20/07/2017

Aborto: il Senato del Cile condanna a morte i bambini

Il Senato cileno ha detto sì all’aborto.

Dopo una lunga discussione durata nove ore, il 18 luglio anche i senatori hanno approvato la condanna a morte dei bambini innocenti.

In Cile il dibattito sull’aborto prosegue da molto tempo e la legge sta andando avanti – giungendo ormai quasi alla fine del suo iter – soprattutto grazie al sostegno della Democrazia Cristiana.

Per il momento il progetto di depenalizzazione voluto fortemente dal governo socialista di Michelle Bachelet  (nella foto sopra) mira ad aprire la porta all’aborto “solo” nei casi di stupro, grave malattia del bambino e pericolo per la vita e la salute della madre. Ma l’esperienza di tutti i Paesi insegna che una volta praticato un foro nella diga, presto o tardi (più presto che tardi) questa crollerà e la conseguente inondazione sommergerà tutto. Sicché pure il Cile sta preparando la strada all’aborto di massa dopo anni in cui il Paese aveva difeso il diritto alla vita (l’aborto tornò ad essere illegale nel 1989: fu uno degli ultimi provvedimenti della presidenza Pinochet).

In tutto questo processo, lo vogliamo sottolineare per bene, la responsabilità della Dc è grande: il suo atteggiamento oscillante, ipocrita e spesso connivente con il fronte abortista ha senza dubbio indebolito lo schieramento pro-life. Speriamo che alle elezioni presidenziali d’autunno i cileni se ne ricorderanno e del resto l’associazionismo pro-vita si sta già attivando in tal senso.

Riguardo all’obiezione di coscienza, non è stata estesa alle istituzioni ma, a differenza di quanto previsto inizialmente, i senatori hanno ammesso che venga ampliata a tutto il personale sanitario coinvolto nella pratica abortiva.

La Bachelet canta vittoria e parla di voto storico, che dunque finalmente riaprirebbe il Cile alle “magnifiche sorti e progressive”: ammazzare bambini ormai è ritenuto indice di alta civiltà.

Ora il progetto legislativo torna alla Camera, dove oggi stesso i deputati voteranno il testo così come modificato dal Senato. L’approvazione sembra scontata e del resto l’esecutivo sta spingendo il piede sull’acceleratore per evitare che il testo debba passare all’esame di una commissione mista di senatori e deputati. Se la Camera darà il suo placet, a brevissimo l’aborto sarà legge nel Paese.

L’opposizione comunque ha annunciato che ricorrerà al Tribunale Costituzionale, perché la depenalizzazione (di fatto legalizzazione) dell’aborto viola la Carta fondamentale. Tuttavia l’attuale presidente è un uomo del governo socialista il suo pensiero abortista – che sarebbe l’ago della bilancia – non lascia spazio a dubbi in merito alla decisione da prendere. Il suo mandato scade ad agosto, ma proprio per questo la Bachelet ha fretta: vuole lasciare la presidenza con le mani sporche di sangue innocente...

Federico Catani

Fonte: El Demócrata


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