02/12/2016

Aborto: in Brasile a depenalizzarlo ci pensano i giudici...

In Brasile l’aborto sarà depenalizzato ad opera dei giudici? Anche in quel Paese, come ormai accade comunemente in Europa e negli Stati Uniti (vedere ad esempio i casi della fecondazione artificiale in Italia o dei “matrimoni” gay negli Usa), il potere giudiziario scavalcherà quello legislativo distruggendo la tradizionale divisione dei poteri, garanzia contro l’assolutismo?

Purtroppo sembra sia proprio questa la tendenza. Lo scorso 29 novembre, infatti, la prima camera del Supremo Tribunale Federale, ovvero la Corte Suprema brasiliana, ha emesso una sentenza con cui ha deciso di depenalizzare l’aborto fino al terzo mese di gravidanza.

I giudici si sono pronunciati sull’arresto preventivo, avvenuto nel 2013, di cinque impiegati di una clinica di aborti clandestini nella località di Duque de Caxias, nello stato di Rio de Janeiro.

Il Brasile difende il diritto alla vita del concepito e il Codice Penale considera l’aborto un crimine contro la vita, punibile con pene che vanno da uno a tre anni carcere, fatta però eccezione dei tre casi di microcefalia del bambino, di pericolo di vita per la mamma e di stupro (e già queste deroghe sono una faglia nella diga...).

Ora però tutto può cambiare. E del resto le pressioni internazionali da tempo vanno in questa direzione.

Infatti, sebbene la sentenza abbia validità solo relativamente al caso specifico, chiunque può capire che può costituire solo il primo passo verso altre decisioni analoghe di altri giudici, per poi arrivare ad una legge che depenalizzi l’aborto fino al terzo mese a livello nazionale. Non è un caso che la Camera dei Deputati abbia già annunciato l’istituzione di una commissione speciale per analizzare la sentenza della Corte Suprema. Che conclusioni se ne trarranno, non lo sappiamo...   

I giudici comunque hanno motivato il loro pronunciamento sostenendo che la penalizzazione dell’aborto prevista dal Codice Penale viola il diritto fondamentale all’autonomia, all’integrità psico-fisica e a quella sessuale e riproduttiva della donna, così come l’uguaglianza di genere. E la Corte Suprema dichiara testualmente che in nessun Paese sviluppato l’aborto ai primi tre mesi è considerato un crimine. In pratica, il solito mantra femminista. Del fatto che ad essere ucciso sia un bambino i giudici non parlano. Lo considereranno un grumo di cellule da eliminare senza troppi patemi d’animo. E questo sarebbe sinonimo di progresso?

Ma nel Parlamento c’è chi è pronto a dare battaglia. Tra gli altri, il deputato Evandro Gussi ha espresso una netta condanna per l’invasione di campo del potere giudiziario su quello legislativo, che poi è pure una palese violazione della Costituzione. «Revocare il Codice Penale come è stato fatto, seppur in un solo caso concreto – ha detto – costituisce un grave attentato allo Stato di diritto. L’aborto è un crimine abominevole perché elimina una vita innocente».

Federico Catani

Fonte: Folha de S. Paulo


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