04/03/2017

Aborto: i prolife australiani vincono due volte

La lobby dell’aborto ha subito una dura sconfitta in Australia.

Nello Stato del Queensland, infatti, i movimenti pro-life sono riusciti a bloccare due progetti di legge che miravano a dare “maggior libertà” alle donne, secondo la propaganda del politico di sinistra Rob Pyne, grande promotore delle due proposte legislative.

Una di queste proponeva di cancellare dal Codice Penale il reato di aborto e di impedire ai manifestanti pro vita di stare a meno di 50 metri dalle cliniche abortiste: si trattava dunque di una banalizzazione dell’infanticidio e di una grave limitazione della libertà di espressione. L’altra obbligava i medici a compiere “aborti di emergenza” a prescindere dalle loro convinzioni morali o ideologiche: in pratica un attacco al diritto all’obiezione di coscienza.

Ebbene, di fronte a questa esaltazione dell’aborto, la società civile che ha a cuore la difesa della vita ha dato battaglia: per dieci mesi vi sono state mobilitazioni e iniziative che alla fine hanno portato la Camera alta del Parlamento del Queensland a decidere, all’unanimità, di mettere da parte i due progetti di legge.

Queensland_aborto
Stemma dello Stato del Queensland

Oltre ad una petizione, che ha raccolto oltre 55mila firme, l’associazione australiana ‘Cherish Life‘ ha organizzato nel mese di febbraio una grande marcia per la vita, al termine della quale circa 4mila persone si sono trovate davanti al Parlamento, nella capitale Brisbane, per esprimere il loro netto dissenso rispetto alle due proposte legislative e chiedere che venissero cestinate.

Alla fine, come detto, è arrivata la vittoria. Julie Borger, presidente di ‘Cherish Life‘, ha dichiarato che nel Queensland solo il 6% dei cittadini è favorevole all’aborto senza limiti e per qualunque ragione. E per questo alla fine la politica, ispirata dalla lobby abortista, ha dovuto cedere alla  volontà popolare.

Nonostante l’aborto sia comunque ammesso nello Stato australiano, lo stop a questi progetti di legge è un segnale positivo per tutti. Per le donne, che verranno maggiormente preservate dalla sindrome post-aborto; per i medici, che vedranno rispettata la loro libertà di coscienza; e soprattutto per i bambini, la cui vita sarà un po’ più al sicuro.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews


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