27/04/2019

Aborto in Corea: il card. Yeom esorta a resistere alla «tentazione della morte»

In Corea del Sud, una recente sentenza della Corte Costituzionale spinge per la depenalizzazione dell’aborto ma la Chiesa resiste e ribadisce i suoi principi di sempre. La sentenza del massimo tribunale coreano ha stabilito che un divieto assoluto è contrario ai principi della Costituzione. A sostegno di questa decisione, alcuni gruppi femministi, spalleggiati da vari medici, secondo i quali la normativa vigente va contro l’autodeterminazione delle donne.

Contrarie, invece, a un cambiamento legislativo, le comunità religiose coreane, a partire da quella cattolica. Nel suo messaggio in vista della Pasqua, letto in tutte le parrocchie, il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, ha espresso preoccupazione per il futuro del Paese, in quanto la decisione della Corte, a suo avviso, porterebbe la popolazione a «trascurare la vita nella società coreanaUna nazione ha la responsabilità di proteggere la vita e la sicurezza del suo popolo in qualsiasi circostanza», prosegue il porporato. «Ogni vita, dal momento del concepimento, dovrebbe essere protetta come essere umano e tutelata con la sua dignità». Poi aggiunge: «Noi, popolo di Dio, dobbiamo servire e sacrificarci per la vita in modo concreto. Tra i vari ostacoli e difficoltà sociali, noi cristiani dobbiamo rifiutare con rigore la cultura e la tentazione della morte».

«Quando noi stessi cominceremo a scegliere e rispettare ogni vita così com’è, con certezza saremo in grado di sperimentare il Signore risorto che vive qui con noi», conclude quindi il cardinale Yeom.

Anche il movimento per la vita coreano ha contestato la sentenza della Corte Costituzionale, in particolare una motivazione che afferma: «Gli embrioni dipendono completamente dal corpo della madre per la loro sopravvivenza e sviluppo, quindi non si può concludere che siano esseri viventi separati e indipendenti e che possano avere diritto alla vita».

Luca Marcolivio

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