico di Hillary Clinton, candidata democratica nella corsa alla Casa Bianca.

La presidenza degli Stati Uniti in mano al repubblicano “anomalo” Donald Trump sarebbe una grande incognita per i pro-life. Il pensiero della Clinton in tema di vita e famiglia è invece molto chiaro e preoccupante. Ne abbiamo già parlato ampiamente (vedere ad esempio qui, qui, qui, qui e qui), ma lo ribadiamo per quanti non avessero ancora capito.

La sfidante democratica ha asserito con orgoglio che è la prima donna a poter diventare capo della più grande potenza del mondo. Ma solo un femminismo becero può considerare positivo questo dato, per se stesso.

E infatti, come riporta LifeSiteNews, numerose donne dell’associazionismo pro-life statunitense hanno sottoscritto un comunicato in cui affermano che non c’è proprio nulla di storico da celebrare. Come donne, non si sentono affatto rappresentate dalla signora Clinton, che è un’abortista radicale e convinta. Kristan Hawkins, di Students for Life of America, Arina Grossu, del Family Research Council, Marjorie Dannenfelser, della Susan B. Anthony List, Jeanne Mancini, portavoce della March for Life, Penny Nance, di Concerned Women for America, Meg McDonnell, di Women Speak for Themselves, Helen Alvare, di Women Speak for Themselves, Catherine Glenn Foster, di Sound Legal, Charmaine Yoest, Lila Rose, di Live Action e Nancy Tanner hanno duramente attaccato lo stretto legame intercorrente tra la Clinton e la grande multinazionale dell’aborto Planned Parenthoodaborto_Planned-Parenthood

Planned Parenthood – affermano – riceve oltre 500 milioni di dollari dai contribuenti ogni anno. Tra questi, decine di milioni finiscono a finanziare quei candidati democratici, come la Clinton, affinché promuovano l’agenda abortista. Clinton e Planned Parenthood non difendono certo le donne, ma le tradiscono e si servono di loro in nome del profitto. Per non parlare, ovviamente, di quello che accade ai bambini, uccisi barbaramente senza pietà.

D’altra parte, proprio nei giorni scorsi, in uno degli appuntamenti della campagna elettorale, la candidata democratica ha incontrato la grande multinazionale e nel suo discorso ha voluto ringraziare questo ente omicida per il suo lavoro, precisando che, se diventerà presidente, avrà tra i suoi principali obiettivi quello di sostenerlo. La Clinton ha promesso ingenti finanziamenti, si è detta convinta che i contribuenti devono continuare a pagare con le loro tasse l’aborto e chi più ne ha più ne metta. Ha ribadito che la difesa della salute delle donne passa per un libero accesso alle pratiche abortive e contraccettive, senza restrizioni (dunque, par di capire, l’obiezione di coscienza va fortemente limitata o addirittura proibita...).

Come se tutto ciò non bastasse, ha avuto persino l’ardire di complimentarsi con una militante abortista, Amna Dermish, del Texas, nota, tra l’altro, per gli aborti a nascita parziale, ben documentati dall’inchiesta di David Daleiden contro Planned Parenthood. Aborti purtroppo spesso praticati (e a favore dei quali la senatrice Clinton si schierò).

Ora, non per fare politica spicciola, ma se fossimo cittadini americani sapremmo perfettamente per chi non votare a novembre.

Redazione


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