10/03/2017

Aborto: i giovani cileni scrivono alla Bachelet

Quando ad opporsi all’aborto sono i giovani, la battaglia in difesa del diritto alla vita acquista maggior vigore.

Chi infatti sostiene che ormai non vale la pena combattere, perché tanto il mondo ha preso un’altra direzione, deve ricredersi.

È vero, divorzio, aborto, “liberazione” sessuale e altre “conquiste” sessantottine varie vengono ancora considerate dei diritti fondamentali dalla maggioranza, spesso immersa nell’ignoranza e dunque facilmente manipolata. Ma più passa il tempo, più risulta evidente che si stanno aprendo ampi spazi per un ritorno alla ragionevolezza e al buon senso.

Basti pensare ad esempio agli Universitari per la Vita, delle cui iniziative abbiamo con piacere e più volte parlato.

Accade lo stesso anche in Cile, dove la legge sull’aborto (vietato in ogni caso dal 1989) sta per essere approvata dal Parlamento su impulso del governo socialista. Come i nostri Lettori sanno, abbiamo seguito attentamente tutto l’iter svoltosi finora.

Ebbene, il prossimo 25 marzo nella capitale Santiago si terrà una manifestazione organizzata dall’associazione “Siempre por la Vida“, che raccoglie studenti delle scuole secondarie e delle università impegnati nella difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. L’evento sarà l’occasione per presentare alla presidente Michelle Bachelet una lettera per chiederle di ritirare il progetto di legge con cui l’aborto viene legalizzato nei tre casi di stupro, malformazione del bambino e pericolo per la salute della madre.

L’appello, che si trova on line e che tutti sono invitati a firmare, ribadisce il netto rifiuto dell’aborto in ogni circostanza, sottolineando che ammazzare i bambini non può mai essere una soluzione nei casi di gravidanze difficili. La risposta a queste situazioni tragiche può e deve essere diversa.

Oltretutto oggi, grazie al progresso della medicina, non c’è davvero bisogno del cosiddetto “aborto terapeutico” e ad ogni modo, se la morte del bimbo è l’effetto non voluto di cure necessarie per salvare la mamma, la legislazione non pone alcun problema. Nel caso di stupro, poi, uccidere il figlio – che non ha colpa alcuna – non fa che aggravare il dramma della violenza subita. Infine, circa la possibilità di abortire bambini molto malati, se questo principio passasse si legalizzerebbe una vera e propria discriminazione in base ad un presunto grado di qualità della vita: in pratica si aprirebbero le porte all’eugenetica, arrogandosi il diritto di decidere chi può vivere e chi no.  

I giovani di “Siempre por la Vida” invitano quindi lo Stato a prendersi cura della maternità con tutte le risorse a disposizione, senza dimenticare che l’aborto, oltre ad uccidere una vita innocente, distrugge pure quella della madre e delle persone che le stanno accanto.

Lo sviluppo di un Paese, scrivono, si misura in base al modo in cui vengono trattati i suoi membri più deboli e bisognosi: e chi è più debole e bisognoso di un bimbo innocente e indifeso e di una donna che si trova ad affrontare una gravidanza difficile?

Redazione

Fonte: El Demócrata

 



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