27/05/2017

Aborto: in Bolivia si marcia per difendere la vita

Il governo boliviano è intenzionato ad estendere il ventaglio di fattispecie per cui depenalizzare dell’aborto. Addirittura anche nei casi di povertà. Invece di aiutare la maternità e le famiglie in situazioni economiche disastrose, l’esecutivo indigenista e socialista di Morales pretende di risolvere i problemi ammazzando bambini. Ne abbiamo già parlato e abbiamo pure visto che l’ONU plaude a tale soluzione.

Molti cittadini della Bolivia però non sono affatto d’accordo e nei giorni scorsi sono scesi in piazza in varie città del Paese per difendere il diritto alla vita dei nascituri e chiedere che il progetto di legge, approvato dalla Commissione Affari costituzionali del Parlamento, venga fermato e bocciato.

Organizzate dalla Piattaforma per la vita e con il sostegno della Conferenza episcopale boliviana, le marce di protesta si sono tenute il 23 maggio a La Paz (con oltre 35mila partecipanti), El Alto e Sucre (più di 20mila persone) il 24 maggio a Santa Cruz e proseguiranno nei prossimi giorni in altre località.

Le manifestazioni peraltro sono state precedute dalla raccolta di ben 150.000 firme inviate al Parlamento per esprimere il profondo dissenso verso un’ulteriore estensione del “diritto” di aborto. Ovviamente finora i presunti democratici al potere non hanno tenuto in nessun conto la volontà popolare così massicciamente espressa. Il vicepresidente García Linera si ostina a dire che solo e soltanto le donne possono decidere, perché si tratta di una questione attinente il loro corpo. Come se il bambino fosse un’escrescenza o un grumo senza vita, appartenente alla mamma, e non una persona unica e irripetibile, con tutto il suo patrimonio genetico sin dal concepimento. Oltretutto, è evidente che questa è una scusa: il governo non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro e spingerà più che può sull’acceleratore dell’aborto libero.

C’è chi, come il ministro della Giustizia Héctor Arce, ha chiesto un referendum sulla materia. Ma se da un lato i promotori delle marce, pur ritenendo interessante l’idea, sottolineano che non è accettabile mettere ai voti il diritto alla vita, dall’altro molti colleghi di governo si rifiutano di dare la parola ai cittadini, perché temono il comune sentire del popolo, ancora maggioritariamente contrario all’aborto.

Vedremo come si svilupperanno gli eventi...

Federico Catani


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