16/06/2016

Aborto in caso di stupro? In Brasile si marcia per dire no

Nel mondo sono tanti a lottare contro l’aborto. Gruppi piccoli e grandi, che a volte, come negli Stati Uniti, ottengono importanti vittorie.

Di fronte al male imperante e alla cultura della morte sostenuta da grandi lobby finanziarie, la tentazione può essere quella di mollare tutto, ritirarsi a vita privata e divertirsi.

Per questo segnalare le varie manifestazioni pro-life nei vari Paesi del pianeta è importante: pur piccole che siano, ci aiutano a essere consapevoli che non siamo soli. Anzi, forse a difendere la vita potremmo essere addirittura la maggioranza. Una maggioranza che però rimane troppo spesso silenziosa e inerte.

La settimana scorsa a Brasilia i membri del Movimento Nacional da Vida pela Cidadania hanno marciato davanti ai palazzi del potere per chiedere l’approvazione di uno Statuto del nascituro, in cui si rigetti l’aborto e si garantisca la nascita di tutti i bambini, anche quelli frutto di uno stupro.

La violenza sessuale è una tragedia. E i responsabili devono pagare. Ma la soluzione non potrà mai essere l’uccisione del bambino concepito in quel frangente drammatico. Le testimonianze, sia di madri, sia di figli, coinvolti nello stupro stanno a dimostrarlo. Lo Stato pertanto dovrebbe prendersi cura delle donne vittime di violenza e assicurare tutto il suo aiuto affinché la vita non venga spezzata e la maternità possa essere vissuta serenamente. Solo un individualismo estremo – tipico della nostra società – può abbandonare le donne in difficoltà e indurle a credere che il problema si elimina attraverso l’aborto.

Lo Statuto è in fase di elaborazione presso la Camera dei deputati dal settembre dello scorso anno e prevede proprio il divieto totale di aborto, compresi i casi di stupro. Secondo il testo, il nascituro dovrebbe avere il diritto alle cure pre-natali e ad essere adottato nel caso in cui la madre non voglia occuparsene.

Alla marcia hanno partecipati alcuni esponenti del mondo politico e i rappresentanti di varie confessioni cristiane.

Lenise Garcia, presidente del Movimento “Brasile senza aborto” si è scagliata contro il progetto di legge (882/2015) che intende introdurre l’aborto nel Paese, ancora profondamente rispettoso della difesa della vita sin dal concepimento. In base a questa proposta legislativa, infatti, si vuole consentire l’omicidio del bambino fino alla dodicesima settimana di gravidanza. Di qui l’urgenza di uno Statuto del nascituro.

Redazione

Fonte: Globo.com


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