09/08/2017

Aborto: il Cile si accoda agli Stati assassini

Dopo tre anni di lavori, alla fine il Parlamento del Cile ha detto sì all’aborto.

La presidente socialista Michelle Bachelet, il cui mandato scade tra poco, ha fatto di tutto per accelerare i tempi e così la commissione mista di deputati e senatori che era stata chiamata a discutere sul tema, la scorsa settimana ha definitivamente approvato la depenalizzazione dell’aborto nei casi di malformazione del bimbo, pericolo per la salute della madre e stupro.

Un buco nella diga, foriero di un massacro di massa nel prossimo futuro...

Democrazia Cristiana criminale

Nel caso dello stupro, i parlamentari hanno addirittura ammesso che le ragazzine con meno di 14 anni possano abortire anche senza il consenso dei genitori: l’importante è che si rivolgano a un giudice.

Abbiamo seguito con apprensione le vicende del Cile e purtroppo ancora una volta occorre sottolineare che se i bambini verranno sterminati, se si negherà loro il diritto alla vita è non solo per la criminale volontà dell’attuale maggioranza di sinistra, ma soprattutto per l’omicida complicità di molti esponenti della Democrazia Cristiana (da sempre, come in Italia, un centro che guarda a sinistra ed approva leggi che il suo elettorato non chiede).

Adesso, grazie all’intervento dell’opposizione di centro-destra il progetto di legge è sottoposto al vaglio del Tribunale Costituzionale, che entro il mese di agosto darà il suo verdetto. La Costituzione cilena difende il diritto alla vita del nascituro e gli stessi giudici supremi nel 2008 riconobbero il bambino non nato come persona. Ma le speranze sono alquanto deboli. Se anche infatti, nella migliore delle ipotesi, si venisse a creare una situazione di stallo, a decidere dovrebbe essere il presidente del Tribunale, che è un abortista convinto. Insomma, bisogna di certo continuare a lottare, ma senza illudersi troppo.

Un vescovo coraggioso

In compenso, segnaliamo con gioia il coraggioso intervento del vescovo di Villarica, mons. Francisco Javier Stegmeier, che oltre a denunciare le pesanti responsabilità della DC nell’approvazione della legge sull’aborto, sul divorzio e sulle unioni civili omosessuali, invita tutti i cileni a impegnarsi con ogni mezzo e in ogni occasione, in maniera militante, a difesa della vita e della famiglia, fino a raggiungere l’abrogazione di queste leggi nefaste. In particolare, mons. Stegmeier ricorda le elezioni politiche di novembre, dove bisognerà votare solo per i candidati anti-abortisti.

Infine – e ci scalda il cuore che vi siano ancora vescovi così – invita i fedeli a usare bene le parole, per non soccombere alla neolingua: non dobbiamo dire ‘interruzione di gravidanza’, ma ‘aborto’; non dobbiamo parlare di ‘feto’ o ‘embrione, ma di ‘figlio’, ‘bambino’, ‘persona’; e non si deve usare solo il termine ‘donna’, ma anche quello di ‘madre’.

Federico Catani


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